“Forse questa legge risolverà i vostri problemi ma peggiorerà i miei”. Diceva così Emmanuel Macron ai suoi interlocutori statunitensi, poco più di un anno fa, manifestando la preoccupazione europea di fronte ai sussidi offerti dall’Inflation Reduction Act.

Da allora la reazione della Commissione è stata decisa ed ha portato all’adozione di una serie di atti - Critical Raw Materials Act, Net Zero Industry Act ed il piano industriale del Green Deal - che danno una precisa fisionomia ‘offensiva’ all'azione di politica industriale europea, concentrandola su produzioni strategiche e riduzione delle dipendenze.

Ma, soprattutto, l’effettività della risposta europea è stata garantita dal ‘rilassamento’ delle norme in materia di aiuti di Stato, che permette ai singoli Paesi di aiutare le loro imprese impegnate nelle produzioni strategiche. I risultati della decisione della Commissione sono, infatti, eloquenti, con una sostanziale crescita degli aiuti statali concessi, o, più precisamente, di quelli concessi dagli Stati con le finanze in ordine: Germania in larga parte e, a una certa distanza, la Francia.

Una dinamica che ha sollevato, e solleverà, questioni per le tensioni che essa porta sul piano del mercato interno e su quello della distribuzione territoriale degli investimenti. Il rischio, cioè, è quello di un’Europa sempre più frammentata e polarizzata.

Si tratta di un rischio ben evidenziato dalla recentissima notizia della decisione della Commissione di permettere al governo tedesco di sostenere (ulteriormente) Northvolt nella sua decisione di investire in Germania. Ma la presa di posizione di Bruxelles ha un elemento in più, che va sottolineato. Per la prima volta, infatti, l’aiuto statale concesso ha avuto come sua base giuridica l’esistenza di un sostegno - ‘parallelo’ e ‘concorrente’ - delle autorità statunitensi. Per ‘convincere’ Northvolt a rimanere in Europa, si è attivata, cioè, l’eccezione prevista dalla comunicazione del marzo 2023 che stabilisce come la Commissione - in via, appunto, eccezionale - possa approvare aiuti individuali “fino a concorrenza dell'importo della sovvenzione che il beneficiario potrebbe ricevere sulla base di elementi dimostrabili per un investimento equivalente in un Paese terzo”.

Ed è esattamente ciò che è successo nel caso di Northvolt e della sua gigafactory di batterie nello Schleswig-Holstein. Un episodio significativo, dunque, che parla di tante cose che dovrebbero interessarci da vicino: come italiani e come europei.

Insieme all’autonomia strategica europea e alla capacità di essere leader in un mercato del futuro come quello delle batterie, sono in ballo, infatti, altre questioni.

A cominciare dalle implicazioni che ha e avrà quella che pare configurarsi come una vera e propria ‘corsa alle sovvenzioni’ da parte dei blocchi, sino all’asimmetria di un mercato interno in cui ‘il più forte vince’. Per arrivare, in maniera molto rapida, ad esigenze della coesione che rischiano di uscire indebolite da una ‘visione di blocco geo-economico’ che avrebbe come effetto la concentrazione di investimenti solo in alcune aree europee, a discapito delle restanti.

È un equilibrio molto complesso quello tra competitività e coesione. Lo è sempre stato, ma lo è oggi più che mai: per la rilevanza strategica della produzione di nuove tecnologie e, soprattutto, per l’urgenza con cui, in questa ‘corsa alle sovvenzioni’ si debbono prendere le decisioni. Al di là dei temperamenti che dovranno definirsi a livello europeo – ed il più immediato è quello di un Next Generation per l’industria, come delineato dalla Commissione in alcuni dei suoi interventi dei mesi scorsi - quale la lezione per un Paese a connotazione ‘dualista’ come il nostro? Dotarsi di un assetto amministrativo capace di ‘stare’ in questa vicenda e utilizzare al meglio tutti gli strumenti finanziari disponibili; scegliere i settori strategici su cui puntare e segnalarlo agli investitori internazionali; predisporre aree del Paese attrezzate ad accogliere, con rapidità e certezza giuridica, investimenti strategici che stanno cercando un terreno su cui atterrare.

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“Forse questa legge risolverà i vostri problemi ma peggiorerà i miei”. Diceva così Emmanuel Macron ai suoi interlocutori statunitensi, poco più di un anno fa, manifestando la preoccupazione europea di fronte ai sussidi offerti dall’Inflation Reduction Act.

Da allora la reazione della Commissione è stata decisa ed ha portato all’adozione di una serie di atti - Critical Raw Materials Act, Net Zero Industry Act ed il piano industriale del Green Deal - che danno una precisa fisionomia ‘offensiva’ all'azione di politica industriale europea, concentrandola su produzioni strategiche e riduzione delle dipendenze.

Ma, soprattutto, l’effettività della risposta europea è stata garantita dal ‘rilassamento’ delle norme in materia di aiuti di Stato, che permette ai singoli Paesi di aiutare le loro imprese impegnate nelle produzioni strategiche. I risultati della decisione della Commissione sono, infatti, eloquenti, con una sostanziale crescita degli aiuti statali concessi, o, più precisamente, di quelli concessi dagli Stati con le finanze in ordine: Germania in larga parte e, a una certa distanza, la Francia.

