Due concetti profondamente legati, cura e prossimità, costituiscono rispettivamente una serie di pratiche per sostenere, rafforzare, promuovere, recuperare e riparare le esistenze nell’ampio sistema di cui facciamo parte e, al tempo stesso, connessioni per stabilire relazioni e incontri di vicinanza umana.

Su questo doppio binario dovremmo articolare un nuovo modo di intendere l’esistenza, trasformando le nostre città in comunità dove gruppi di cittadini che condividono medesimi problemi trovano gli strumenti per affrontare le difficoltà dei cambiamenti in atto, di generare una forza collettiva diffusa, riparativa e rigenerativa.

La città che trova risposte innovative genera un nuovo senso di comunità, rende concreta e stabile la rete spontanea di solidarietà che aveva contraddistinto la storia sociale degli anni pre-duemila. Occorrono cioè nuove forme di territorializzazione dell’assistenza e della cura domiciliare, una riorganizzazione degli operatori e del loro lavoro nei contesti di quartiere, una centralità della persona attraverso il riconoscimento di tutti i suoi diversi e complessi bisogni, fornendo risposte differenziate e personalizzate dentro realtà dotate di servizi e professionisti in grado di intercettare i bisogni e rispondere alla domanda di salute, educazione, assistenza, cultura.

Questo significa realizzare, dentro le città, “comunità curanti” e “comunità educanti” anche grazie al lavoro sinergico, attraverso la collaborazione e la contaminazione di saperi e competenze dei professionisti, degli operatori socio-sanitari, degli psicologi, degli educatori, dei pedagogisti, per realizzare nuovi percorsi e luoghi di cura (anche dell'anima). Interventi e servizi di sostegno alla domiciliarità per la popolazione più fragile si traducono in opportunità per gli studenti più in difficoltà, supporto nei disagi psicologici, accoglimento delle solitudini nel nostro tempo così complesso e spiazzante, con l’obiettivo di mettere al centro il benessere dei cittadini. Nella Missione numero 6 del Pnrr sulla salute -per esempio- si indicano la territorializzazione del sistema sanitario, le case di comunità.

Ricostruire a partire dal basso un processo partecipativo in grado di promuovere e sperimentare è il percorso di nuove modalità per dare impulso a una comunità coesa, solidale e responsabile. Nel nuovo paradigma della cura e della prossimità, può crescere e svilupparsi un patrimonio sociale e professionale, un capitale umano che attiva nuove forme di cittadinanza e risposte innovative ai cambiamenti.

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Due concetti profondamente legati, cura e prossimità, costituiscono rispettivamente una serie di pratiche per sostenere, rafforzare, promuovere, recuperare e riparare le esistenze nell’ampio sistema di cui facciamo parte e, al tempo stesso, connessioni per stabilire relazioni e incontri di vicinanza umana.

Su questo doppio binario dovremmo articolare un nuovo modo di intendere l’esistenza, trasformando le nostre città in comunità dove gruppi di cittadini che condividono medesimi problemi trovano gli strumenti per affrontare le difficoltà dei cambiamenti in atto, di generare una forza collettiva diffusa, riparativa e rigenerativa.

La città che trova risposte innovative genera un nuovo senso di comunità, rende concreta e stabile la rete spontanea di solidarietà che aveva contraddistinto la storia sociale degli anni pre-duemila. Occorrono cioè nuove forme di territorializzazione dell’assistenza e della cura domiciliare, una riorganizzazione degli operatori e del loro lavoro nei contesti di quartiere, una centralità della persona attraverso il riconoscimento di tutti i suoi diversi e complessi bisogni, fornendo risposte differenziate e personalizzate dentro realtà dotate di servizi e professionisti in grado di intercettare i bisogni e rispondere alla domanda di salute, educazione, assistenza, cultura.

Questo significa realizzare, dentro le città, “comunità curanti” e “comunità educanti” anche grazie al lavoro sinergico, attraverso la collaborazione e la contaminazione di saperi e competenze dei professionisti, degli operatori socio-sanitari, degli psicologi, degli educatori, dei pedagogisti, per realizzare nuovi percorsi e luoghi di cura (anche dell'anima). Interventi e servizi di sostegno alla domiciliarità per la popolazione più fragile si traducono in opportunità per gli studenti più in difficoltà, supporto nei disagi psicologici, accoglimento delle solitudini nel nostro tempo così complesso e spiazzante, con l’obiettivo di mettere al centro il benessere dei cittadini. Nella Missione numero 6 del Pnrr sulla salute -per esempio- si indicano la territorializzazione del sistema sanitario, le case di comunità.

Ricostruire a partire dal basso un processo partecipativo in grado di promuovere e sperimentare è il percorso di nuove modalità per dare impulso a una comunità coesa, solidale e responsabile. Nel nuovo paradigma della cura e della prossimità, può crescere e svilupparsi un patrimonio sociale e professionale, un capitale umano che attiva nuove forme di cittadinanza e risposte innovative ai cambiamenti.

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Cura e prossimità per l’innovazione delle città

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06.04.2024

Due concetti profondamente legati, cura e prossimità, costituiscono rispettivamente una serie di pratiche per sostenere, rafforzare, promuovere, recuperare e riparare le esistenze nell’ampio sistema di cui facciamo parte e, al tempo stesso, connessioni per stabilire relazioni e incontri di vicinanza umana.

Su questo doppio binario dovremmo articolare un nuovo modo di intendere l’esistenza, trasformando le nostre città in comunità dove gruppi di cittadini che condividono medesimi problemi trovano gli strumenti per affrontare le difficoltà dei cambiamenti in atto, di generare una forza collettiva diffusa, riparativa e rigenerativa.

La città che trova risposte innovative genera un nuovo senso di comunità, rende concreta e stabile la rete spontanea di solidarietà che aveva contraddistinto la storia sociale degli anni pre-duemila. Occorrono cioè nuove forme di territorializzazione dell’assistenza e della cura domiciliare, una riorganizzazione degli operatori e del loro lavoro nei contesti di quartiere, una centralità della persona attraverso il riconoscimento di tutti i suoi diversi e complessi bisogni, fornendo risposte differenziate e personalizzate dentro realtà dotate di servizi e professionisti in grado di intercettare i bisogni e rispondere alla domanda di salute, educazione,........

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