Bologna, 20 aprile 2024 – Un agonista tenace e un grande incassatore. Le metafore sportive si addicono a Stefano Bonaccini, che dopo aver guidato l’Emilia Romagna per nove anni e mezzo apre un nuovo capitolo candidandosi alle Europee. Ma “non me ne andrò mai dall’Emilia Romagna”, ha dichiarato a caldo. “Ricoprirò a tempo pieno il mio ruolo, se sarò eletto, fino alla prossima estate, fino all’ultimo giorno”.

Nasce a Campogalliano, nel Modenese, il primo gennaio 1967. Il padre è camionista, la madre operaia, entrambi innamorati di Berlinguer. Respira politica in culla e a 15 anni ha la tessera del Pci. “Sono orgoglioso di essere stato un comunista emiliano”, dirà in un’intervista, aggiungendo però di aver pensato “finalmente” dopo la svolta della Bolognina. Già, perché il suo profilo si colora via via di un sempre più pragmatico riformismo. Dopo la maturità scientifica comincia giovanissimo a fare l’assessore, prima nel suo Comune, quindi a Modena dal 1999 al 2006.

Diventa segretario provinciale e poi regionale del Pd, entra in Regione nel 2010, viene eletto presidente a fine 2014 ed è confermato nel gennaio 2020. Da fine 2015 ad aprile 2021 presiede anche la Conferenza delle regioni.

Intanto non molla lo sport, è malato di calcio (tifa Juve e Modena) oltre che di politica. Gioca fin quasi a 40 anni: bravo, ma non abbastanza per diventare professionista. In compenso colleziona figurine Panini. Ha duecento album, è infallibile nel riconoscere i calciatori guardando le foto con il nome coperto. La dote principale? Persegue l’obiettivo con feroce determinazione.

Negli anni ha lavorato molto su sé stesso, migliorando i punti deboli: più autorevole nel dibattito pubblico, abile nel mascherare rabbia o disappunto, efficace nel costruire relazioni e alleanze. Si è perfino deciso a rinnovare il look (celebri gli occhiali a goccia) sotto la regìa della moglie Sandra. Ha due figlie, Maria Vittoria e Virginia, e una nipotina, Carolina.

Non ama il Palazzo, preferisce gli incontri a raffica sul territorio e all’estero, è attivo sui social e sempre più presente nei talk show in tv. Ha un piglio decisionista, anche se a volte temporeggia nelle scelte politiche personali. Prende nota a mano di ogni appuntamento della fitta giornata lavorativa, che si allunga fino a tarda sera. Ed è stato di persona in tutti i 330 Comuni emiliano-romagnoli.

Il momento più esaltante della carriera arriva alle regionali del 26 gennaio 2020, quando Bonaccini ottiene il secondo mandato con oltre il 51% dei voti dopo una campagna elettorale durissima in cui sconfigge la leghista Lucia Borgonzoni e i timori sull’ex regione rossa divenuta contendibile.

La delusione più cocente il 26 febbraio 2023: è favorito alle primarie aperte del Pd, dopo aver raccolto il 53% dal voto degli iscritti, ma viene nettamente battuto da Elly Schlein. Forse per la prima volta sottovaluta l’avversaria, dopo una carriera in cui ha sempre fiutato le mosse giuste. Lui però incassa, appunto, e rilancia: il 12 marzo 2023 è eletto presidente del partito e ricomincia a macinare incontri, dichiarazioni, eventi. A una delle convention di "Energia Popolare", l’area di riferimento che sostiene Bonaccini (guai a chiamarla corrente), ha partecipato, molto applaudito, Romano Prodi, di certo uno con importanti trascorsi in Europa. Che sia di buon auspicio?

QOSHE - Bonaccini - Paolo Rosato
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Bonaccini

9 0
21.04.2024

Bologna, 20 aprile 2024 – Un agonista tenace e un grande incassatore. Le metafore sportive si addicono a Stefano Bonaccini, che dopo aver guidato l’Emilia Romagna per nove anni e mezzo apre un nuovo capitolo candidandosi alle Europee. Ma “non me ne andrò mai dall’Emilia Romagna”, ha dichiarato a caldo. “Ricoprirò a tempo pieno il mio ruolo, se sarò eletto, fino alla prossima estate, fino all’ultimo giorno”.

Nasce a Campogalliano, nel Modenese, il primo gennaio 1967. Il padre è camionista, la madre operaia, entrambi innamorati di Berlinguer. Respira politica in culla e a 15 anni ha la tessera del Pci. “Sono orgoglioso di essere stato un comunista emiliano”, dirà in un’intervista, aggiungendo però di aver pensato “finalmente” dopo la svolta della Bolognina. Già, perché il suo profilo si colora via........

© il Resto del Carlino


Get it on Google Play