Tra le esperienze che hanno maggiormente contribuito alla costruzione del pensiero del cattolicesimo popolare nella storia democratica del nostro Paese, c’è quella della sinistra sociale cattolica, che ha rappresentato una pagina importante e significativa nella cinquantennale presenza della Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di incidere nella politica italiana dal secondo dopoguerra in poi. Oltre, come ovvio e persin scontato, nell’area cattolica e nel variegato e complesso mondo sociale.

E, per fermarsi ad un tassello specifico di questa nobile tradizione culturale e storica, c’è un aspetto che ricorre con insistenza in tutta l’elaborazione politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana e che proprio oggi merita di essere ripreso ed approfondito. Una riflessione che può essere riassunta con le parole secche del leader storico della Dc e di quella componente, Carlo Donat-Cattin, in un celebre convegno della corrente di Forze Nuove a Saint-Vincent all’inizio degli anni Ottanta. E cioè, “noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo nati e ci siamo grazie alla proporzionale. Ma noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo certamente destinati a scomparire se venisse a mancare la proporzionale”.

Era una riflessione che precedeva, come ovvio, l’avvento del maggioritario e dello stesso referendum sulla preferenza unica ma che già delineava, con rara coerenza, che il destino e la stessa prospettiva del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro Paese erano purtroppo segnati se veniva azzerato lo strumento essenziale che ne garantiva la presenza nella cittadella politica italiana: e cioè, il sistema proporzionale. E così è stato, malgrado la buona volontà, la determinazione e il coraggio manifestati nel corso degli anni da molti leader democratico cristiani e cattolico popolari di quell’area politica e culturale: fa Franco Marini a Gerardo Bianco; da Guido Bodrato a Sandro Fontana. L’eclissi della proporzionale, letta e disegnata come il regno della corruzione, della spartizione, della frammentazione e della polverizzazione del quadro politico ha fatto il resto. Dopodiché, la stabilità dei governi non è affatto migliorata. La corruzione politica non è scomparsa e la semplificazione della geografia politica non c’è stata perchè, per dirla con una felice espressione dello storico Pietro Scoppola, si è man mano “proporzionalizzato il maggioritario” e si è incrementato, di conseguenza, il numero dei partiti e dei movimenti politici. L’unico effetto che si è, purtroppo, realizzato, è stato quello di liquidare la presenza e il ruolo dei cattolici popolari e sociali nella vita pubblica italiana. Cioè, si è puntualmente verificato quella profezia che Donat-Cattin e con lui molti altri leader popolari e democratici cristiani, avevano paventato già sin dalla metà degli anni ‘80.

Per questi motivi, semplici ma essenziali e veri, alla vigilia del decollo del dibattito sulla futura riforma istituzionale e costituzionale avanzata dal Governo di Giorgia Meloni, forse è opportuno che i cattolici popolari, sociali e democratici presenti nell’agone politico italiano, oltre a rivendicare la necessità che i cittadini tornino ad eleggersi i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, riflettano anche sull’opportunità e sulla valenza del sistema elettorale proporzionale. Semprechè si creda ancora nei partiti che esprimono una visione della società frutto e conseguenza di una precisa cultura politica e non in grigi ed insignificanti cartelli elettorali o nei docili strumenti partito nelle mani del capo politico di turno.

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Tra le esperienze che hanno maggiormente contribuito alla costruzione del pensiero del cattolicesimo popolare nella storia democratica del nostro Paese, c’è quella della sinistra sociale cattolica, che ha rappresentato una pagina importante e significativa nella cinquantennale presenza della Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di incidere nella politica italiana dal secondo dopoguerra in poi. Oltre, come ovvio e persin scontato, nell’area cattolica e nel variegato e complesso mondo sociale.

E, per fermarsi ad un tassello specifico di questa nobile tradizione culturale e storica, c’è un aspetto che ricorre con insistenza in tutta l’elaborazione politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana e che proprio oggi merita di essere ripreso ed approfondito. Una riflessione che può essere riassunta con le parole secche del leader storico della Dc e di quella componente, Carlo Donat-Cattin, in un celebre convegno della corrente di Forze Nuove a Saint-Vincent all’inizio degli anni Ottanta. E cioè, “noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo nati e ci siamo grazie alla proporzionale. Ma noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo certamente destinati a scomparire se venisse a mancare la proporzionale”.

