Il Pd in via crucis. Da quando è nato. Il Pd che fa fuori i suoi leader è l’essenza della sua passione. Così come le correnti. Che la Schlein vuole cancellare e impartire un codice etico dopo le vicende giudiziarie di Bari e Torino. La segretaria del Pd non cada nel trappolone di fare la campagna elettorale dentro il Pd.

Mettersi a fare le pulizie di casa in prossimità di un’elezione, le europee dell’8-9 giugno, non è il massimo. Anche se è innegabile che sia da un po’ che il Pd richiede una remise en forme. Da quando la Schlein che era, è, un’extraterrestre rispetto alle logiche e alla storia del Pd, si è trovata a guidare il partito con gli iscritti che avevano votato Bonaccini, il presidente della regione Emilia-Romagna. Doveva aspettarselo che quel carrozzone, diviso in decine di parrocchie, con la militanza spenta, le sezioni semiapert, senza il traino delle feste dell’Unità, un patchwork indistinto, ormai, sarebbe uscito fuori a puntellare il territorio. Le zone d’influenza. Correnti senza consenso ma in piedi per trafficare posizioni di lista, con l’ossessione perpetua di stracciare un po’ di potere da qualche parte. Stessi malanni sia dei partiti di centrodestra sia di centrosinistra.

Il Pd viene da dieci anni di governo che l’ha spento, così i suoi dirigenti massimi che ricordano quelle esperienze carichi di nostalgia di grisaglia e di potere. Molti anche di Conte premier. La Schlein ha la dignità, l’allure, non sappiamo a questo punto se ha lo sprint di creare il magic moment che conquista consenso e interesse. Che sposta voti. Se il popolo ha fame, non puoi dargli etica e correnti del Pd. Un esempio sotto gli occhi. Ci sono le europee, il bilancio dell’agire dell’Europa è quello che è, c’è una guerra in corso, dove il Vecchio Continente, per diverse ragioni, si è rivelato robetta da quart’ordine. Il conflitto russo – ucraino ha creato un effetto valanga che ha rivoltato il mondo e ci ha reso più poveri. Può un partito di sinistra con velleità di governare il Paese continuare a dire sì all’invio di armi per la pace?

Per riformare i partiti non è sempre necessario partire dalle persone. Basta esercitare la leadership conquistata e prendere delle decisioni fuori dalle mediazioni tra le correnti e offrire obiettivi che cambiano le prospettive di vita delle persone.

Comunque Schlein ha fatto bene provare a tastare il terreno del politico Conte. Un’alleanza occorrerà pur costruirla, oggi, domani o dopodomani. Qualcosa dovrà mettere in piedi con i 5Stelle per scalzare il centrodestra. Schlein gli ha preso le misure e speriamo ha capito che nelle coalizioni non potrà mai venir meno la competizione tra partiti e tra leader. Soprattutto se parliamo di Conte, già due volte premier, quello che – stando ai racconti di Juncker – ai consigli europei iniziava i suoi interventi dicendo ‘Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi…’, insomma un tipo cui non manca un ego smisurato. Figuriamoci se in lui non tiene ancora sogni di gloria a guidare un futuro accordo di centrosinistra, tra l’altro dentro il Pd ha tanti supporter della grandeur stellata. Anche qui, però, ci vuole chiarezza dall’inizio, il leader che guiderà sarà del partito primo nella coalizione alle elezioni. Come fa il centrodestra.

Si ovvierebbe al caos odierno nelle amministrazioni locali dove il panorama è frastagliato, smosso e scosso da umori e comportamenti diversi. Quelli del Pd votano un candidato 5 Stelle ma quelli di 5 stelle non votano con slancio uno del Pd. Se da un lato i grillini non tengono voti nei diversi comuni, il Pd in quanto partito-partito è debole, manca di autorità. Di presenza riconoscibile. Tutto è demandato ai vari capi-sindaci e governatori che in nome di una legge elettorale, unti dal signore, sospendono a divinis il partito. Rendendolo ultroneo. Superfluo. Nella raccolta dei voti. Si spiegano così i casi di Emiliano, in subordine di De Caro, di De Luca in Campania. E via via giù nei tanti paesi. Si fa quello che dicono i capi dei rispettivi ‘feudi’. Il Pd non è più in grado di selezionare una classe dirigente.

Impossibile venirne a capo in breve tempo e collegare questo alle magnifiche sorti e progressive del Pd e della Schlein. Sono realtà con cui, provvisoriamente, fare i conti. Il rischio è che si facciano liste autonome e mandino possibilità di vittoria sotto l’uscio. La Schlein può rendere ancora più salda la sua gestione se riesce darsi una mossa e ragionare dal punto di vista di Pd First, il Pd prima di tutto. Adottando nella stessa gestione delle candidature di partito e di coalizione il sistema che l’ha portata alla guida del partito. Le primarie. Anche online solo per gli iscritti. Poteva farlo già per le elezioni europee. Piattaforma politica strong e candidati scelti dai cittadini. Così per i comuni e le regioni. Con regole, metodo, chiarezza riuscirà meglio gestire il partito e l'alleanza che verrà. E intanto che c’è, sarà il caso che cambi qualche consigliere o suggeritore che evidentemente non ne prende una che è una. E rimetta in pista teste pensanti come Cuperlo, messo da parte in nome del Santo Graal correntizio.

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Schlein riuscirà a scacciare l’idea che nel Pd l’è tutto da rifare?

11 0
11.04.2024

Il Pd in via crucis. Da quando è nato. Il Pd che fa fuori i suoi leader è l’essenza della sua passione. Così come le correnti. Che la Schlein vuole cancellare e impartire un codice etico dopo le vicende giudiziarie di Bari e Torino. La segretaria del Pd non cada nel trappolone di fare la campagna elettorale dentro il Pd.

Mettersi a fare le pulizie di casa in prossimità di un’elezione, le europee dell’8-9 giugno, non è il massimo. Anche se è innegabile che sia da un po’ che il Pd richiede una remise en forme. Da quando la Schlein che era, è, un’extraterrestre rispetto alle logiche e alla storia del Pd, si è trovata a guidare il partito con gli iscritti che avevano votato Bonaccini, il presidente della regione Emilia-Romagna. Doveva aspettarselo che quel carrozzone, diviso in decine di parrocchie, con la militanza spenta, le sezioni semiapert, senza il traino delle feste dell’Unità, un patchwork indistinto, ormai, sarebbe uscito fuori a puntellare il territorio. Le zone d’influenza. Correnti senza consenso ma in piedi per trafficare posizioni di lista, con l’ossessione perpetua di stracciare un po’ di potere da qualche parte. Stessi malanni sia dei partiti di centrodestra sia di centrosinistra.

Il Pd viene da dieci anni di governo che l’ha spento, così i suoi dirigenti massimi che ricordano quelle esperienze carichi di nostalgia di grisaglia e di potere. Molti anche di........

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