Bologna, 13 marzo 2024 – Medy Cartier torna in carcere. E questa volta, sfiorando ormai i 23 anni, non torna al Pratello, ma va alla Dozza. Il tribunale di Sorveglianza per i minorenni ha sciolto la riserva sulla revoca dell’affidamento in prova cui il ragazzo era sottoposto, accogliendo la richiesta della Procura. E ieri pomeriggio gli agenti si sono presentati a casa del trapper pilastrino e l’hanno arrestato. Proprio lunedì l’artista di origini marocchine era stato protagonista del podcast del rapper Fedez ’Muschio Selvaggio’ (registrata però un mese fa) e aveva raccontato di quando, a soli 15 anni, era stato arrestato e portato nel carcere minorile del Pratello. "Ricordo gli occhi di mia sorella, come mi guardava", ha raccontato. Ieri, in casa con lui c’era sua madre. "La persona che amo di più e che mi è sempre vicina, assieme al mio avvocato", Roberto D’Errico, ha detto nella stessa intervista .
Venerdì scorso c’era stata l’udienza in tribunale per discutere l’affidamento in prova cui Medy era sottoposto per finire di scontare una condanna definitiva per reati commessi quando era minorenne. La Procura ne aveva chiesto la revoca dopo le ultime, turbolente vicende che l’avevano riguardato: il concerto non autorizzato e finito in rissa con diversi feriti (uno accoltellato) al centro commerciale Gran Reno di Casalecchio, a dicembre; la multa per non avere rispettato un semaforo rosso, per giunta alla guida senza patente, pochi giorni dopo; la denuncia per stalking di una ex fidanzata che, a febbraio, gli è costata la misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con braccialetto elettronico.
Il tribunale ha dunque ritenuto che l’affidamento abbia avuto "esito negativo" e stabilito che il trapper finisse di scontare in carcere gli ultimi cinque mesi e venti giorni di pena rimasti. I servizi sociali avevano presentato una relazione positiva su di lui, ma ciò è stato ricondotto al fatto che questi "non fossero a conoscenza" delle recenti vicissitudini di Medy.
"Ma è impossibile – riflette il suo avvocato, D’Errico –: la relazione è di febbraio e quei fatti erano ben noti a tutti. È evidente che i professionisti non avevano ritenuto inficiato il suo percorso di recupero. Il tribunale ha adottato un criterio di assoluta rigidità, facendo prevalere una scelta punitiva. Valuteremo i prossimi passi".