Era una riflessione che precedeva, come ovvio, l’avvento del maggioritario e dello stesso referendum sulla preferenza unica ma che già delineava, con rara coerenza, che il destino e la stessa prospettiva del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro Paese erano purtroppo segnati se veniva azzerato lo strumento essenziale che ne garantiva la presenza nella cittadella politica italiana: e cioè, il sistema proporzionale. E così è stato, malgrado la buona volontà, la determinazione e il coraggio manifestati nel corso degli anni da molti leader democratico cristiani e cattolico popolari di quell’area politica e culturale: fa Franco Marini a Gerardo Bianco; da Guido Bodrato a Sandro Fontana. L’eclissi della proporzionale, letta e disegnata come il regno della corruzione, della spartizione, della frammentazione e della polverizzazione del quadro politico ha fatto il resto. Dopodiché, la stabilità dei governi non è affatto migliorata. La corruzione politica non è scomparsa e la semplificazione della geografia politica non c’è stata perchè, per dirla con una felice espressione dello storico Pietro Scoppola, si è man mano “proporzionalizzato il maggioritario” e si è incrementato, di conseguenza, il numero dei partiti e dei movimenti politici. L’unico effetto che si è, purtroppo, realizzato, è stato quello di liquidare la presenza e il ruolo dei cattolici popolari e sociali nella vita pubblica italiana. Cioè, si è puntualmente verificato quella profezia che Donat-Cattin e con lui molti altri leader popolari e democratici cristiani, avevano paventato già sin dalla metà degli anni ‘80.

Per questi motivi, semplici ma essenziali e veri, alla vigilia del decollo del dibattito sulla futura riforma istituzionale e costituzionale avanzata dal Governo di Giorgia Meloni, forse è opportuno che i cattolici popolari, sociali e democratici presenti nell’agone politico italiano, oltre a rivendicare la necessità che i cittadini tornino ad eleggersi i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, riflettano anche sull’opportunità e sulla valenza del sistema elettorale proporzionale. Semprechè si creda ancora nei partiti che esprimono una visione della società frutto e conseguenza di una precisa cultura politica e non in grigi ed insignificanti cartelli elettorali o nei docili strumenti partito nelle mani del capo politico di turno.

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I cattolici popolari e il sistema proporzionale

8 0
02.12.2023

Tra le esperienze che hanno maggiormente contribuito alla costruzione del pensiero del cattolicesimo popolare nella storia democratica del nostro Paese, c’è quella della sinistra sociale cattolica, che ha rappresentato una pagina importante e significativa nella cinquantennale presenza della Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di incidere nella politica italiana dal secondo dopoguerra in poi. Oltre, come ovvio e persin scontato, nell’area cattolica e nel variegato e complesso mondo sociale.

E, per fermarsi ad un tassello specifico di questa nobile tradizione culturale e storica, c’è un aspetto che ricorre con insistenza in tutta l’elaborazione politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana e che proprio oggi merita di essere ripreso ed approfondito. Una riflessione che può essere riassunta con le parole secche del leader storico della Dc e di quella componente, Carlo Donat-Cattin, in un celebre convegno della corrente di Forze Nuove a Saint-Vincent all’inizio degli anni Ottanta. E cioè, “noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo nati e ci siamo grazie alla proporzionale. Ma noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo certamente destinati a scomparire se venisse a mancare la proporzionale”.

Era una riflessione che precedeva, come ovvio, l’avvento del maggioritario e dello stesso referendum sulla preferenza unica ma che già delineava, con rara coerenza, che il destino e la stessa prospettiva del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro Paese erano purtroppo segnati se veniva azzerato lo strumento essenziale che ne garantiva la presenza nella cittadella politica italiana: e cioè, il sistema proporzionale. E così è stato, malgrado la buona volontà, la determinazione e il coraggio manifestati nel corso degli anni da molti........

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