"Un boato enorme. Un frastuono fuori dal comune: non si capiva da dove arrivava. Poi un odore di bruciato fortissimo, che ricordava la plastica, ma plastica non era. E poco dopo è partito il via vai di mezzi di soccorso: una scena del genere, qui, non si era mai vista".

Nel racconto e negli occhi di Ginevra De Rosa del Chiosco Archè sono racchiusi tutto lo spavento e lo choc di una giornata infernale. Il disastro alla centrale idroelettrica di Bargi rompe la placida serenità degli scampoli di paesini tutto intorno al lago di Suviana. Al chiosco, a un tiro di schioppo dall’ingresso dell’impianto, hanno sentito tutto e visto tutto.

Dalla centrale si sale una strada tortuosa dove piccoli e tranquilli locali si affacciano sulle sponde dello specchio d’acqua, e tra una curva e l’altra compaiono i piccoli bar perfetti per una sosta tra il verde. Alcuni clienti sono seduti sorseggiando una birra o un aperitivo.

"I mezzi di soccorso e le forze dell’ordine hanno cominciato a scapicollarsi giù per la strada - racconta Monica Battaglioni, titolare del chiosco -. Non avevamo mai visto niente di simile, qui è sempre stato tutto tranquillo".

La diga e la centrale sono ormai quasi un’istituzione in zona, parte integrante della realtà adagiata sugli Appennini. "Mio nonno ci lavorava - si accoda alla sorella Luca Battaglioni -. Ho ancora impressi nella mente i suoi racconti di quando, una volta finito di lavorare, tornava su a piedi per la salita faticando. La diga ha dato un impiego a tantissime persone, ha salvato questa zona anche quando abbiamo avuto i periodi di estrema siccità".

Per capire quanto l’impianto sia legato al territorio, basta ascoltare le parole di Marco, perito elettrotecnico: "Io, addirittura, ho fatto la tesina di Maturità sulla centrale idroelettrica - ricorda con un pizzico di nostalgia, sorridendo -. Ci sono andato anche in gita: fu impressionante entrare dentro la struttura, affacciarsi alla balconata e guardare giù tutti quei livelli e quei piani. Ce l’ho ancora bene in mente".

Lo scorso weekend, complici le temperatura fuori stagione, ai residenti della zona è sembrata quasi estate: "C’era un gran sole ed era pieno di gente. Sembrava davvero di essere a giugno, il primo weekend vero di presenze". Dal chiosco raccontano anche di aver visto passare la scolaresca in gita, ieri mattina. "Un tempo, quando è stata costruita, la centrale era la più all’avanguardia d’Europa - conclude ancora Marco -, il Reno viene imbrigliato al Mulino del Pallone e l’acqua arriva al Bacino di Pavana. Il Reno, insomma, arriva fino a qui. Di notte le turbine si accendono, e a monte i pescatori possono osservare il letto d’acqua che si gonfia. Mai avrei pensato a un disastro del genere".

Attraversando la diga, sull’altra sponda, spunta qualche altra casina e, vicino, il Chiosco del Lago: tutti, chiaramente, ai tavoli del bar non parlano d’altro.

"Ho sentito qualcosa, ma soprattutto ho visto un’enorme colonna di fumo nero, denso, sollevarsi dalla centrale - spiega da dietro il bancone Massimo -. Poi sono arrivati tutti i mezzi di soccorso e abbiamo sentito soltanto sirene per tutto il giorno. E gli elicotteri. C’è ancora molta confusione, per ora so soltanto quello che arriva dalla bocca di amici e di chi ci è passato. Notizie frammentate. Conosco da sempre però i ragazzi che lavorano lì: di solito sono tutti giovanissimi, conviviali, simpatici, quasi dei grandi amici in sostanza. Spesso sono di passaggio e si fermano qui dopo il lavoro… che tragedia".

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Le paura dei testimoni: "Un boato fortissimo e la colonna di fumo: mai vista una cosa così"

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10.04.2024

"Un boato enorme. Un frastuono fuori dal comune: non si capiva da dove arrivava. Poi un odore di bruciato fortissimo, che ricordava la plastica, ma plastica non era. E poco dopo è partito il via vai di mezzi di soccorso: una scena del genere, qui, non si era mai vista".

Nel racconto e negli occhi di Ginevra De Rosa del Chiosco Archè sono racchiusi tutto lo spavento e lo choc di una giornata infernale. Il disastro alla centrale idroelettrica di Bargi rompe la placida serenità degli scampoli di paesini tutto intorno al lago di Suviana. Al chiosco, a un tiro di schioppo dall’ingresso dell’impianto, hanno sentito tutto e visto tutto.

Dalla centrale si sale una strada tortuosa dove piccoli e tranquilli locali si affacciano sulle sponde dello specchio d’acqua, e tra una curva e l’altra compaiono i piccoli bar perfetti per una sosta tra il verde. Alcuni clienti sono seduti........

© il Resto del Carlino


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