In occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina è stato pubblicato un appello firmato da oltre 500 personalità della cultura e della politica, prevalentemente europee e statunitensi, per aumentare considerevolmente gli aiuti militari a Kyev. Tra i firmatari ci sono anche sei esponenti politici, Igor Boni, Marco Cappato, Olivier Dupuis, Silvja Manzi, Carmelo Palma e chi scrive, che in passato sono stati iscritti e dirigenti del Partito Radicale.

Il Partito Radicale è stato un partito anti-militarista che 40 anni fa si adoperò per far uscire quanti più refuznik possibili dall’URSS, che cercò iscrizioni nelle opposizioni politiche e nonviolente nelle ex-repubbliche sovietiche, che nel 1994 ha visto morire a Mosca in circostanze mai chiarite Andrea Tamburi, il coordinatore delle attività russe nei primi anni ‘90, e sei anni dopo il corrispondente di Radio Radicale Antonio Russo trovato cadavere alla periferia della capitale georgiana Tblisi.

Un partito che 24 anni fa ha rischiato di esser cacciato dalla sua affiliazione con il Consiglio economico, sociale e culturale dell’Onu per aver fatto parlare alla Commissione diritti umani delle Nazioni unite il parlamentare ceceno Akyad Idigov. Un Partito il cui leader Marco Pannella fu l’unico politico eletto a partecipare ai funerali di Anna Politkovskaja a ottobre del 2006. Un partito che era presente in piazza durante la “rivoluzione arancione” ucraina di 20 anni fa. Un partito che fin dagli ultimi anni dell’URSS ha sempre dedicato particolare attenzione all’antimilitarismo in chiave riformatrice perché anche da lì potesse nascere una rivoluzione liberale che potesse far evolvere un regime totalitario in un paese democratico fondato sullo Stato di Diritto. Un Partito, anzi l’unico partito, che ha fatto dell’istituzione della Corte penale internazionale uno dei suoi obiettivi transnazionali, quella stessa Corte che 11 mesi fa ha incriminato Vladimir Putin per crimini di guerra. Un partito che, oggi, su queste cose tace - ma questa è un'altra storia.

Questa premessa mi pare necessaria per motivare il perché della mia firma - la responsabilità politica è individuale - in calce a un appello che parla solo ed esclusivamente di armi con tanto di costi per le dotazioni che tra le altre cose prevede:

-quattro squadroni di Rafales. Dassault Aviation dice di essere in grado di raddoppiare la propria capacità produttiva e rendere possibile la fornitura di due squadriglie di Rafales (24 velivoli) come aiuto militare bilaterale che con l’accordo degli altri Stati membri dell’Unione europea potrebbero aumentare di altre due nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Fep). Costo: circa cinque miliardi di euro.

-Ottanta elicotteri d’assalto italiani NH90. Leonardo può raddoppiare la capacità produttiva dell'NH 90, consentendo all’Italia di fornire rapidamente una quarantina di elicotteri d’assalto che, sempre in ’accordo con gli altri Stati dell’UE, un’altra quarantina nell’ambito del Fep. Costo: circa 3,5 miliardi di euro.

-L’impegno a queste forniture potrebbe incoraggiare altri Paesi a fornire centinaia di missili Patriot, Atacms, Taurus e Storm Shadow, oltre a 150 F-16 in aggiunta ai sessanta già previsti. Oltre al famigerato milione di munizioni.

In questi 24 mesi m'è capitato di partecipare a varie manifestazioni, nella stragrande maggioranza organizzate da Radicali Italiani, che ormai col Partito Radicale non ha più nulla a che fare, manifestazioni che chiedevano il riconoscimento dell’Olomodor come genocidio, la revoca delle massime onirificenze patrie a russi coinvolti nella guerra e l’incriminazione di Putin all’Aia. Manifestazioni a cui ho partecipato gridando “no fly zone”. Anni di militanza contro le guerre mi hanno insegnato che quando siamo di fronte ad aggressioni, l’esercito che invade ha come obiettivo vincere e non flettere i muscoli per poi trattare. La lista degli esempi sarebbe lunga, lunga tanto quanto quella delle non risposte della Comunità internazionale - unica eccezione l’attacco dell’Iraq al Kuwait. All’aggressione di Saddam dell’estate del 1990 seguì la risposta internazionale del gennaio 1991 con una “no fly zone”, cioè una zona d'interdizione al volo, che fu mantenuta per oltre 10 anni per cercare di contenere gli attacchi iracheni ai curdi nel nord del paese.

Anche in quella occasione i Radicali, guidati dall’obiettore di coscienza nonviolento per antonomasia Roberto Cicciomessere non ebbero dubbi sul che proporre: pretendere il rispetto dell’articolo 7 della Carta dell’Onu che prevede l’uso della forza nel caso di azioni governative che mettono a rischio la pace e la sicurezza internazionale. Avvenne. Le truppe Usa non entrarono però a Bagdad - una decisione che col senno di poi, ma che allora fu auspicata da qualcuno, ci avrebbe evitato molte delle sciagure del Terzo Millennio.

