67.000 biglietti venduti in un baleno quelli per la mostra evento di Yayoi Kusama, "Infinito Presente", che ha portato per la prima volta in Italia Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room più iconiche di questa grandissima artista, certamente la più popolare e amata al mondo. Occasione eccezionale organizzata in sinergia da The Blank Contemporary Art e dal Comune di Bergam, curata da Stefano Raimondi e prestata dal Whitney Museum of American Art di New York.

Dimostrazione sensazionale di amore e interesse per questa straordinaria signora di 93 anni che oggi vive per sua scelta in un ospedale psichiatrico uscendone solo per andare tutto il giorno a lavorare nel suo studio. Un luogo dove fa ancora arte con la freschezza di una bambina e la profondità di una donna che ha vissuto intensamente e drammaticamente, finora, la sua vita.

Dotata di una capacità espressiva indissolubile da vicende personali, che partono dall’infanzia di bambina repressa da una educazione che le impediva violentemente di esprimersi e da una continua ricerca di rappresentare questo bisogno in simboli delle sue ossessioni tradotti, nel suo lavoro, in messaggi di gioia e poesia. Lei stessa racconta che iniziò tutto in un campo di fiori: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”.

Intuire che l’arte potesse essere fin da subito qualcosa di necessario e terapeutico per gestire i suoi stati di allucinazione è stata la grande forza di Kusama, intuizione difficile da sostenere in una situazione in cui la stessa artista racconta che la madre distruggeva i suoi disegni prima che lei li terminasse. Il resto della sua vita, poi, è ormai storia.

Ma, torniamo ad oggi. Yayoi Kusama arriva per la prima volta in Italia e con il mio prezioso biglietto per la sua Mirror Room arrivo a Bergamo il giorno dopo l’inaugurazione della mostra. Orari di entrata scanditi e una location inusuale, la sala dell’antico Palazzo della Ragione nella Piazza Vecchia del cuore di Bergamo Alta. Un percorso che racconta la storia di Kusama e poi l’attesa per entrare nella grande scatola bianca che ci troviamo davanti. Su uno dei suoi lati una porta anch’essa bianca e, vicino, una ragazza della sicurezza con un timer in mano. Sì perché in Fireflies on the Water si entra uno alla volta e si può stare solo un minuto. Un minuto in cui, in piedi su un piccolo molo sull’acqua di cui si avverte nel buio la presenza, le sensazioni si accavallano, sentendoci catapultati nell’infinito.

Piccoli, luminosi in uno spazio che sembra immenso, come se l’universo fosse racchiuso lì e noi replicati, rinati in mille luci che brillano come mai avremmo potuto immaginare. In un immaginifico e straordinario spaesamento che, una volta usciti, manca subito terribilmente. Un minuto. Qualcosa che ci ricorda anche la preziosità del tempo, dell’attimo, dell’essere consapevoli del qui e ora che stiamo vivendo. Del rimpianto di averlo potuto godere ancora di più se solo si fosse saputo fare. Così, esattamente come la felicità o la stessa vita.

Kusama nel suo messaggio dedicato a Bergamo e al mondo intero ha scritto che dobbiamo “combattere e superare la nostra infelicità, oltrepassando il tempo e portando pace”.

È un gran dono l’esperienza di questa Infinity Room, di queste Fireflies on the water, di queste lucciole sull’acqua. Grati di questa esperienza di bellezza e di speranza in giorni in cui l’orrore dell’umano arriva inesorabile con la realtà dentro il nostro cuore, appena usciti da quella porta bianca.

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67.000 biglietti venduti in un baleno quelli per la mostra evento di Yayoi Kusama, "Infinito Presente", che ha portato per la prima volta in Italia Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room più iconiche di questa grandissima artista, certamente la più popolare e amata al mondo. Occasione eccezionale organizzata in sinergia da The Blank Contemporary Art e dal Comune di Bergam, curata da Stefano Raimondi e prestata dal Whitney Museum of American Art di New York.

Dimostrazione sensazionale di amore e interesse per questa straordinaria signora di 93 anni che oggi vive per sua scelta in un ospedale psichiatrico uscendone solo per andare tutto il giorno a lavorare nel suo studio. Un luogo dove fa ancora arte con la freschezza di una bambina e la profondità di una donna che ha vissuto intensamente e drammaticamente, finora, la sua vita.

