Ravenna, 23 febbraio 2024 – A distanza di quasi un anno e mezzo dalla notifica delle misure cautelari, si sono chiuse le indagini nell’ambito dell’inchiesta sul racket del caro estinto. Un’associazione per delinquere, secondo la Procura, finalizzata alla corruzione e ad accaparrarsi i funerali di pazienti defunti. Gli indagati, ai quali l’altro giorno è stato notificato l’avviso di fine indagini, sono in tutto 37 e vanno verso il processo: molti di loro, sulla scorta di vicende analoghe (Bologna) potrebbero scegliere la strada del patteggiamento.

Tre le figure coinvolte, un 66enne ex dipendente Ausl, addetto dell’obitorio di Faenza, era finito in carcere, ai domiciliari invece altri quattro operatori delle camere mortuarie sempre di Faenza e Lugo, nonché un 61enne impresario di pompe funebri. Per altri dieci titolari di onoranze funebri, sparse sui territori del Faentino e del Lughese, erano scattate interdizioni all’attività professionale fino a un anno. Molti degli indagati sono dipendenti delle stesse imprese funebri che, secondo l’accusa, avrebbero messo in piedi una sorta di business sulla pelle dei defunti, in collaborazione con dipendenti Ausl infedeli.

Stando alle risultanze delle indagini, iniziate tra gennaio e maggio 2020, esisteva un sodalizio tra alcuni addetti alle camere mortuarie e diverse imprese funebri. In particolare i primi, in cambio di danaro da parte delle seconde, per l’accusa avevano fornito servizi che esulavano dai loro compiti: vedi la preparazione e la vestizione delle salme usando peraltro mezzi del servizio sanitario nazionale. Inoltre gli stessi segnalavano alle pompe funebri amiche le cosiddette salme libere, cioè per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni. Erano sempre loro che si adoperavano per assegnare le camere ardenti migliori a loro vantaggio. E che facilitavano o meno gli ingressi in obitorio assumendo atteggiamenti, definiti dagli inquirenti, di ostruzione verso quelle pompe funebri che non facevano parte della contestata associazione. Queste utlime erano così obbligate a seguire in maniera scrupolosa tutti i regolamenti: intanto, quelle del giro, invece potevano applicare tariffe più basse grazie alle agevolazioni in determinati passaggi burocratici.

La Procura di Ravenna aveva stimato il giro d’affari delle persone coinvolte nell’inchiesta sulle pompe funebri in circa 100 mila euro all’anno, con guadagni per ogni singolo addetto compiacente quantificati in 15-20 mila euro. Le imprese di onoranze coinvolte potevano allo stesso tempo arrivare a risparmiare sui costi un buon 50-70%: basti pensare che per la vestizione dei defunti pagavano tra 30 e 60 euro invece di 120-140 euro.

L’indagine aveva preso le mosse da Faenza, e in particolare dalla segnalazione del titolare dell’impresa funebre Zama, il quale aveva capito che nell’ambito dei servizi funebri qualcosa non tornava. In pratica, aveva saputo che addetti alla camera mortuaria acconsentivano a svolgere, dietro pagamento, le attività di vestizione e tanatocosmesi delle salme in luogo delle ditte delle onoranze funebri, le uniche che in base a un nuovo regolamento del luglio 2018 erano invece deputate a fare ciò. Le imprese che non sottostavano a questo sistema, quindi Zama ma anche la municipalizzata Aser, diventavano vittime di una rigida applicazione del regolamento sulle vestizioni e di una complicazione delle normali procedure di accesso all’obitorio, vedendosi peraltro praticare, a carico del cliente, tariffe assai superiori. Gli indagati utilizzavano un linguaggio in codice: i soldi per le vestizioni dei defunti diventavano "bombardini", gli extra finivano in una cassa comune che, per quel che riguarda la camera mortuaria di Faenza, nelle telefonate intercettate dai carabinieri, veniva indicata come una "custodia degli occhiali" contenuta in un cassetto della scrivania degli uffici.

QOSHE - Racket dei funerali, in 37 sotto accusa - Lorenzo Priviato
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Racket dei funerali, in 37 sotto accusa

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23.02.2024

Ravenna, 23 febbraio 2024 – A distanza di quasi un anno e mezzo dalla notifica delle misure cautelari, si sono chiuse le indagini nell’ambito dell’inchiesta sul racket del caro estinto. Un’associazione per delinquere, secondo la Procura, finalizzata alla corruzione e ad accaparrarsi i funerali di pazienti defunti. Gli indagati, ai quali l’altro giorno è stato notificato l’avviso di fine indagini, sono in tutto 37 e vanno verso il processo: molti di loro, sulla scorta di vicende analoghe (Bologna) potrebbero scegliere la strada del patteggiamento.

Tre le figure coinvolte, un 66enne ex dipendente Ausl, addetto dell’obitorio di Faenza, era finito in carcere, ai domiciliari invece altri quattro operatori delle camere mortuarie sempre di Faenza e Lugo, nonché un 61enne impresario di pompe funebri. Per altri dieci titolari di onoranze funebri, sparse sui territori del Faentino e del Lughese, erano scattate........

© il Resto del Carlino


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