Bologna, 2 febbraio 2024 – È l’attacco del suo sofferto, vertiginoso, bellissimo libro ‘Strada nove ’, pubblicato (finalmente) nel 2020 con Massimo Canalini , a raccontare più di ogni altra parola Carlo Donati, scomparso oggi a 80 anni dopo una lunga malattia.

Recitava quell’attacco: "Solo molti anni dopo, di fronte a un paesaggio di Luigi Ghirri, mi sarei ricordato di quella famosa notte in cui mio padre mi accompagnò a conoscere la via Emilia. Magica e paurosa, la grande strada era là in fondo" .

L’incipit svela il legame viscerale di Carlo con la sua terra arsa e nebbiosa, l’altissima qualità di scrittura, i riferimenti letterari, gli amori culturali. Donati è stato per anni una delle firme più prestigiose de ‘il Resto del Carlino ’ (e di Qn poi) ma soprattutto il capo redattore storico della Terza pagina, e cioè della vecchia pagina culturale.

Che lui accudiva con cura quasi maniacale, leggendo e rileggendo i pezzi, consultando testi e scrivendo infine su un enorme foglio i tribolati titoli, accompagnati da un asterisco che indicava l’occhiello.

Per i neo-assunti di allora (parliamo degli anni ‘90) Carlo era una figura carismatica, capace di incutere un timore rispettoso che si stemperava davanti al suo ironico sorriso.

Era nato a Parma nel 1943, aveva iniziato come collaboratore della redazione locale del ‘Carlino’ e, alla chiusura di quella edizione, gli era stata offerta l’assunzione a oltre 400 chilometri da casa. Ad Ascoli. Aveva detto sì e nella città marchigiana sarebbe rimasto per qualche anno: lì avrebbe conosciuto Alessandra, la compagna della vita.

Trasferito a Bologna, era stato, prima di passare alla Terza, uno dei pilastri di un ufficio Interni ricco di personalità di riguardo (un nome per tutti, l’indimenticato critico teatrale Sergio Cabassi).

Sempre elegante, riservato nei modi dietro agli occhiali scuri, coltissimo senza farlo vedere, Carlo è stato il testimone di un giornalismo felice ed autorevole che si avviava ad affrontare le grandi trasformazioni tecnologiche e che ancora non conosceva l’arroganza dei social e la violenza dialettica dei dibattiti tv.

Al giornale fu inviato speciale, curò importanti iniziative come il volume ‘ 120 anni di grandi firme ’, costruì rapporti con scrittori e premi letterari.

I direttori lo rispettavano ("ho fatto il direttore perché Donati non voleva", era una celebre battuta di Marco Leonelli), i ragazzi lo ammiravano. Perché allora molti di cultura avrebbero voluto scrivere ma pochi ci riuscivano.

Chi può dimenticare Carlo seduto alla scrivania, davanti alla Olivetti lettera 22, scegliere, scherzando, l’elzeviro del giorno? Scorreva i fogli di una voluminosa carpetta dov’erano conservati gli scritti dei migliori intellettuali del periodo, fingendo indecisione. Il rapporto di stima con Spadolini , l’amicizia con Edmondo Berselli , le chiacchierate su Eco, il premio Campiello…

La Terza pagina sarebbe sparita, la veste grafica dei giornali mutata, il tempo nuovo avrebbe portato altre urgenze. Ma Donati in pensione avrebbe continuato a far e il lavoro di sempre. Ai due ponderosi volumi di ‘Strada Nove ’ (sottotitolo ‘La via Emilia e le sue curve ’), nati sulla suggestione di ‘Danubio ’ di Claudio Magris , lavorò per anni, quasi come a un testamento letterario, mischiando attorno alle città, ai paesaggi e agli incroci storie fantastiche, fonti storiche, sogni infantili, prove documentali, autobiografismi, spunti letterari.

Con un personalissimo stile di scrittura capace di unire Artusi agli Skiantos, Zavattini a Pantani. Perché tutto questo è letteratura, tutto questo è giornalismo.

L’ultimo saluto sarà martedì dalle 10 alle 12 nella sala del Pantheon della Certosa.

QOSHE - Addio a Carlo Donati, testimone di cultura - Claudio Cumani
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Addio a Carlo Donati, testimone di cultura

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02.02.2024

Bologna, 2 febbraio 2024 – È l’attacco del suo sofferto, vertiginoso, bellissimo libro ‘Strada nove ’, pubblicato (finalmente) nel 2020 con Massimo Canalini , a raccontare più di ogni altra parola Carlo Donati, scomparso oggi a 80 anni dopo una lunga malattia.

Recitava quell’attacco: "Solo molti anni dopo, di fronte a un paesaggio di Luigi Ghirri, mi sarei ricordato di quella famosa notte in cui mio padre mi accompagnò a conoscere la via Emilia. Magica e paurosa, la grande strada era là in fondo" .

L’incipit svela il legame viscerale di Carlo con la sua terra arsa e nebbiosa, l’altissima qualità di scrittura, i riferimenti letterari, gli amori culturali. Donati è stato per anni una delle firme più prestigiose de ‘il Resto del Carlino ’ (e di Qn poi) ma soprattutto il capo redattore storico della Terza pagina, e cioè della vecchia pagina culturale.

Che lui accudiva con cura quasi maniacale, leggendo e........

© il Resto del Carlino


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