Manca il Centro e un luogo politico di centro nella cittadella politica italiana. Ormai è un dato largamente acquisito e non fa neanche più notizia ricordarlo. Eppure, malgrado questa assenza, peraltro sempre più necessaria ed indispensabile, persiste la difficoltà a costruire un partito che è la precondizione per cercare di battere un bipolarismo sempre più selvaggio e nefasto per lo stesso buon funzionamento del sistema politico italiano nonché per la qualità della nostra democrazia. Faccio questa riflessione non solo perché nelle settimane scorse il sempre intelligente Massimo D’Alema, e con lui molti ex dirigenti della vecchia FGCI, hanno lamentato l’assenza, oggi, di un vero “partito di sinistra”. Dando per scontato che l’attuale Pd interpreta una sinistra massimalista, radicale e libertaria ma molto lontano da un partito capace di far decollare una vera e propria cultura politica di sinistra, riformista e di governo. Ma, se manca oggi, come ha detto l’ex premier, “una grande forza di sinistra”, è altrettanto indubbio che, specularmente, è assente anche una vera forza di centro riformista, plurale e di governo. Detto con parole più semplici, manca quello che un tempo è stata la Margherita.

Ora, nessuno pensa di guardare avanti con le spalle rivolte all’indietro. Sarebbe un’operazione nostalgica priva di qualsiasi valore e, soprattutto, politicamente inadeguata. Ma è sufficientemente chiaro che, sia sul versante del metodo e sia, e soprattutto, su quello del merito, oggi c’è bisogno di una nuova, rinnovata ed inedita Margherita. Ovvero, di un partito che sappia unire gli storici riformismi di governo in un partito autenticamente democratico respingendo alla radice qualsiasi tentazione personale ed oligarchica.

Non a caso, la Margherita fu uno dei primi esperimenti politici realizzati e compiuti di “partito plurale”. E cioè, della convergenza tra culture riformiste diverse, e di Centro, ma accomunate da una spiccata cultura di governo che rifuggiva dagli estremismi. Una cultura, e quindi un progetto politico, esterno ed estraneo nonchè alternativo rispetto al massimalismo radicale della Schlein, al populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle e, soprattutto, al sovranismo leghista e di altri settori della destra italiana. Ma, al di là della nostalgia e del passato, di quell’esperienza politica e partitica oggi c’è semplicemente bisogno. E questo per la semplice ragione che non si può continuare e parlare, e giustamente, della necessità di avere un luogo politico di Centro serio e credibile senza la presenza di un partito. Un partito, quindi, non personale ma democratico; non estremista ma riformista; non monolitico ma plurale e, infine, non populista e vagamente protestatario ma di governo. E un partito che abbandona definitivamente al proprio destino la fase adolescenziale della politica fatta di veti, vendette, ripicche e personalismi.

E l’iniziativa, concreta e tangibile, di una nuova e rinnovata Margherita è anche il modo migliore per coinvolgere e rendere finalmente protagonista la cultura cattolico popolare e cattolico sociale. Cioè di un pensiero e di una tradizione che sono stati storicamente decisivi nel nostro paese per riaffermare e declinare una vera e propria ‘politica di centro’. E, con i cattolici popolari, anche tutte quelle culture politiche autenticamente riformiste che negli ultimi anni si sono eclissate a vantaggio delle forze populiste e massimaliste. A svantaggio della qualità della democrazia, della credibilità del sistema politico e, soprattutto, della efficacia dell’azione di governo.

Per questi motivi, e al di là dei vari pronunciamenti e dei solenni impegni, forse è arrivato il momento anche per sciogliere definitivamente il nodo. E cioè, si parta - anche dopo le europee se proprio si vuole aspettare il responso elettorale da parte dei vari partiti legato al sistema proporzionale - dopo l’8 giugno ma con la precisa consapevolezza che solo attraverso la formazione di un’unica forza politica democratica e riformista sarà possibile ridar fiato, voce, sostanza e consistenza ad un progetto che sino ad oggi è stato molte volte evocato e assai scarsamente, se non per nulla, praticato.

Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

Manca il Centro e un luogo politico di centro nella cittadella politica italiana. Ormai è un dato largamente acquisito e non fa neanche più notizia ricordarlo. Eppure, malgrado questa assenza, peraltro sempre più necessaria ed indispensabile, persiste la difficoltà a costruire un partito che è la precondizione per cercare di battere un bipolarismo sempre più selvaggio e nefasto per lo stesso buon funzionamento del sistema politico italiano nonché per la qualità della nostra democrazia. Faccio questa riflessione non solo perché nelle settimane scorse il sempre intelligente Massimo D’Alema, e con lui molti ex dirigenti della vecchia FGCI, hanno lamentato l’assenza, oggi, di un vero “partito di sinistra”. Dando per scontato che l’attuale Pd interpreta una sinistra massimalista, radicale e libertaria ma molto lontano da un partito capace di far decollare una vera e propria cultura politica di sinistra, riformista e di governo. Ma, se manca oggi, come ha detto l’ex premier, “una grande forza di sinistra”, è altrettanto indubbio che, specularmente, è assente anche una vera forza di centro riformista, plurale e di governo. Detto con parole più semplici, manca quello che un tempo è stata la Margherita.

