Il discorso di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha deluso chi si aspettava l'apertura di un fronte settentrionale, non ha deluso nella (solita) retorica: "il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio, a dare tutto" ma, dopo aver riconosciuto che l'attacco del 7 ottobre era tutto merito di Hamas e che l’Iran non c’entrava, non ha preannunciato altro.

Per chi si fosse sintonizzato solo ora Hezbollah è un partito politico musulmano sciita e un gruppo militare con sede in Libano fondato a metà anni Ottanta su spinta dell'Iran. La sua organizzazione politica e la rete di servizi sociali che offre hanno favorito la sua reputazione di “uno stato nello stato” libanese. Fondato nel caos della quindicennale guerra civile libanese, il gruppo è sostenuto principalmente dall’Iran, è guidato dalla sua opposizione a Israele e dalla resistenza all'influenza occidentale in Medio Oriente. Hezbollah ha stretti rapporti anche con il regime di Bashar al-Assad in Siria e, oltre ai trasferimenti da Teheran, si finanzia con attività illegali, imprese criminali internazionali e della diaspora libanese.

Tra le attività illegali la produzione di hashish e il traffico di cocaina la fanno da sempre da padrone, mentre recentemente si è affacciato anche il commercio di captagon. La cannabis viene coltivata nella valle della Bekaa, le operazioni di importazione della polvere bianca impegnano i guerrieri di dio in mezzo mondo, e pasticche vengono mosse principalmente dalla Siria verso la penisola arabica. A più riprese la leadership di Hezbollah ha ricordato che se è proibito per chi segue l'Islam usare gli stupefacenti, non lo è venderli agli infedeli.

La duplice veste di partito politico presente nelle istituzioni e gruppo para-militare consente a Hezbollah la distruzione, o copertura, dello Stato libanese, corrotto e corruttore, che funge anche da “porto sicuro” per narcotrafficanti internazionali. Se cannabis e pasticche sono un “prodotto tipico” della regione, la prima da sempre, le seconde da un decennio, la cocaina viene dalla Colombia. Da una quindicina di anni la cocaina arriva nel Mediterraneo dopo aver attraversato l'Atlantico e mezza Africa. Un primo snodo di uscita dall’America del sud è la cosiddetta triple frontera, la zona franca al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile che vanta una ricchissima rete di trasporti fluviali che, un po’ per via delle foreste che la circondano un po’ per i conflitti legali che mettono una giurisdizione nazionale contro l'altra, fanno della Hidrovia un eldorado di traffici illegali: droghe, armi ed esseri umani. E, come si sa, dove c’è commercio illegale c’è mafia.

L’ultimo rapporto della Direzione investigativa anti-mafia, DIA, nel citare il rapporto del Congresso USA “Terrorist and Organised Crime groups in the Tri-Border Area of South America” segnala una serie di organizzazioni straniere nell’area in America del sud, tra cui Hezbollah, coinvolte in attività illecite quali il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, il contrabbando di veicoli, tabacco e oggetti contraffatti. Secondo stime della DEA ogni anno dalla Tripla Frontera vengono inviati al gruppo sciita più di 100 milioni di dollari, soldi che provengono da attività illecite come traffico di droga e riciclaggio. La zona è da anni meta di migrazioni dal mondo arabo e cinese, una presenza che ha consentito la copertura di alcune delle attività più redditizie e dall’altra rafforzato i traffici in entrata e in uscita delle merci illegali verso quei mercati.

Agendo in terre lontane è fondamentale la collaborazione con le mafie locali, come il Primeiro comando da Capital, Pcc, la più grande organizzazione criminale brasiliana; secondo la DIA il Pcc “è un importante attore di riferimento nell’ambito del fiorente mercato degli stupefacenti, anche grazie a collegamenti con Hezbollah e la ’ndrangheta”. Negli anni sono state documentate connessioni di importanti esponenti della ‘ndrangheta con la criminalità locale operante nella Triple Frontera con arresti avvenuti in Brasile, Italia e Libano. Il rapporto della DIA ricorda anche le accuse del governo paraguaiano relative alla pervasività delle mafie italiane, in particolar modo per l’appunto della ‘ndrangheta, attiva nel settore del narcotraffico, armi, gioco d’azzardo, estorsione e corruzione di pubblici dipendenti. La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ritiene che la ‘ndrangheta possa avere interessi criminali interconnessi nell’area compresa tra Paraguay, Argentina, Uruguay e Brasile, senza però escludere la presenza di altre organizzazioni criminali.

Tanto la ‘ndrangheta quanto Hezbollah hanno avuto connessioni strette con i narcos colombiani, la presenza di piccole comunità libanesi in Africa occidentale e Asia ha consentito la creazione della cosiddetta “Highway 10” che scorre lungo il 10° parallelo nord che attraversa America Latina, Africa e Asia Sud-Orientale tagliando o passando accanto a paesi come la Nigeria, il Sudan, la Somalia, l’Indonesia (il paese dove vivono più Mussulmani al mondo) e le Filippine luoghi dove si può comprare di tutto.

