Il governo copia i metodi del Cremlino per rimanere al potere, ma i cittadini protestano: hanno già Mosca in casa, non vogliono anche le sue leggi

A Tbilisi ci si dà appuntamento davanti al Parlamento, si portano le bandiere della Georgia, dell’Unione europea e anche dell’Ucraina, si brandiscono come se fossero scudi o lance, soprattutto si grida contro il palazzo in cui da giorni va avanti la discussione per approvare la “legge russa”. Il dibattito in Parlamento è frenetico, quasi passionale. Si discute e volano botte. Per strada, con puntualità e vigore, proseguono le liti che si trasformano in scontri tra i manifestanti e la polizia. Non c’è un’età per protestare, i volti che cantano e gridano davanti al Parlamento georgiano sono di ogni età. Sogno georgiano è il partito che ha la maggioranza nel paese e da un anno vuole far approvare una legge che i cittadini hanno preso a chiamare “legge russa”. Secondo la proposta, le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovranno registrarsi come agenti di influenza straniera e aderire a delle regole amministrative diverse. L’ispirazione viene da Mosca, dove una legge simile viene utilizzata per reprimere il dissenso interno, per sfinire l’opposizione e limitarla anche dal punto di vista economico. Al portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, l’idea che la Georgia possa avere presto una legislazione simile è sembrato scontato: “Nessuno stato sovrano vuole interferenze da parte di altri nella politica interna”, ha detto l’uomo che rilascia le dichiarazioni di Vladimir Putin.

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Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.

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In Georgia volano botte (e bandiere dell'Ue) contro la “legge russa”

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17.04.2024

Il governo copia i metodi del Cremlino per rimanere al potere, ma i cittadini protestano: hanno già Mosca in casa, non vogliono anche le sue leggi

A Tbilisi ci si dà appuntamento davanti al Parlamento, si portano le bandiere della Georgia, dell’Unione europea e anche dell’Ucraina, si brandiscono come se fossero scudi o lance, soprattutto si grida contro il palazzo in cui da giorni va avanti la discussione per approvare la “legge russa”. Il dibattito in Parlamento è frenetico, quasi passionale. Si discute e volano botte. Per strada, con........

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