Nel 1973 Aldo Moro, nominato ministro degli affari esteri, lascia la presidenza della Commissione Esteri della Camera dei deputati. Cinquant’anni dopo è possibile leggere due documenti che raccontano qualcosa dello spirito del tempo. Sono due lettere, visibili nella mostra dedicata a Enrico Berlinguer (I luoghi e le parole) per il centenario dalla sua nascita, allestita nell’ex Mattatoio del Testaccio a Roma.

Dunque, ormai mezzo secolo fa, nel mese di luglio, Moro manda un messaggio di saluto a Berlinguer, leader del principale partito di opposizione e deputato appartenente a quella commissione parlamentare. Si è in piena “guerra fredda” e ancor prima della formulazione della strategia del compromesso storico, che sarà enunciata da Berlinguer solo due mesi dopo, all’indomani del golpe cileno del generale Pinochet e propizierà una stagione di dialogo tra comunisti italiani e cattolici democratici (1976-1979), seguita alla lunga contrapposizione, negli anni del centrismo degasperiano e dello stesso centro-sinistra moroteo, alla vigilia della temperie polemica del referendum sul divorzio (1974).

Scrive Moro, l’8 luglio: “Caro collega, nel momento in cui lascio la Presidenza della Commissione Esteri, desidero farLe giungere il più vivo ringraziamento per l'amichevole ed efficace collaborazione che Ella mi ha dato in questo anno di comune lavoro. Questa collaborazione, è mio dovere sottolinearlo, mi ha grandemente facilitato nell'assolvimento del mio compito ed ha consentito di raggiugere i traguardi che per questo periodo di tempo ci eravamo prefissi. Altre attività erano già previste per la Commissione ed avranno la loro attuazione. Mi spiace di non poterle guidare come per il passato; ma quale Ministro, vi parteciperò ben volentieri”.

Risponde Berlinguer (19 luglio): “Caro Ministro, ho ricevuto la Sua gentile lettera e La ringrazio. Nell’esprimerLe il mio più vivo apprezzamento per il lavoro da Lei svolto come Presidente della Commissione Esteri, Le invio i miei migliori auguri per la nuova responsabilità che ha assunto.”.

L’importanza della funzione parlamentare, la civiltà dei rapporti tra avversari politici, lo stile, il rispetto umano.

Un esempio, un monito.

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Nel 1973 Aldo Moro, nominato ministro degli affari esteri, lascia la presidenza della Commissione Esteri della Camera dei deputati. Cinquant’anni dopo è possibile leggere due documenti che raccontano qualcosa dello spirito del tempo. Sono due lettere, visibili nella mostra dedicata a Enrico Berlinguer (I luoghi e le parole) per il centenario dalla sua nascita, allestita nell’ex Mattatoio del Testaccio a Roma.

Dunque, ormai mezzo secolo fa, nel mese di luglio, Moro manda un messaggio di saluto a Berlinguer, leader del principale partito di opposizione e deputato appartenente a quella commissione parlamentare. Si è in piena “guerra fredda” e ancor prima della formulazione della strategia del compromesso storico, che sarà enunciata da Berlinguer solo due mesi dopo, all’indomani del golpe cileno del generale Pinochet e propizierà una stagione di dialogo tra comunisti italiani e cattolici democratici (1976-1979), seguita alla lunga contrapposizione, negli anni del centrismo degasperiano e dello stesso centro-sinistra moroteo, alla vigilia della temperie polemica del referendum sul divorzio (1974).

Scrive Moro, l’8 luglio: “Caro collega, nel momento in cui lascio la Presidenza della Commissione Esteri, desidero farLe giungere il più vivo ringraziamento per l'amichevole ed efficace collaborazione che Ella mi ha dato in questo anno di comune lavoro. Questa collaborazione, è mio dovere sottolinearlo, mi ha grandemente facilitato nell'assolvimento del mio compito ed ha consentito di raggiugere i traguardi che per questo periodo di tempo ci eravamo prefissi. Altre attività erano già previste per la Commissione ed avranno la loro attuazione. Mi spiace di non poterle guidare come per il passato; ma quale Ministro, vi parteciperò ben volentieri”.

Risponde Berlinguer (19 luglio): “Caro Ministro, ho ricevuto la Sua gentile lettera e La ringrazio. Nell’esprimerLe il mio più vivo apprezzamento per il lavoro da Lei svolto come Presidente della Commissione Esteri, Le invio i miei migliori auguri per la nuova responsabilità che ha assunto.”.

L’importanza della funzione parlamentare, la civiltà dei rapporti tra avversari politici, lo stile, il rispetto umano.

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La politica delle buone maniere 

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21.12.2023

Nel 1973 Aldo Moro, nominato ministro degli affari esteri, lascia la presidenza della Commissione Esteri della Camera dei deputati. Cinquant’anni dopo è possibile leggere due documenti che raccontano qualcosa dello spirito del tempo. Sono due lettere, visibili nella mostra dedicata a Enrico Berlinguer (I luoghi e le parole) per il centenario dalla sua nascita, allestita nell’ex Mattatoio del Testaccio a Roma.

Dunque, ormai mezzo secolo fa, nel mese di luglio, Moro manda un messaggio di saluto a Berlinguer, leader del principale partito di opposizione e deputato appartenente a quella commissione parlamentare. Si è in piena “guerra fredda” e ancor prima della formulazione della strategia del compromesso storico, che sarà enunciata da Berlinguer solo due mesi dopo, all’indomani del golpe cileno del generale Pinochet e propizierà una stagione di dialogo tra comunisti italiani e cattolici democratici (1976-1979), seguita alla lunga contrapposizione, negli anni del centrismo degasperiano e dello stesso centro-sinistra moroteo, alla vigilia della temperie polemica del referendum sul divorzio (1974).

Scrive Moro, l’8........

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