Dotata di una capacità espressiva indissolubile da vicende personali, che partono dall’infanzia di bambina repressa da una educazione che le impediva violentemente di esprimersi e da una continua ricerca di rappresentare questo bisogno in simboli delle sue ossessioni tradotti, nel suo lavoro, in messaggi di gioia e poesia. Lei stessa racconta che iniziò tutto in un campo di fiori: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”.

Intuire che l’arte potesse essere fin da subito qualcosa di necessario e terapeutico per gestire i suoi stati di allucinazione è stata la grande forza di Kusama, intuizione difficile da sostenere in una situazione in cui la stessa artista racconta che la madre distruggeva i suoi disegni prima che lei li terminasse. Il resto della sua vita, poi, è ormai storia.

Ma, torniamo ad oggi. Yayoi Kusama arriva per la prima volta in Italia e con il mio prezioso biglietto per la sua Mirror Room arrivo a Bergamo il giorno dopo l’inaugurazione della mostra. Orari di entrata scanditi e una location inusuale, la sala dell’antico Palazzo della Ragione nella Piazza Vecchia del cuore di Bergamo Alta. Un percorso che racconta la storia di Kusama e poi l’attesa per entrare nella grande scatola bianca che ci troviamo davanti. Su uno dei suoi lati una porta anch’essa bianca e, vicino, una ragazza della sicurezza con un timer in mano. Sì perché in Fireflies on the Water si entra uno alla volta e si può stare solo un minuto. Un minuto in cui, in piedi su un piccolo molo sull’acqua di cui si avverte nel buio la presenza, le sensazioni si accavallano, sentendoci catapultati nell’infinito.

Piccoli, luminosi in uno spazio che sembra immenso, come se l’universo fosse racchiuso lì e noi replicati, rinati in mille luci che brillano come mai avremmo potuto immaginare. In un immaginifico e straordinario spaesamento che, una volta usciti, manca subito terribilmente. Un minuto. Qualcosa che ci ricorda anche la preziosità del tempo, dell’attimo, dell’essere consapevoli del qui e ora che stiamo vivendo. Del rimpianto di averlo potuto godere ancora di più se solo si fosse saputo fare. Così, esattamente come la felicità o la stessa vita.

Kusama nel suo messaggio dedicato a Bergamo e al mondo intero ha scritto che dobbiamo “combattere e superare la nostra infelicità, oltrepassando il tempo e portando pace”.

È un gran dono l’esperienza di questa Infinity Room, di queste Fireflies on the water, di queste lucciole sull’acqua. Grati di questa esperienza di bellezza e di speranza in giorni in cui l’orrore dell’umano arriva inesorabile con la realtà dentro il nostro cuore, appena usciti da quella porta bianca.

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Infinito presente. La mostra evento di Yayoi Kusama a Bergamo

9 0
21.11.2023

67.000 biglietti venduti in un baleno quelli per la mostra evento di Yayoi Kusama, "Infinito Presente", che ha portato per la prima volta in Italia Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room più iconiche di questa grandissima artista, certamente la più popolare e amata al mondo. Occasione eccezionale organizzata in sinergia da The Blank Contemporary Art e dal Comune di Bergam, curata da Stefano Raimondi e prestata dal Whitney Museum of American Art di New York.

Dimostrazione sensazionale di amore e interesse per questa straordinaria signora di 93 anni che oggi vive per sua scelta in un ospedale psichiatrico uscendone solo per andare tutto il giorno a lavorare nel suo studio. Un luogo dove fa ancora arte con la freschezza di una bambina e la profondità di una donna che ha vissuto intensamente e drammaticamente, finora, la sua vita.

Dotata di una capacità espressiva indissolubile da vicende personali, che partono dall’infanzia di bambina repressa da una educazione che le impediva violentemente di esprimersi e da una continua ricerca di rappresentare questo bisogno in simboli delle sue ossessioni tradotti, nel suo lavoro, in messaggi di gioia e poesia. Lei stessa racconta che iniziò tutto in un campo di fiori: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”.

Intuire che l’arte potesse essere fin da subito qualcosa di necessario e terapeutico per gestire i suoi stati di allucinazione è stata la grande forza di Kusama, intuizione difficile da sostenere in una situazione in cui la stessa artista racconta che la madre distruggeva i suoi disegni prima che lei li terminasse. Il resto della sua vita, poi, è ormai storia.

Ma, torniamo ad oggi. Yayoi Kusama arriva per la prima volta in........

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