Tutti gli studi confermano che il narcotraffico è il bancomat delle organizzazioni criminali, i proventi da questi traffici transnazionali servono per comprare armi necessarie alla difesa delle rotte, al controllo del territorio o ad altro. Hezbollah, avendo come fine statutario la distruzione di Israele, ha utilizzato quei milioni, se non miliardi, di dollari per armarsi fino ai denti, imparando dalle mafie “trucchi del mestiere” in quanto ad attentati dinamitardi, racket, estorsioni e nascondigli.

La prossima volta che Biden fa autocritica sugli interventi e le occupazioni militari delle passate amministrazioni USA, gli andrà ricordata anche la War on Drugs che continua ad arricchire organizzazioni criminali e gruppi para-militari o terroristi.

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Il discorso di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha deluso chi si aspettava l'apertura di un fronte settentrionale, non ha deluso nella (solita) retorica: "il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio, a dare tutto" ma, dopo aver riconosciuto che l'attacco del 7 ottobre era tutto merito di Hamas e che l’Iran non c’entrava, non ha preannunciato altro.

Per chi si fosse sintonizzato solo ora Hezbollah è un partito politico musulmano sciita e un gruppo militare con sede in Libano fondato a metà anni Ottanta su spinta dell'Iran. La sua organizzazione politica e la rete di servizi sociali che offre hanno favorito la sua reputazione di “uno stato nello stato” libanese. Fondato nel caos della quindicennale guerra civile libanese, il gruppo è sostenuto principalmente dall’Iran, è guidato dalla sua opposizione a Israele e dalla resistenza all'influenza occidentale in Medio Oriente. Hezbollah ha stretti rapporti anche con il regime di Bashar al-Assad in Siria e, oltre ai trasferimenti da Teheran, si finanzia con attività illegali, imprese criminali internazionali e della diaspora libanese.

Tra le attività illegali la produzione di hashish e il traffico di cocaina la fanno da sempre da padrone, mentre recentemente si è affacciato anche il commercio di captagon. La cannabis viene coltivata nella valle della Bekaa, le operazioni di importazione della polvere bianca impegnano i guerrieri di dio in mezzo mondo, e pasticche vengono mosse principalmente dalla Siria verso la penisola arabica. A più riprese la leadership di Hezbollah ha ricordato che se è proibito per chi segue l'Islam usare gli stupefacenti, non lo è venderli agli infedeli.

La duplice veste di partito politico presente nelle istituzioni e gruppo para-militare consente a Hezbollah la distruzione, o copertura, dello Stato libanese, corrotto e corruttore, che funge anche da “porto sicuro” per narcotrafficanti internazionali. Se cannabis e pasticche sono un “prodotto tipico” della regione, la prima da sempre, le seconde da un decennio, la cocaina viene dalla Colombia. Da una quindicina di anni la cocaina arriva nel Mediterraneo dopo aver attraversato l'Atlantico e mezza Africa. Un primo snodo di uscita dall’America del sud è la cosiddetta triple frontera, la zona franca al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile che vanta una ricchissima rete di trasporti fluviali che, un po’ per via delle foreste che la circondano un po’ per i conflitti legali che mettono una giurisdizione nazionale contro l'altra, fanno della Hidrovia un eldorado di traffici illegali: droghe, armi ed esseri umani. E, come si sa, dove c’è commercio illegale c’è mafia.

L’ultimo rapporto della Direzione investigativa anti-mafia, DIA, nel citare il rapporto del Congresso USA “Terrorist and Organised Crime groups in the Tri-Border Area of South America” segnala una serie di organizzazioni straniere nell’area in America del sud, tra cui Hezbollah, coinvolte in attività illecite quali il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, il contrabbando di veicoli, tabacco e oggetti contraffatti. Secondo stime della DEA ogni anno dalla Tripla Frontera vengono inviati al gruppo sciita più di 100 milioni di dollari, soldi che provengono da attività illecite come traffico di droga e riciclaggio. La zona è da anni meta di migrazioni dal mondo arabo e cinese, una presenza che ha consentito la copertura di alcune delle attività più redditizie e dall’altra rafforzato i traffici in entrata e in uscita delle merci illegali verso quei mercati.

