"Quanto pensi di conoscere l'intelligenza artificiale?". Questa è una delle domande poste agli oltre 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni che hanno partecipato al sondaggio condotto dalla Fondazione Telefono Azzurro – in collaborazione con Bva Doxa – in occasione del "Safer Internet Day", la Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete.

È chiaro che l'intelligenza artificiale e le sue molteplici sfaccettature e applicazioni rappresenti un elemento centrale quando parliamo di sicurezza dei minori. Uno dei temi emersi dal sondaggio è l'esistenza nei giovani utenti di un significativo divario tra la facilità e superficialità con cui si approcciano all'uso dell'intelligenza artificiale e l'effettiva consapevolezza del suo reale funzionamento e dei rischi che il suo uso comporta. Dobbiamo confrontarci con un dato oggettivo: i giovani sanno usare questi strumenti meglio degli adulti ma sta a noi aiutarli a definire il ponte di contatto con il mondo digitale, compresi i chatbot, che rischiano di sostituirsi agli adulti. Ecco la prima grande criticità con cui dobbiamo misurarci: l'IA potrebbe sostituire gli adulti nel ruolo di guida che hanno svolto finora, privandoli così delle figure centrali nella loro crescita e responsabilizzazione.

Ma cosa si può fare per evitare un pericoloso cortocircuito? Formare i giovani e renderli consapevoli sulle potenzialità e i rischi dell'IA ma anche definire strumenti regolatori. Quindi, è urgente che nelle scuole si cominci a parlare seriamente e diffusamente di IA, partendo dalla formazione del corpo docente e che si individuino soluzioni tecnologiche per bloccare sul nascere fenomeni che mettano in pericolo i più giovani.

Noi abbiamo il dovere di proteggere i ragazzi dal punto di vista della privacy, dei comportamenti di autolesionismo o cyberbullismo fomentati nel web, dal rischio di abusi sessuali. Di questi pericoli, purtroppo, sono davvero pochi i ragazzi consapevoli. E poi vi è il drammatico tema dell'isolamento sociale con i giovani che vivono una realtà parallela sempre più incapaci di entrare in relazione con gli altri, adulti o coetanei che siano.

La realtà virtuale va, infatti, configurandosi come specchio di quella reale, amplificandone i diversi aspetti e allo stesso tempo creando una seconda dimensione, dove i sentimenti giocano un ruolo importante, che oggi è sempre più necessario imparare a gestire e a declinare.

Poco meno di un anno fa le scuole pubbliche di Seattle hanno intentato una causa contro Meta (proprietaria di Facebook, Instagram, WhatsApp), Google (YouTube), TikTok (della società cinese ByteDance), Snap (che controlla SnapChat) perché stanno “minando” le menti delle nuove generazioni e danneggiando “i loro cervelli vulnerabili”. Nel documento si sottolinea che dal 2009 al 2019 c’è stato un aumento del 30% degli studenti delle scuole pubbliche della città che hanno rivelato di sentirsi “tristissimi o senza speranza quasi ogni giorno per due settimane o oltre di seguito”. Dunque, molti giovani fanno fatica a vivere la socialità e il confronto con i coetanei. Ed è un cambiamento rilevante perché per gli adolescenti il futuro è un orizzonte spesso di attese, che non spaventa e si intesse nelle relazioni con gli altri, nel desiderio di condividere. Molti ragazzi, invece, sono fermi dentro un mondo virtuale che impedisce di vivere pienamente le loro esistenze, senza paura e con maggiore consapevolezza. E nelle loro case, spesso, il modello è quello di un diffuso rapporto virtuale che sostituisce il rapporto umano; persino genitori e figli comunicano spesso attraverso il cellulare e via chat, senza parlarsi. E il sistema, anziché riconoscere la propria disfunzionalità, fa ricadere tutte le colpe sul singolo, senza considerare la salute mentale una questione e una responsabilità collettiva.

Sta a noi creare le condizioni perché vi sia il senso del domani, della progettazione esistenziale, della vita che scorre, dello sguardo da sollevare e del senso della comunità che è condizione essenziale dell'essere umano. Elementi determinanti nella crescita e nella formazione verso l’età adulta.E invece, per molti ragazzi la soluzione migliore è quella di rimanere nel metaverso dove vivono in modo alterato le relazioni. Sta a noi riscoprire il coraggio di educare i giovani nell’era dell'IA. Sta a noi promuovere il senso delle relazioni autentiche, qualità oggi sempre più rara e sempre meno diffusa in capo a tutte le agenzie educative che hanno a che fare con il mondo dei giovani.Le regole educative hanno bisogno di riadattarsi, in alcuni casi di lasciare spazio a nuovi obiettivi, a nuove forme di educazione e sono nuove regole che devono fondarsi sul recupero di quella dimensione che conosce oggi una lunga stagione di crisi, quella del dialogo autentico.

Quello che va rinforzato oggi è il collante che unisce l’azione delle diverse agenzie educative dove al centro va sempre posto l’interesse supremo dei giovani. Formare, formare, formare. Educare, educare, educare. In una società che tende sempre di più a una visione parcellizzata, dove il mondo virtuale ha creato realtà individuali in conflitto tra di loro, la creazione di un nuovo patto educativo tra le agenzie può e deve essere la via prioritaria per non perdere una generazione.

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Mettere gli adolescenti nelle condizioni di capire l'intelligenza artificiale

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16.02.2024

"Quanto pensi di conoscere l'intelligenza artificiale?". Questa è una delle domande poste agli oltre 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni che hanno partecipato al sondaggio condotto dalla Fondazione Telefono Azzurro – in collaborazione con Bva Doxa – in occasione del "Safer Internet Day", la Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete.

È chiaro che l'intelligenza artificiale e le sue molteplici sfaccettature e applicazioni rappresenti un elemento centrale quando parliamo di sicurezza dei minori. Uno dei temi emersi dal sondaggio è l'esistenza nei giovani utenti di un significativo divario tra la facilità e superficialità con cui si approcciano all'uso dell'intelligenza artificiale e l'effettiva consapevolezza del suo reale funzionamento e dei rischi che il suo uso comporta. Dobbiamo confrontarci con un dato oggettivo: i giovani sanno usare questi strumenti meglio degli adulti ma sta a noi aiutarli a definire il ponte di contatto con il mondo digitale, compresi i chatbot, che rischiano di sostituirsi agli adulti. Ecco la prima grande criticità con cui dobbiamo misurarci: l'IA potrebbe sostituire gli adulti nel ruolo di guida che hanno svolto finora, privandoli così delle figure centrali nella loro crescita e responsabilizzazione.

Ma cosa si può fare per evitare un pericoloso cortocircuito? Formare i giovani e renderli consapevoli sulle........

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