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Mesola Lo scorso anno - stando all’accusa mossa dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno - si era reso protagonista di un tentativo di estorsione a Scafati. Un’azione criminale che si inserisce in un più vasto giro di operazioni illegali e che ha portato il gip del tribunale di Salerno ad autorizzare 36 misure cautelari, utili a colpire un clan di Camorra che negli ultimi anni si era reso egemone a Scafati e in parte del territorio campano. Tra coloro che sono finiti agli arresti domiciliari c’è anche un uomo che da qualche mese vive a Mesola a casa del fratello.

Secondo l’ipotesi accusatoria il clan - che si identificava come “famiglia” visti i numerosi collegamenti di parentela - aveva preso il predominio dell’area, sfruttando un vuoto di potere. A loro vengono contestati dieci episodi estorsivi. Quali saranno gli scenari contestati all’uomo dovranno essere i successivi gradi di indagine e giudizio ad accertarlo, fatto sta che il 34enne aveva scelto di salire al nord e stabilirsi a casa del fratello. Quest’ultimo ha rilevato una attività ittica e lavora in zona nel vasto mondo delle vongole e delle cozze. Dovranno essere i successivi accertamenti a valutare i motivi del tasferimento, se fossero quindi fini a se stessi e a costruirsi una nuova vita nel mondo dell’ittica oppure se per fare da avamposto a qualche altra iniziativa. A ora le verifiche effettuate dai carabinieri non hanno offerto uno spaccato di infiltrazione, ma l’attenzione rimane alta.

Fatto sta che l’altro giorno i carabinieri di Torre Annunziata hanno dato il via alla maxi operazione, chiedendo e ottenendo l’immediato sostegno dei carabinieri della Compagnia di Comacchio e della caserma di Mesola. I militari si sono portati presso l’abitazione dei due fratelli per procedere con l’arresto del 34enne per cui il gip ha disposto i domiciliari. Ma nel frattempo gli stessi operatori hanno controllato la casa, scoprendo altre irregolarità. L’imprenditore ittico, infatti, è stato trovato in possesso di un disturbatore di frequenze cellulari (il cosiddetto jammer), occultato all'interno comodino della camera da letto da lui occupata. Per cosa fosse utilizzato non è possibile accertarlo, ma si tratta di uno strumento che sostanzialmente disturba le comunicazioni telefoniche, frapponendosi tra il chiamante e il destinatario. Molto utilizzato dalle bande dei bancomat, è stato comunque sequestrato.

Nella stessa casa di Mesola vive anche un 33enne portoghese. I carabinieri lo hanno perquisito e nel borsello gli sono stati trovati 43 grammi tra hashish e marijuana. Anche per lui, come per il 30enne imprenditore, è scattato l’arresto. Il pubblico ministero che si occupa di questa parte di inchiesta - quella collegata alla Camorra è invece di pertinenza della Dda di Salerno - valutando la fedina penale dei due fermati ha disposto l’immediata liberazione. Sono entrambi incensurati e quindi non sono state riscontrate necessarie misure per limitarne le azioni.

QOSHE - Lavorava per un clan della Camorra, arrestato a Mesola con il fratello - Francesco Dondi
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Lavorava per un clan della Camorra, arrestato a Mesola con il fratello

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16.02.2024

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Mesola Lo scorso anno - stando all’accusa mossa dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno - si era reso protagonista di un tentativo di estorsione a Scafati. Un’azione criminale che si inserisce in un più vasto giro di operazioni illegali e che ha portato il gip del tribunale di Salerno ad autorizzare 36 misure cautelari, utili a colpire un clan di Camorra che negli ultimi anni si era reso egemone a Scafati e in parte del territorio campano. Tra coloro che sono finiti agli arresti domiciliari c’è anche un uomo che da qualche mese vive a Mesola a casa del fratello.

Secondo l’ipotesi accusatoria il clan - che si identificava come “famiglia” visti i numerosi collegamenti di parentela -........

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