È un peccato che il professor Sabino Cassese abbia solo sfiorato il Quirinale, perché in questi ultimi anni sta sfoderando una simpatica ironia che gli avrebbe propiziato grande popolarità nel mandato presidenziale. Ma per questo c’è tempo. Intanto egli si concentra su imperdibili bozzetti dei personaggi che popolano le odierne cronache politiche; l’ultimo lo ha regalato a ‘la zanzara’, popolare trasmissione radiofonica sospesa tra l’ironia più micidiale e la spregiudicatezza meno politicamente corretta.

Il professor Cassese ha detto che la Meloni, contrariamente alle sue origini, si comporta come un perfetto premier democristiano, e nemmeno dei più rivoluzionari, secondo il professor Cassese la nostra premier sarebbe un clone di Mariano Rumor, più volte presidente del consiglio, segretario della Dc, leader del Veneto bianco fin quando l’allievo Bisaglia non glielo sfilò, come usava nella buona famiglia democristiana. Ovviamente il giudizio di Cassese é musica per le mie orecchie, immagino meno per chi viene dalla storia della destra, che vedeva in Rumor l’emblema dell’ immobilità democristiana.

Al di là delle mie idee, Sabino Cassese ha fatto a Giorgia un complimento monumentale, e bisognoso qui di una illustrazione almeno in forma di ‘bignamino’ di prima repubblica, in un tempo in cui il nome di Rumor suggerisce poco ai lettori. Mariano Rumor era il leader della corrente Dorotea della Dc, che era detta da Giampaolo Pansa ‘il centro del centro, la Dc della Dc’. A rifornire i dorotei di consensi provvedeva il Veneto bianco, Vandea semireazionaria di quella ´Dc del Nord’ , che non aveva le sofisticazioni ideologiche di quella meridionale, e poggiava sulla ´societa dei due terzi’ ,che regalava alla Dc il settanta per cento dei voti . Sepolta mamma Dc, quel consenso veneto si sposterà -senza interruzioni - al centrodestra, con baricentro variabile su Forza Italia, sulla Lega, infine su Giorgia Meloni, che in Veneto ha il picco massimo del suo partito, il trentasei per cento dei consensi alle ultime elezioni politiche.

Perché paragonare Giorgia a Rumor è un complimento? Perché Rumor era una formula, non un leader: aveva alle spalle un voto non meno estremo di Giorgia, solo i reduci dei congressi democristiani possono ricordare la pancia reazionaria del Nord-est (ricordo un simpatico presidente di regione, felicemente vivente, mentre appellava come terrone un neoeletto segretario democristiano).


Smettiamola con la favoletta del buon popolo cattolico che pregava e votava Dc: specie al Nord l’elettorato democristiano era schiettamente di destra,e aveva pulsioni che non erano certo i distillati di prudenza e moderatismo che il ´pio Mariano’ - come lo chiamavano i democristiani - dettava ai microfoni del tg1 dell’eterno Bruno Vespa. Mariano Rumor non era uno stratega come Moro, né un capo autoritario come Fanfani, e nemmeno un intellettuale come De Mita. Il professor Rumor da Vicenza scese a Roma carico dell’arte della mediazione: quella sociale, che gli permetteva di interpretare l’interclassismo democristiano; quella ideologica, che traghettava il voto conservatore del Veneto nel gioco più complesso della politica nazionale; quella istituzionale, che preservò sempre le istituzioni, come quando- coraggiosamente - Rumor scoperchiò le ambiguità sulla strage di piazza Fontana (e forse pagò quel coraggio anni dopo, quando provarono a coinvolgerlo nello scandalo Lockeed, un affare di tangenti da cui uscì del tutto pulito).

Rumor era l’emblema della eternità democristiana, che a sua volta era il racconto dell’Italia, nella sola declinazione possibile allora. Il professor Cassese sicuramente aveva in mente tutto questo, paragonando Giorgia a Rumor: anche il nostro attuale premier ha alle spalle un voto non sempre moderato, ma ha saputo indirizzarlo senza abbandonarlo; con parole del nostro tempo, più nette e dirette della retorica rumoriana, Giorgia fa fare un passo avanti alle parole d’ordine semplificate della campagna elettorale, e così riporta l’Italia a contare in Europa, ad essere un riferimento nel mondo, e con questi risultati ripaga l’elettorato di sangue bollente di qualche sacrificio identitario.

Le epoche sono diverse, le figure politiche ancor di più, e dunque il parallelo tra Giorgia e Mariano finisce qui. Aggiungo solo una nota biografica, per incoraggiare Giorgia a coltivare queste vite parallele: il mite professore vicentino fu uno dei politici più longevi ai vertici delle istituzioni. Rumor ha presieduto cinque governi,e ha guidato l’Italia per più tempo di De Gasperi, Moro, Fanfani, Craxi. È stato ministro a vita, segretario della Dc per cinque anni, e presidente della Internazionale democristiana. Spero che Cassese , nel paragone, abbia previsto anche per Giorgia la stessa longevità.

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Cassese ha capito tutto. Perché paragonare Meloni a Rumor è un complimento?

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18.02.2024

È un peccato che il professor Sabino Cassese abbia solo sfiorato il Quirinale, perché in questi ultimi anni sta sfoderando una simpatica ironia che gli avrebbe propiziato grande popolarità nel mandato presidenziale. Ma per questo c’è tempo. Intanto egli si concentra su imperdibili bozzetti dei personaggi che popolano le odierne cronache politiche; l’ultimo lo ha regalato a ‘la zanzara’, popolare trasmissione radiofonica sospesa tra l’ironia più micidiale e la spregiudicatezza meno politicamente corretta.

Il professor Cassese ha detto che la Meloni, contrariamente alle sue origini, si comporta come un perfetto premier democristiano, e nemmeno dei più rivoluzionari, secondo il professor Cassese la nostra premier sarebbe un clone di Mariano Rumor, più volte presidente del consiglio, segretario della Dc, leader del Veneto bianco fin quando l’allievo Bisaglia non glielo sfilò, come usava nella buona famiglia democristiana. Ovviamente il giudizio di Cassese é musica per le mie orecchie, immagino meno per chi viene dalla storia della destra, che vedeva in Rumor l’emblema dell’ immobilità democristiana.

Al di là delle mie idee, Sabino Cassese ha fatto a Giorgia un complimento monumentale, e bisognoso qui di una illustrazione almeno in........

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