Valsamoggia (Bologna), 6 febbraio 2024 – "Vorrei tranquillizzare tutti gli abitanti di Vedegheto sul fatto che nella casa dove era ospitato il signor Passalacqua, non ci sono persone potenzialmente pericolose. Sono addolorato e dispiaciuto per quello che è successo, ma è importante che tutti i cittadini si sentano al sicuro". A parlare è don Eugenio, titolare oltre a quella di Vedegheto di altre sei parrocchie dell’Appennino, dopo il tentato omicidio del 4 gennaio scorso a Tolè di Vergato.

In quell’occasione, il cinquantacinquenne Francesco Passalacqua, meglio conosciuto come il ‘killer della Riviera dei Cedri’, aveva accoltellato prima all’addome e poi al braccio un agricoltore 65enne di Tolè che fortunatamente era riuscito a difendersi mettendo in fuga il suo aggressore.

Passalacqua stava scontando, dopo essere stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi (le sue vittime erano per lo più anziani, ammazzati in luoghi isolati tra i territori di Verbicaro e la Marcellina, nel Cosentino), gli ultimi anni di pena in libertà vigilata ospite dell’Associazione ‘Arca della Misericordia’ di Vedegheto. Dopo la violenta aggressione, tanti degli abitanti della zona si sono rivolti a don Eugenio cercando risposte rispetto a quanto successo.

Rabbia e paura che il parroco ha provato ad allontanare in una lettera aperta rivolta ai cittadini: "Dopo l’accaduto – ha spiegato – sto andando spesso nella casa di Vedegheto, sia alla mattina che alla sera, e continuerò a farlo. Posso assicurare che da parte degli ospiti presenti non c’è da aspettarsi alcun problema per la popolazione. Loro stessi, insieme alle persone dell’associazione, sono dispiaciuti e addolorati per quanto successo. Hanno bisogno della nostra comprensione, del nostro conforto e incoraggiamento ad andare avanti con generosità in questa bella e buona missione che stanno compiendo verso gli ultimi".

Il parroco, oltre a rassicurare la comunità, ha voluto anche esprimere parole di vicinanza per coloro che fanno parte dell’associazione di cui era ospite Passalacqua: "Non è il caso – continua – di criticarli e attaccarli verbalmente. Non ritengo che abbiano alcuna responsabilità in questa triste vicenda.

Passalacqua in questi anni non aveva avuto comportamenti che potessero dare modo né a loro, né alle istituzioni che lo seguono, così come alle persone che hanno avuto modo di conoscerlo, di pensare che potesse essere pericoloso. Per questo motivo, nessuno aveva ritenuto che fosse un problema il fatto che Passalacqua abitasse in un piccolo centro di montagna. Ci tengo che l’associazione, che aiuta tantissime persone ogni giorno, non perda di credibilità agli occhi delle persone a causa di questo brutto episodio. È stato un incidente che nessuno poteva prevedere e per il quale vorrei nuovamente esprimere massima vicinanza e solidarietà alla vittima e alla sua famiglia".

Il ‘killer della Riviera dei Cedri’ si trova attualmente nel carcere bolognese della Dozza: al momento dell’arresto, avrebbe confermato ai carabinieri le sue responsabilità, ma in modo confuso, senza spiegare movente o dare motivazioni del proprio gesto.

QOSHE - Killer in canonica, il parroco scrive ai fedeli in rivolta - Chiara Caravelli
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Killer in canonica, il parroco scrive ai fedeli in rivolta

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06.02.2024

Valsamoggia (Bologna), 6 febbraio 2024 – "Vorrei tranquillizzare tutti gli abitanti di Vedegheto sul fatto che nella casa dove era ospitato il signor Passalacqua, non ci sono persone potenzialmente pericolose. Sono addolorato e dispiaciuto per quello che è successo, ma è importante che tutti i cittadini si sentano al sicuro". A parlare è don Eugenio, titolare oltre a quella di Vedegheto di altre sei parrocchie dell’Appennino, dopo il tentato omicidio del 4 gennaio scorso a Tolè di Vergato.

In quell’occasione, il cinquantacinquenne Francesco Passalacqua, meglio conosciuto come il ‘killer della Riviera dei Cedri’, aveva accoltellato prima all’addome e poi al braccio un agricoltore 65enne di Tolè che fortunatamente era riuscito a difendersi........

© il Resto del Carlino


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