L’imperioso ritorno del bianco e nero è uno dei trend più significativi dell’anno cinematografico 2023, e non è estraneo alla clamorosa scalata al box office di Paola Cortellesi con il suo C’è ancora domani. Ma il bianco e nero ha molti colori e diversi spessori. Nel bianco e nero aspro della realtà Agnieszka Holland ha girato il suo Green Border (Zielona Granica), Premio speciale della Giuria a Venezia 2023, che denuncia i crimini umanitari sul ‘confine verde’ che separa la Bielorussia, sotto il tallone di Aleksandr Lukashenko, dalla Polonia di estrema destra di Mateusz Morawiecki, in carica fino al dicembre scorso. È in sala da noi dall’8 febbraio, distribuito da Movies Inspired e Circuito Cinema.

È un film che insegna parecchio sulle dinamiche feroci dell’emergenza umanitaria che stiamo vivendo, in parallelo con Io capitano di Matteo Garrone. Garrone segue i percorsi feroci dei migranti africani, Holland la via di terra dal Medio Oriente e dall’Africa, partendo dagli ‘inviti’ del dittatore bielorusso ai bisognosi di asilo, inviti strategici che usano gli esseri umani in fuga come strumenti contro la UE.

È quasi impossibile sintetizzare 147 minuti di film. È la puntuale ricostruzione di una tragedia quotidiana, con uomini, donne, vecchi e bambini rimpallati attraverso un filo spinato lungo 186 chilometri tra Bielorussia e Polonia, in una sadica partita a ping-pong che contempla sevizie, stupri e condanna alla morte per fame. La propaganda di Stato in Polonia inocula veleni nei militari di frontiera: i migranti sono rifiuti pervertiti e pericolosi, le armi del terrorismo di Lukashenko e di Putin, carne da macello senza diritti. I volontari delle organizzazioni umanitarie fanno clandestinamente il poco che possono, rischiando l’arresto e la detenzione per violazione dello Stato d’Emergenza e addirittura per traffico di esseri umani. Curano i feriti gravi, forniscono cibo e medicine, cellulari e caricatori, anche le proprie scarpe e i propri vestiti.

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L’imperioso ritorno del bianco e nero è uno dei trend più significativi dell’anno cinematografico 2023, e non è estraneo alla clamorosa scalata al box office di Paola Cortellesi con il suo C’è ancora domani. Ma il bianco e nero ha molti colori e diversi spessori. Nel bianco e nero aspro della realtà Agnieszka Holland ha girato il suo Green Border (Zielona Granica), Premio speciale della Giuria a Venezia 2023, che denuncia i crimini umanitari sul ‘confine verde’ che separa la Bielorussia, sotto il tallone di Aleksandr Lukashenko, dalla Polonia di estrema destra di Mateusz Morawiecki, in carica fino al dicembre scorso. È in sala da noi dall’8 febbraio, distribuito da Movies Inspired e Circuito Cinema.

È un film che insegna parecchio sulle dinamiche feroci dell’emergenza umanitaria che stiamo vivendo, in parallelo con Io capitano di Matteo Garrone. Garrone segue i percorsi feroci dei migranti africani, Holland la via di terra dal Medio Oriente e dall’Africa, partendo dagli ‘inviti’ del dittatore bielorusso ai bisognosi di asilo, inviti strategici che usano gli esseri umani in fuga come strumenti contro la UE.

È quasi impossibile sintetizzare 147 minuti di film. È la puntuale ricostruzione di una tragedia quotidiana, con uomini, donne, vecchi e bambini rimpallati attraverso un filo spinato lungo 186 chilometri tra Bielorussia e Polonia, in una sadica partita a ping-pong che contempla sevizie, stupri e condanna alla morte per fame. La propaganda di Stato in Polonia inocula veleni nei militari di frontiera: i migranti sono rifiuti pervertiti e pericolosi, le armi del terrorismo di Lukashenko e di Putin, carne da macello senza diritti. I volontari delle organizzazioni umanitarie fanno clandestinamente il poco che possono, rischiando l’arresto e la detenzione per violazione dello Stato d’Emergenza e addirittura per traffico di esseri umani. Curano i feriti gravi, forniscono cibo e medicine, cellulari e caricatori, anche le proprie scarpe e i propri vestiti.

È un film di attori (Behi Djanati Atai, Agata Kulesza, Piotr Stramowski tra gli altri) ma ha l’urgenza e la forza di un documentario in prima linea.

Nel finale Holland illustra la ben diversa accoglienza riservata ai civili ucraini in fuga: la Polonia ne ha accolti due milioni dall’inizio del conflitto. Il Confine Verde ha macinato almeno 30 mila cadaveri nel corso degli anni. Esistono esseri umani di serie A e di serie B. La settantacinquenne regista polacca ha una storia di impegno alle spalle e un cursus honorum di spicco, ha diretto Leonardo di Caprio in Poeti all’inferno, è stata due volte candidata all’Oscar. Questo è un film militante nel senso più pieno del termine, perché, dichiara, “non ha alcun senso impegnarsi nell’arte se non si lotta per quelle voci”.

Di recente il film è stato chiamato a inaugurare il Tertio Millennio Film Fest ed è stato protagonista di una proiezione speciale presso la Filmoteca Vaticana. Holland: “Quando ho visto i volti di questi migranti ho deciso di raccontare le loro storie in un film, mostrando così la dimensione umana di tale tragedia. Nella loro condizione ho visto qualcosa di tragicamente simbolico e, forse, il preludio a un dramma che potrebbe portare al collasso morale (e anche politico) del nostro mondo”.

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Green Border, oltre il confine della ferocia umana

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07.02.2024

L’imperioso ritorno del bianco e nero è uno dei trend più significativi dell’anno cinematografico 2023, e non è estraneo alla clamorosa scalata al box office di Paola Cortellesi con il suo C’è ancora domani. Ma il bianco e nero ha molti colori e diversi spessori. Nel bianco e nero aspro della realtà Agnieszka Holland ha girato il suo Green Border (Zielona Granica), Premio speciale della Giuria a Venezia 2023, che denuncia i crimini umanitari sul ‘confine verde’ che separa la Bielorussia, sotto il tallone di Aleksandr Lukashenko, dalla Polonia di estrema destra di Mateusz Morawiecki, in carica fino al dicembre scorso. È in sala da noi dall’8 febbraio, distribuito da Movies Inspired e Circuito Cinema.

È un film che insegna parecchio sulle dinamiche feroci dell’emergenza umanitaria che stiamo vivendo, in parallelo con Io capitano di Matteo Garrone. Garrone segue i percorsi feroci dei migranti africani, Holland la via di terra dal Medio Oriente e dall’Africa, partendo dagli ‘inviti’ del dittatore bielorusso ai bisognosi di asilo, inviti strategici che usano gli esseri umani in fuga come strumenti contro la UE.

È quasi impossibile sintetizzare 147 minuti di film. È la puntuale ricostruzione di una tragedia quotidiana, con uomini, donne, vecchi e bambini rimpallati attraverso un filo spinato lungo 186 chilometri tra........

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