La lucidità manipolatoria è così immediata da risultare sorprendente. Mai, neppure una volta, Putin riesce a pronunciare le parole “terrorismo islamico” nel discorso a caldo di ieri di fronte a un popolo smarrito che piangeva 143 morti trucidati in una delle capitali più controllate del mondo: Mosca. Morti rivendicati immediatamente da Isis, ma nulla conta: lo zar censura, ignora, tace. Gli unici nemici che addita sono ancora una volta gli stessi evocati al limite del parossismo per giustificare la folle guerra in cui ha trascinato il suo Paese da due anni a questa parte: nazisti e ucraini.

Putin non perde la sua spudoratezza neppure dopo l’umiliazione di aver tradito i russi proprio sulla principale promessa con cui aveva costruito il consenso: e cioè la sicurezza, contro il nemico invisibile e feroce del terrore internazionale. Pugno di ferro, tolleranza zero. Peccato che negli ultimi due anni i suoi servizi segreti siano stati impegnati soprattutto a reprimere il dissenso interno e a far arrestare anziane signore in procinto di portare fiori alla memoria di Navalny.

E dunque, come dobbiamo leggere le parole del dittatore? E cosa dobbiamo aspettarci? Un attacco terroristico di questa portata, oltre a incarnare una delle tragedie più sanguinarie degli ultimi vent’anni, diventa particolarmente destabilizzante se calato nel contesto di guerra in cui siamo immersi. E con “siamo” intendo proprio noi europei, insieme a russi e ucraini. Non è un caso che per la prima volta, proprio venerdì dopo il consiglio Ue, gli stati membri abbiamo messo nero su bianco il rischio di una escalation del conflitto. Il pronostico più preoccupante, anche alla luce delle parole del dittatore, è che i servizi segreti russi - il famigerato Fsb - possano adesso usare l’accaduto per creare collegamenti pretestuosi con l’Ucraina e intensificare quindi gli attacchi nei confronti di Kiev, o di altri Paesi messi dichiaratamente nel mirino di Putin, come Finlandia e Svezia.

L’Europa intanto appare ancora una volta divisa e confusa sui molti problemi di ordine pratico che si stanno accumulando sui tavoli di discussione. Dalla difesa comune all’utilizzo dei fondi russi congelati, gli stati litigano praticamente su tutto, con le cancellerie imbrigliate da calcoli elettorali di corto respiro, e da interessi che sembrano ormai ridicolmente minuscoli rispetto alla drammaticità della Storia che ha già bussato alla nostra porta.

QOSHE - L'ultimo azzardo del grande manipolatore - Agnese Pini
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

L'ultimo azzardo del grande manipolatore

10 1
24.03.2024

La lucidità manipolatoria è così immediata da risultare sorprendente. Mai, neppure una volta, Putin riesce a pronunciare le parole “terrorismo islamico” nel discorso a caldo di ieri di fronte a un popolo smarrito che piangeva 143 morti trucidati in una delle capitali più controllate del mondo: Mosca. Morti rivendicati immediatamente da Isis, ma nulla conta: lo zar censura, ignora, tace. Gli unici nemici che addita sono ancora una volta gli stessi evocati al limite del parossismo per giustificare la folle guerra in cui ha trascinato il suo Paese da due anni a questa parte: nazisti e ucraini.

Putin non........

© Quotidiano


Get it on Google Play