Come si sa, con i “se” e con i “ma” la storia non si fa, ma una difesa internazionale dei cieli ucraini due anni fa avrebbe evitato centinaia di migliaia di morti civili e militari da ambo le parti e avrebbe messo in ginocchio un regime che sperava di risolvere la questione in qualche settimana. In questi due anni sanzioni a scoppio ritardato e poco efficaci, controlli aggirabili e il rafforzamento delle alleanze tra Russia e i suoi vicini a Oriente, hanno fatto sì che Mosca sia molto più forte del febbraio 2022, per questo vanno mantenute le promesse di aiuti economici, finanziari, diplomatici, politici e mlitari.

Troppo facile alzare il tono della retorica a reti unificate sul “attacco al cuore dell’Europa” e la “difesa anche della nostra democrazia”, come dovrebbe sapere un paese che ha vissuto la resistenza sostenuta dall’estero: il nemico va sconfitto e ricacciato a casa sua, anche per il “bene” del suo popolo.

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In occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina è stato pubblicato un appello firmato da oltre 500 personalità della cultura e della politica, prevalentemente europee e statunitensi, per aumentare considerevolmente gli aiuti militari a Kyev. Tra i firmatari ci sono anche sei esponenti politici, Igor Boni, Marco Cappato, Olivier Dupuis, Silvja Manzi, Carmelo Palma e chi scrive, che in passato sono stati iscritti e dirigenti del Partito Radicale.

Il Partito Radicale è stato un partito anti-militarista che 40 anni fa si adoperò per far uscire quanti più refuznik possibili dall’URSS, che cercò iscrizioni nelle opposizioni politiche e nonviolente nelle ex-repubbliche sovietiche, che nel 1994 ha visto morire a Mosca in circostanze mai chiarite Andrea Tamburi, il coordinatore delle attività russe nei primi anni ‘90, e sei anni dopo il corrispondente di Radio Radicale Antonio Russo trovato cadavere alla periferia della capitale georgiana Tblisi.

Un partito che 24 anni fa ha rischiato di esser cacciato dalla sua affiliazione con il Consiglio economico, sociale e culturale dell’Onu per aver fatto parlare alla Commissione diritti umani delle Nazioni unite il parlamentare ceceno Akyad Idigov. Un Partito il cui leader Marco Pannella fu l’unico politico eletto a partecipare ai funerali di Anna Politkovskaja a ottobre del 2006. Un partito che era presente in piazza durante la “rivoluzione arancione” ucraina di 20 anni fa. Un partito che fin dagli ultimi anni dell’URSS ha sempre dedicato particolare attenzione all’antimilitarismo in chiave riformatrice perché anche da lì potesse nascere una rivoluzione liberale che potesse far evolvere un regime totalitario in un paese democratico fondato sullo Stato di Diritto. Un Partito, anzi l’unico partito, che ha fatto dell’istituzione della Corte penale internazionale uno dei suoi obiettivi transnazionali, quella stessa Corte che 11 mesi fa ha incriminato Vladimir Putin per crimini di guerra. Un partito che, oggi, su queste cose tace - ma questa è un'altra storia.

Questa premessa mi pare necessaria per motivare il perché della mia firma - la responsabilità politica è individuale - in calce a un appello che parla solo ed esclusivamente di armi con tanto di costi per le dotazioni che tra le altre cose prevede:

-quattro squadroni di Rafales. Dassault Aviation dice di essere in grado di raddoppiare la propria capacità produttiva e rendere possibile la fornitura di due squadriglie di Rafales (24 velivoli) come aiuto militare bilaterale che con l’accordo degli altri Stati membri dell’Unione europea potrebbero aumentare di altre due nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Fep). Costo: circa cinque miliardi di euro.

-Ottanta elicotteri d’assalto italiani NH90. Leonardo può raddoppiare la capacità produttiva dell'NH 90, consentendo all’Italia di fornire rapidamente una quarantina di elicotteri d’assalto che, sempre in ’accordo con gli altri Stati dell’UE, un’altra quarantina nell’ambito del Fep. Costo: circa 3,5 miliardi di euro.

-L’impegno a queste forniture potrebbe incoraggiare altri Paesi a fornire centinaia di missili Patriot, Atacms, Taurus e Storm Shadow, oltre a 150 F-16 in aggiunta ai sessanta già previsti. Oltre al famigerato milione di munizioni.

In questi 24 mesi m'è capitato di partecipare a varie manifestazioni, nella stragrande maggioranza organizzate da Radicali Italiani, che ormai col Partito Radicale non ha più nulla a che fare, manifestazioni che chiedevano il riconoscimento dell’Olomodor come genocidio, la revoca delle massime onirificenze patrie a russi coinvolti nella guerra e l’incriminazione di Putin all’Aia. Manifestazioni a cui ho partecipato gridando “no fly zone”. Anni di militanza contro le guerre mi hanno insegnato che quando siamo di fronte ad aggressioni, l’esercito che invade ha come obiettivo vincere e non flettere i muscoli per poi trattare. La lista degli esempi sarebbe lunga, lunga tanto quanto quella delle non risposte della Comunità internazionale - unica eccezione l’attacco dell’Iraq al Kuwait. All’aggressione di Saddam dell’estate del 1990 seguì la risposta internazionale del gennaio 1991 con una “no fly zone”, cioè una zona d'interdizione al volo, che fu mantenuta per oltre 10 anni per cercare di contenere gli attacchi iracheni ai curdi nel nord del paese.