Ora, nessuno pensa di guardare avanti con le spalle rivolte all’indietro. Sarebbe un’operazione nostalgica priva di qualsiasi valore e, soprattutto, politicamente inadeguata. Ma è sufficientemente chiaro che, sia sul versante del metodo e sia, e soprattutto, su quello del merito, oggi c’è bisogno di una nuova, rinnovata ed inedita Margherita. Ovvero, di un partito che sappia unire gli storici riformismi di governo in un partito autenticamente democratico respingendo alla radice qualsiasi tentazione personale ed oligarchica.

Non a caso, la Margherita fu uno dei primi esperimenti politici realizzati e compiuti di “partito plurale”. E cioè, della convergenza tra culture riformiste diverse, e di Centro, ma accomunate da una spiccata cultura di governo che rifuggiva dagli estremismi. Una cultura, e quindi un progetto politico, esterno ed estraneo nonchè alternativo rispetto al massimalismo radicale della Schlein, al populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle e, soprattutto, al sovranismo leghista e di altri settori della destra italiana. Ma, al di là della nostalgia e del passato, di quell’esperienza politica e partitica oggi c’è semplicemente bisogno. E questo per la semplice ragione che non si può continuare e parlare, e giustamente, della necessità di avere un luogo politico di Centro serio e credibile senza la presenza di un partito. Un partito, quindi, non personale ma democratico; non estremista ma riformista; non monolitico ma plurale e, infine, non populista e vagamente protestatario ma di governo. E un partito che abbandona definitivamente al proprio destino la fase adolescenziale della politica fatta di veti, vendette, ripicche e personalismi.

E l’iniziativa, concreta e tangibile, di una nuova e rinnovata Margherita è anche il modo migliore per coinvolgere e rendere finalmente protagonista la cultura cattolico popolare e cattolico sociale. Cioè di un pensiero e di una tradizione che sono stati storicamente decisivi nel nostro paese per riaffermare e declinare una vera e propria ‘politica di centro’. E, con i cattolici popolari, anche tutte quelle culture politiche autenticamente riformiste che negli ultimi anni si sono eclissate a vantaggio delle forze populiste e massimaliste. A svantaggio della qualità della democrazia, della credibilità del sistema politico e, soprattutto, della efficacia dell’azione di governo.

Per questi motivi, e al di là dei vari pronunciamenti e dei solenni impegni, forse è arrivato il momento anche per sciogliere definitivamente il nodo. E cioè, si parta - anche dopo le europee se proprio si vuole aspettare il responso elettorale da parte dei vari partiti legato al sistema proporzionale - dopo l’8 giugno ma con la precisa consapevolezza che solo attraverso la formazione di un’unica forza politica democratica e riformista sarà possibile ridar fiato, voce, sostanza e consistenza ad un progetto che sino ad oggi è stato molte volte evocato e assai scarsamente, se non per nulla, praticato.

QOSHE - Ora serve una nuova Margherita - Giorgio Merlo
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Ora serve una nuova Margherita

5 1
17.02.2024

Manca il Centro e un luogo politico di centro nella cittadella politica italiana. Ormai è un dato largamente acquisito e non fa neanche più notizia ricordarlo. Eppure, malgrado questa assenza, peraltro sempre più necessaria ed indispensabile, persiste la difficoltà a costruire un partito che è la precondizione per cercare di battere un bipolarismo sempre più selvaggio e nefasto per lo stesso buon funzionamento del sistema politico italiano nonché per la qualità della nostra democrazia. Faccio questa riflessione non solo perché nelle settimane scorse il sempre intelligente Massimo D’Alema, e con lui molti ex dirigenti della vecchia FGCI, hanno lamentato l’assenza, oggi, di un vero “partito di sinistra”. Dando per scontato che l’attuale Pd interpreta una sinistra massimalista, radicale e libertaria ma molto lontano da un partito capace di far decollare una vera e propria cultura politica di sinistra, riformista e di governo. Ma, se manca oggi, come ha detto l’ex premier, “una grande forza di sinistra”, è altrettanto indubbio che, specularmente, è assente anche una vera forza di centro riformista, plurale e di governo. Detto con parole più semplici, manca quello che un tempo è stata la Margherita.

Ora, nessuno pensa di guardare avanti con le spalle rivolte all’indietro. Sarebbe un’operazione nostalgica priva di qualsiasi valore e, soprattutto, politicamente inadeguata. Ma è sufficientemente chiaro che, sia sul versante del metodo e sia, e soprattutto, su quello del merito, oggi c’è bisogno di una nuova, rinnovata ed inedita Margherita. Ovvero, di un partito che sappia unire gli storici riformismi di governo in un partito autenticamente democratico respingendo alla radice qualsiasi tentazione personale ed oligarchica.

Non a caso, la Margherita fu uno dei primi esperimenti politici realizzati e compiuti di “partito plurale”. E cioè, della convergenza tra culture riformiste diverse, e di Centro, ma accomunate da una spiccata cultura di governo che rifuggiva dagli estremismi. Una cultura, e quindi un progetto politico, esterno ed estraneo nonchè alternativo rispetto al massimalismo........

© HuffPost


Get it on Google Play