Agendo in terre lontane è fondamentale la collaborazione con le mafie locali, come il Primeiro comando da Capital, Pcc, la più grande organizzazione criminale brasiliana; secondo la DIA il Pcc “è un importante attore di riferimento nell’ambito del fiorente mercato degli stupefacenti, anche grazie a collegamenti con Hezbollah e la ’ndrangheta”. Negli anni sono state documentate connessioni di importanti esponenti della ‘ndrangheta con la criminalità locale operante nella Triple Frontera con arresti avvenuti in Brasile, Italia e Libano. Il rapporto della DIA ricorda anche le accuse del governo paraguaiano relative alla pervasività delle mafie italiane, in particolar modo per l’appunto della ‘ndrangheta, attiva nel settore del narcotraffico, armi, gioco d’azzardo, estorsione e corruzione di pubblici dipendenti. La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ritiene che la ‘ndrangheta possa avere interessi criminali interconnessi nell’area compresa tra Paraguay, Argentina, Uruguay e Brasile, senza però escludere la presenza di altre organizzazioni criminali.

Tanto la ‘ndrangheta quanto Hezbollah hanno avuto connessioni strette con i narcos colombiani, la presenza di piccole comunità libanesi in Africa occidentale e Asia ha consentito la creazione della cosiddetta “Highway 10” che scorre lungo il 10° parallelo nord che attraversa America Latina, Africa e Asia Sud-Orientale tagliando o passando accanto a paesi come la Nigeria, il Sudan, la Somalia, l’Indonesia (il paese dove vivono più Mussulmani al mondo) e le Filippine luoghi dove si può comprare di tutto.

Tutti gli studi confermano che il narcotraffico è il bancomat delle organizzazioni criminali, i proventi da questi traffici transnazionali servono per comprare armi necessarie alla difesa delle rotte, al controllo del territorio o ad altro. Hezbollah, avendo come fine statutario la distruzione di Israele, ha utilizzato quei milioni, se non miliardi, di dollari per armarsi fino ai denti, imparando dalle mafie “trucchi del mestiere” in quanto ad attentati dinamitardi, racket, estorsioni e nascondigli.

La prossima volta che Biden fa autocritica sugli interventi e le occupazioni militari delle passate amministrazioni USA, gli andrà ricordata anche la War on Drugs che continua ad arricchire organizzazioni criminali e gruppi para-militari o terroristi.

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Il proibizionismo fa bene (anche) a Hezbollah

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06.11.2023

Il discorso di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha deluso chi si aspettava l'apertura di un fronte settentrionale, non ha deluso nella (solita) retorica: "il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio, a dare tutto" ma, dopo aver riconosciuto che l'attacco del 7 ottobre era tutto merito di Hamas e che l’Iran non c’entrava, non ha preannunciato altro.

Per chi si fosse sintonizzato solo ora Hezbollah è un partito politico musulmano sciita e un gruppo militare con sede in Libano fondato a metà anni Ottanta su spinta dell'Iran. La sua organizzazione politica e la rete di servizi sociali che offre hanno favorito la sua reputazione di “uno stato nello stato” libanese. Fondato nel caos della quindicennale guerra civile libanese, il gruppo è sostenuto principalmente dall’Iran, è guidato dalla sua opposizione a Israele e dalla resistenza all'influenza occidentale in Medio Oriente. Hezbollah ha stretti rapporti anche con il regime di Bashar al-Assad in Siria e, oltre ai trasferimenti da Teheran, si finanzia con attività illegali, imprese criminali internazionali e della diaspora libanese.

Tra le attività illegali la produzione di hashish e il traffico di cocaina la fanno da sempre da padrone, mentre recentemente si è affacciato anche il commercio di captagon. La cannabis viene coltivata nella valle della Bekaa, le operazioni di importazione della polvere bianca impegnano i guerrieri di dio in mezzo mondo, e pasticche vengono mosse principalmente dalla Siria verso la penisola arabica. A più riprese la leadership di Hezbollah ha ricordato che se è proibito per chi segue l'Islam usare gli stupefacenti, non lo è venderli agli infedeli.

La duplice veste di partito politico presente nelle istituzioni e gruppo para-militare consente a Hezbollah la distruzione, o copertura, dello Stato libanese, corrotto e corruttore, che funge anche da “porto sicuro” per narcotrafficanti internazionali. Se cannabis e pasticche sono un “prodotto tipico” della regione, la prima da sempre, le seconde da un decennio, la cocaina viene dalla Colombia. Da una quindicina di anni la cocaina arriva nel Mediterraneo dopo aver attraversato l'Atlantico e mezza Africa. Un primo snodo di uscita dall’America del sud è la cosiddetta triple frontera, la zona franca al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile che vanta una ricchissima rete di trasporti fluviali che, un po’ per via delle foreste che la circondano un po’ per i conflitti legali che mettono una giurisdizione nazionale contro l'altra, fanno della Hidrovia un eldorado di traffici illegali: droghe, armi ed esseri umani. E, come si sa, dove c’è commercio illegale c’è mafia.

L’ultimo rapporto della Direzione investigativa anti-mafia, DIA, nel citare il rapporto del Congresso USA “Terrorist and Organised Crime groups in the Tri-Border Area of South America” segnala una serie di organizzazioni straniere nell’area in America del sud, tra cui Hezbollah, coinvolte in........

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