Pesaro, 31 gennaio 2024 – Parla vicino al suo allenatore, poco prima dell’allenamento del pomeriggio. Il sole sta scomparendo, via Flaminia, sintetico di Loreto, davanti alla parrocchia, ieri ore 17 circa. Lui si chiama Madi, è il terzino destro del VF Adriatico bersaglio, domenica 21 gennaio scorso, di una raffica di insulti razzisti ("zingaro di m....", "negro", "mangiabanane") da parte di un gruppo di tifosi-genitori dei ragazzi della Forsempronese, la squadra avversaria. Madi ha 16 anni, è nato a Pesaro, ma ha genitori nordafricani e un nome che tradisce le origini. I genitori hanno dato il consenso a questa intervista.

Madi, ci puoi raccontare cosa è successo, dall’inizio?

"Giocavo terzino destro, quindi ero molto vicino al gruppo di tifosi genitori. Primo contrasto un po’ duro in campo, col figlio di una coppia che c’era lì: la madre mi ha detto ’negro’. Ho capito la situazione, l’ho detto a un mio compagno, che ha parlato con l’allenatore. Da lì, per tutta la partita, hanno continuato con ’zingaro di m...’, e un gruppo di ragazzini faceva il verso delle scimmie".

Quante volte ti hanno offeso?

"Ogni volta che toccavo palla, circa una ventina di volte, nel primo tempo. Chiamavano il mio numero di maglia, il 3, e dicevano le stesse offese".

Come ti sentivi in quei momenti?

"Ormai gioco a calcio da vari anni, e dico che sono abituato, senza voler fare la vittima. Un po’ nervoso ero, ma ormai la rabbia la uso come arma per giocare meglio in campo"

Hai detto qualcosa a loro, quando ti insultavano?

"Alla prima offesa, gli avevo fatto segno che non sentivo, mettendo la mano dietro l’orecchio".

Poi?

"Hanno capito che io ero indifferente, e non davo importanza a quelle offese..."

Altri insulti, oltre a quelli già detti?

"Il gruppo dei ragazzini faceva allusioni alle scimmie, alle banane, e mi dicevano ’mangiabanane’".

Chi ti insultava lo faceva perché sapeva che i tuoi genitori sono di origine nordafricana?

"Me lo sono chiesto anche io. Perchè in effetti, guardandomi da fuori, non si vede. Forse dal nome che i miei compagni dicevano, sul campo".

Cosa vorresti che succedesse, per evitare che certe situazioni si ripetano?

"Vorrei che gli arbitri fossero più attenti, perché se nel caso mio il direttore di gara avesse sentito, avrebbe fatto una segnalazione, o qualcosa. Io chiedevo in effetti all’arbitro di ascoltare quello che mi dicevano, ma lui mi diceva di continuare a giocare. Anche i miei compagni, tra il primo e il secondo tempo, gli hanno riferito il fatto".

Chi era, che ti offendeva?

"Il gruppo era di una ventina di genitori, ma le voci erano diverse e varie".

E nel secondo tempo?

"Ero dall’altra parte, ma loro chiamavano l’arbitro, gli dicevano il mio numero di maglia...e dicevano che entravo male, l’arbitro mi controllava, e questo non l’ho trovato giusto".

Sei stato l’unico a essere offeso?

"No, c’è anche un mio compagno molto più scuro di pelle di me, nel secondo tempo è diventato lui quello più vicino ai genitori, e lui mi ha detto che lo hanno chiamato ’negro di m...’"

E lui?

"Come me, non ha reagito"

Anche perché così il vostro allenatore vi aveva chiesto di fare...

"Sì, e a fine partita ci ha radunato e fatti aspettare una mezzoretta, per farci rilassare"

Ora come ti senti, che il caso è diventato pubblico?

"Mi sono stupito, non è un episodio che accade di rado, anzi quasi ogni domenica".

Sempre contro di te?

"Contro me e il mio compagno di colore".

Ma agli altri non li offendono?

"Credo che siano provocazioni, per portarci nel torto".

Tu riesci a passarci sopra...

"Per me certe offese non hanno senso, sono più intelligente di loro. Però sono fiero che il fatto ora sia pubblico. E spero che questo serva a non farlo riaccadere".

A livello di giustizia sportiva, invece, cosa vorresti che succedesse ora dopo questa tua denuncia: squalifiche, provvedimenti vari o magari che questi genitori venissero identificati?

"Questo devono farlo i grandi, non è compito mio. Io spero tante cose, ma ora non posso fare nulla".

QOSHE - Il baby calciatore bersagliato: "Insulti razzisti tutta la partita. A iniziare è stata una mamma" - Alessandro Mazzanti
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Il baby calciatore bersagliato: "Insulti razzisti tutta la partita. A iniziare è stata una mamma"

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31.01.2024

Pesaro, 31 gennaio 2024 – Parla vicino al suo allenatore, poco prima dell’allenamento del pomeriggio. Il sole sta scomparendo, via Flaminia, sintetico di Loreto, davanti alla parrocchia, ieri ore 17 circa. Lui si chiama Madi, è il terzino destro del VF Adriatico bersaglio, domenica 21 gennaio scorso, di una raffica di insulti razzisti ("zingaro di m....", "negro", "mangiabanane") da parte di un gruppo di tifosi-genitori dei ragazzi della Forsempronese, la squadra avversaria. Madi ha 16 anni, è nato a Pesaro, ma ha genitori nordafricani e un nome che tradisce le origini. I genitori hanno dato il consenso a questa intervista.

Madi, ci puoi raccontare cosa è successo, dall’inizio?

"Giocavo terzino destro, quindi ero molto vicino al gruppo di tifosi genitori. Primo contrasto un po’ duro in campo, col figlio di una coppia che c’era lì: la madre mi ha detto ’negro’. Ho capito la situazione, l’ho detto a un mio compagno, che ha parlato con l’allenatore. Da lì, per tutta la partita, hanno continuato con ’zingaro........

© il Resto del Carlino


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