È stato sentito poco lo sciopero itinerante iniziato venerdì 17. Evaporata all’istante la sua efficacia. Dissolta la forza d’urto pensata. Insita, intrisa in una mobilitazione dei lavoratori. “Un vero sciopero è totale”, diceva bene il tranviere Riccardo Billi a Mario Riva nel film Accadde al Commissariato del 1954. Fermo. Da Nord a Sud. Isole comprese. Farne dello sciopero una cartina geografica, a chiamate in più giorni, settoriali, regionali, qui sì, lì no, è controproducente. Smonta l’effetto. Se, poi, c’è una resa (cedere sul numero di ore per garantire i lavoratori che lo sciopero non lo fanno) alla precettazione ecco che il frittatone è bello che pronto. È il format del piangina. Lo sciopero nel catalogo delle offerte. Scontato. Si veda cosa vuol dire l’astensione dal lavoro in Francia o in Germania. Tra l’altro in nazioni dove la busta paga è più alta rispetto l’Italia. Ci sarà un motivo da ricercare anche nelle mosse, nei comportamenti timidi del sindacato se il potere d’acquisto dei lavoratori italiani è relegato a piè di lista in Europa?

Indire lo sciopero mesi prima, a scarto ridotto, non in tutti i settori, non in tutta Italia, a orari diversi, con modalità differenti fa perdere la bussola, sgonfia la forza invasiva che dovrebbe avere, porta anche a chiedersi il potere reale che tiene il sindacato, chi rappresenta, a che titolo. Le paure. E non sempre le risposte risiedono nel cosiddetto senso di responsabilità (i vincoli dell’Europa, il debito pubblico, ecc.), al quale, forse, il sindacato ha fatto spesso ricorso, per la verità è stato anche pedissequamente e pedagogicamente richiamato, rammollendo il suo urto scivolando, così, nel rituale compromesso. E sgonfia oggi, sgonfia domani a chi farà mai paura questo sindacato?

Il ministro Salvini fa ‘bau’, precetta e il sindacato alza bandiera bianca. È incontestabile che la rappresentanza sindacale soffre. I lavoratori non seguono, vuoi per le insoddisfazioni di questi anni, le esagerate inversioni, il non aver fatto contare di più i lavoratori. Basterebbe comparare la condizione degli operai in Germania e da noi. L’entrata nei consigli d’amministrazione delle aziende. Incidere sulle valutazioni strategiche. In una parola responsabilizzazione perché le crisi aziendali non si possono sempre demandare a un tavolo al ministero con l’obbligo di risolverle. Nella contemporaneità complessa ci si trova di fronte a una vera e propria necessità di pensare ai sistemi produttivi delle singole aziende e, in grande, al modello generale di sviluppo.

Nel frattempo il cumulo d’inciampi del sindacato ha sedimentato. Provocando un prevedibile rompete le righe. Lasciando che la popolazione dei pensionati tenga la golden share. Oltre naturalmente la ricca attività d’ufficio dei caf ormai diventata l’attività preminente.

L’uso dello sciopero generale, inteso al massimo degli effetti, 24 o 48 ore fermo il Paese, va fatto con la consapevolezza delle forze, la capacità di attrazione, l’indubitabile certezza della buona riuscita. Vuole dire che la maggioranza dei lavoratori è dietro e rispondono convinti. Grinta a muso duro. Con quattro o cinque punti che escono dai classici slogan biblici e generalisti, siamo quelli che paghiamo le tasse, siamo quelli che ci paghiamo lo sciopero, va bene, si sa, e quindi dove si va? E non si tratta sempre di star lì a premere sul Governo, qualche parolina va detta anche alle imprese, senza infingimenti o paure che si squilibri la democrazia contabile della nazione.

Caro Landini si concentri su un dato di fatto: la necessità di risvegliare le coscienze degli italiani, leggermente dormienti, stanchi, sfibrati per nulla reattivi. Capire perché viaggia così. Se c’è anche una questione credibilità del sindacato. La sua azione. L’incapacità di incidere. Comprendere che oltre al lavoro dipendente e i pensionati c’è di più, le partite Iva, piccole, piccolissime, tanti lavoretti precari, senza tutele, senza aiuti, senza pensioni future. 14 milioni di lavoratori poveri. Che lo sciopero, forzatamente, lo fanno ogni giorno. E per non sostare solo in zona lavoro allarghi la valutazione dell’azione sindacale in altri settori sensibili dove stanno persone dimenticate, sotto rappresentate. Per esempio nel degrado delle case popolari. Il silenzio. La rassegnazione. Bastava rispondere al logorio d’intere periferie con l’affitto rata del mutuo per diventare poi proprietari di una casa. Un’azione volta a responsabilizzare (come i lavoratori nelle aziende) e a volte rendere in una condizione risolta una generazione famigliare. Riscattare degli individui, farli uscire dall’angolo. Invece si è preferito assecondare le varie aziende regionali, di destra e di sinistra, nella consapevolezza del disastro sul quale siedono.

Fin qui lo sciopero e poi. I limiti del sindacato, la lotta per salari crescenti. Per la responsabilizzazione del lavoratore. Ma se in corso d’opera ci accorgessimo che i problemi da risolvere non sono questi? Più persone, tecnici, studiosi, mi dicono che gli italiani non reagiscono, non fanno scioperi, perché alla fine della fiera la situazione economica non è così drammatica. Risparmi, case di proprietà, welfare famigliare e premi produttivi (trasformati dalla contrattazione aziendale in compensi fissi), in ogni settore, pubblico e privato, invita a non smuoversi dalla quiete del perimetro individuale del proprio orticello. Se ci chiedete la parola per descrivere questo stato di cose, la prima che ci viene in mente è rassegnazione.

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Caro Landini un vero sciopero è totale o non è

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21.11.2023

È stato sentito poco lo sciopero itinerante iniziato venerdì 17. Evaporata all’istante la sua efficacia. Dissolta la forza d’urto pensata. Insita, intrisa in una mobilitazione dei lavoratori. “Un vero sciopero è totale”, diceva bene il tranviere Riccardo Billi a Mario Riva nel film Accadde al Commissariato del 1954. Fermo. Da Nord a Sud. Isole comprese. Farne dello sciopero una cartina geografica, a chiamate in più giorni, settoriali, regionali, qui sì, lì no, è controproducente. Smonta l’effetto. Se, poi, c’è una resa (cedere sul numero di ore per garantire i lavoratori che lo sciopero non lo fanno) alla precettazione ecco che il frittatone è bello che pronto. È il format del piangina. Lo sciopero nel catalogo delle offerte. Scontato. Si veda cosa vuol dire l’astensione dal lavoro in Francia o in Germania. Tra l’altro in nazioni dove la busta paga è più alta rispetto l’Italia. Ci sarà un motivo da ricercare anche nelle mosse, nei comportamenti timidi del sindacato se il potere d’acquisto dei lavoratori italiani è relegato a piè di lista in Europa?

Indire lo sciopero mesi prima, a scarto ridotto, non in tutti i settori, non in tutta Italia, a orari diversi, con modalità differenti fa perdere la bussola, sgonfia la forza invasiva che dovrebbe avere, porta anche a chiedersi il potere reale che tiene il sindacato, chi rappresenta, a che titolo. Le paure. E non sempre le risposte risiedono nel........

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