Anche in quella occasione i Radicali, guidati dall’obiettore di coscienza nonviolento per antonomasia Roberto Cicciomessere non ebbero dubbi sul che proporre: pretendere il rispetto dell’articolo 7 della Carta dell’Onu che prevede l’uso della forza nel caso di azioni governative che mettono a rischio la pace e la sicurezza internazionale. Avvenne. Le truppe Usa non entrarono però a Bagdad - una decisione che col senno di poi, ma che allora fu auspicata da qualcuno, ci avrebbe evitato molte delle sciagure del Terzo Millennio.

Come si sa, con i “se” e con i “ma” la storia non si fa, ma una difesa internazionale dei cieli ucraini due anni fa avrebbe evitato centinaia di migliaia di morti civili e militari da ambo le parti e avrebbe messo in ginocchio un regime che sperava di risolvere la questione in qualche settimana. In questi due anni sanzioni a scoppio ritardato e poco efficaci, controlli aggirabili e il rafforzamento delle alleanze tra Russia e i suoi vicini a Oriente, hanno fatto sì che Mosca sia molto più forte del febbraio 2022, per questo vanno mantenute le promesse di aiuti economici, finanziari, diplomatici, politici e mlitari.

Troppo facile alzare il tono della retorica a reti unificate sul “attacco al cuore dell’Europa” e la “difesa anche della nostra democrazia”, come dovrebbe sapere un paese che ha vissuto la resistenza sostenuta dall’estero: il nemico va sconfitto e ricacciato a casa sua, anche per il “bene” del suo popolo.

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Un appello alle armi per l’Ucraina firmato anche da anti-militaristi

9 0
26.02.2024

In occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina è stato pubblicato un appello firmato da oltre 500 personalità della cultura e della politica, prevalentemente europee e statunitensi, per aumentare considerevolmente gli aiuti militari a Kyev. Tra i firmatari ci sono anche sei esponenti politici, Igor Boni, Marco Cappato, Olivier Dupuis, Silvja Manzi, Carmelo Palma e chi scrive, che in passato sono stati iscritti e dirigenti del Partito Radicale.

Il Partito Radicale è stato un partito anti-militarista che 40 anni fa si adoperò per far uscire quanti più refuznik possibili dall’URSS, che cercò iscrizioni nelle opposizioni politiche e nonviolente nelle ex-repubbliche sovietiche, che nel 1994 ha visto morire a Mosca in circostanze mai chiarite Andrea Tamburi, il coordinatore delle attività russe nei primi anni ‘90, e sei anni dopo il corrispondente di Radio Radicale Antonio Russo trovato cadavere alla periferia della capitale georgiana Tblisi.

Un partito che 24 anni fa ha rischiato di esser cacciato dalla sua affiliazione con il Consiglio economico, sociale e culturale dell’Onu per aver fatto parlare alla Commissione diritti umani delle Nazioni unite il parlamentare ceceno Akyad Idigov. Un Partito il cui leader Marco Pannella fu l’unico politico eletto a partecipare ai funerali di Anna Politkovskaja a ottobre del 2006. Un partito che era presente in piazza durante la “rivoluzione arancione” ucraina di 20 anni fa. Un partito che fin dagli ultimi anni dell’URSS ha sempre dedicato particolare attenzione all’antimilitarismo in chiave riformatrice perché anche da lì potesse nascere una rivoluzione liberale che potesse far evolvere un regime totalitario in un paese democratico fondato sullo Stato di Diritto. Un Partito, anzi l’unico partito, che ha fatto dell’istituzione della Corte penale internazionale uno dei suoi obiettivi transnazionali, quella stessa Corte che 11 mesi fa ha incriminato Vladimir Putin per crimini di guerra. Un partito che, oggi, su queste cose tace - ma questa è un'altra storia.

Questa premessa mi pare necessaria per motivare il perché della mia firma - la responsabilità politica è individuale - in calce a un appello che parla solo ed esclusivamente di armi con tanto di costi per le dotazioni che tra le altre cose prevede:

-quattro squadroni di Rafales. Dassault Aviation dice di essere in grado di raddoppiare la propria capacità produttiva e rendere possibile la fornitura di due squadriglie di Rafales (24 velivoli) come aiuto militare bilaterale che con l’accordo degli altri Stati membri dell’Unione europea potrebbero aumentare di altre due nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Fep). Costo: circa cinque miliardi di euro.

-Ottanta elicotteri d’assalto italiani NH90. Leonardo può raddoppiare la capacità produttiva dell'NH 90, consentendo all’Italia di fornire rapidamente una quarantina di elicotteri d’assalto che, sempre in........

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