Una dinamica che ha sollevato, e solleverà, questioni per le tensioni che essa porta sul piano del mercato interno e su quello della distribuzione territoriale degli investimenti. Il rischio, cioè, è quello di un’Europa sempre più frammentata e polarizzata.

Si tratta di un rischio ben evidenziato dalla recentissima notizia della decisione della Commissione di permettere al governo tedesco di sostenere (ulteriormente) Northvolt nella sua decisione di investire in Germania. Ma la presa di posizione di Bruxelles ha un elemento in più, che va sottolineato. Per la prima volta, infatti, l’aiuto statale concesso ha avuto come sua base giuridica l’esistenza di un sostegno - ‘parallelo’ e ‘concorrente’ - delle autorità statunitensi. Per ‘convincere’ Northvolt a rimanere in Europa, si è attivata, cioè, l’eccezione prevista dalla comunicazione del marzo 2023 che stabilisce come la Commissione - in via, appunto, eccezionale - possa approvare aiuti individuali “fino a concorrenza dell'importo della sovvenzione che il beneficiario potrebbe ricevere sulla base di elementi dimostrabili per un investimento equivalente in un Paese terzo”.

Ed è esattamente ciò che è successo nel caso di Northvolt e della sua gigafactory di batterie nello Schleswig-Holstein. Un episodio significativo, dunque, che parla di tante cose che dovrebbero interessarci da vicino: come italiani e come europei.

Insieme all’autonomia strategica europea e alla capacità di essere leader in un mercato del futuro come quello delle batterie, sono in ballo, infatti, altre questioni.

A cominciare dalle implicazioni che ha e avrà quella che pare configurarsi come una vera e propria ‘corsa alle sovvenzioni’ da parte dei blocchi, sino all’asimmetria di un mercato interno in cui ‘il più forte vince’. Per arrivare, in maniera molto rapida, ad esigenze della coesione che rischiano di uscire indebolite da una ‘visione di blocco geo-economico’ che avrebbe come effetto la concentrazione di investimenti solo in alcune aree europee, a discapito delle restanti.

È un equilibrio molto complesso quello tra competitività e coesione. Lo è sempre stato, ma lo è oggi più che mai: per la rilevanza strategica della produzione di nuove tecnologie e, soprattutto, per l’urgenza con cui, in questa ‘corsa alle sovvenzioni’ si debbono prendere le decisioni. Al di là dei temperamenti che dovranno definirsi a livello europeo – ed il più immediato è quello di un Next Generation per l’industria, come delineato dalla Commissione in alcuni dei suoi interventi dei mesi scorsi - quale la lezione per un Paese a connotazione ‘dualista’ come il nostro? Dotarsi di un assetto amministrativo capace di ‘stare’ in questa vicenda e utilizzare al meglio tutti gli strumenti finanziari disponibili; scegliere i settori strategici su cui puntare e segnalarlo agli investitori internazionali; predisporre aree del Paese attrezzate ad accogliere, con rapidità e certezza giuridica, investimenti strategici che stanno cercando un terreno su cui atterrare.

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Il ritorno degli aiuti di stato e i rischi per l'Ue. Il caso Northvolt in Germania

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11.01.2024

“Forse questa legge risolverà i vostri problemi ma peggiorerà i miei”. Diceva così Emmanuel Macron ai suoi interlocutori statunitensi, poco più di un anno fa, manifestando la preoccupazione europea di fronte ai sussidi offerti dall’Inflation Reduction Act.

Da allora la reazione della Commissione è stata decisa ed ha portato all’adozione di una serie di atti - Critical Raw Materials Act, Net Zero Industry Act ed il piano industriale del Green Deal - che danno una precisa fisionomia ‘offensiva’ all'azione di politica industriale europea, concentrandola su produzioni strategiche e riduzione delle dipendenze.

Ma, soprattutto, l’effettività della risposta europea è stata garantita dal ‘rilassamento’ delle norme in materia di aiuti di Stato, che permette ai singoli Paesi di aiutare le loro imprese impegnate nelle produzioni strategiche. I risultati della decisione della Commissione sono, infatti, eloquenti, con una sostanziale crescita degli aiuti statali concessi, o, più precisamente, di quelli concessi dagli Stati con le finanze in ordine: Germania in larga parte e, a una certa distanza, la Francia.

Una dinamica che ha sollevato, e solleverà, questioni per le tensioni che essa porta sul piano del mercato interno e su quello della distribuzione territoriale degli investimenti. Il rischio, cioè, è quello di un’Europa sempre più frammentata e polarizzata.

Si tratta di un rischio ben evidenziato dalla recentissima notizia della decisione della Commissione di permettere al governo tedesco di sostenere (ulteriormente) Northvolt nella sua decisione di investire in Germania. Ma la presa di posizione di Bruxelles ha un elemento in più, che va sottolineato. Per la prima volta, infatti, l’aiuto statale concesso ha avuto come sua base giuridica l’esistenza di un sostegno - ‘parallelo’ e ‘concorrente’ - delle autorità statunitensi. Per ‘convincere’ Northvolt a rimanere in Europa, si è attivata, cioè, l’eccezione prevista dalla comunicazione del marzo 2023 che stabilisce come la Commissione - in via, appunto, eccezionale - possa approvare aiuti individuali........

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