Nell’affascinante cornice della Sala Umberto a Roma è in scena “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. La drammaturgia è di Francesco M. Asselta e Michele Sinisi e quest’ultimo firma anche la regia; il cast è composto da Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D'addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Marco Ripoldi, Stefania Medri, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante, Nicolò Valandro.

Quando questo spettacolo debuttò nel 1921, al Teatro Valle di Roma, la platea contestò la pièce al grido: “Manicomio! Manicomio!”. Il pubblico si trovò di fronte a qualcosa di completamente inedito, un assalto alla forma del teatro borghese, una non-storia in cui a essere messi sotto indagine non erano solo il meccanismo teatrale e la creazione artistica, ma lo stesso rapporto tra realtà e finzione. Nel tempo, però, i Sei Personaggi sono passati da essere una pietra di scandalo a testo “classico”, da matinée per le scuole, un pezzo da museo della letteratura italiana.

Come ci si deve sentire a esser creato ma non messo in scena? Quella potenzialità inespressa cosa porterà con sé? Rabbia? Fiducia? Entusiasmo? Frustrazione? Le stesse forse che provano i giovani di fronte a un futuro difficile che li costringe a smettere di crederci, a recitare e non vivere? Che poi dov’è il confine? La finzione è reale o nella realtà si finge? La distanza del palco di un teatro dall’esistenza quotidiana c’è davvero o si abbatte quando ci si consente di sentire e condividere?

Un turbinio di emozioni, risate, commozione in una pièce dalla firma immortale che si è riadattata ai nostri giorni parlando del teatro, del modo di farlo, delle difficoltà che entrano in gioco per realizzare ciò era solo nella mente e nel cuore, spaziando anche col supporto della tecnologia tra la vita di tutti i giorni, una vita macchiata da abusi, violenze e drammi enormi come la guerra. Per lanciare poi un messaggio fondamentale: non minimizzare mai il dolore altrui, perché quell’urlo lo può sentire solo chi ne è vittima.

Un palco movimentato, un cast che nella disarmonia trova il suo equilibrio, dove ognuno ha il suo spazio e non spinge a forza per ottenerne e quando lo fa viene regolarmente messo al suo posto in modo divertente o deciso. Dei professionisti in grado di tenere il pubblico avvinto durante tutta la durata dello spettacolo, anche nei momenti che potrebbero sembrare scollegati dal resto. Ma questa pièce è una ragnatela, Sinisi e Asselta, abili tessitori, creano lentamente la loro trama e man mano che si va avanti tutto guadagna un senso, i fili si intrecciano e si intravedono un significato e un’interpretazione inattesi, fino all’arrivo dell’emozionante finale.

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Nell’affascinante cornice della Sala Umberto a Roma è in scena “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. La drammaturgia è di Francesco M. Asselta e Michele Sinisi e quest’ultimo firma anche la regia; il cast è composto da Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D'addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Marco Ripoldi, Stefania Medri, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante, Nicolò Valandro.

Quando questo spettacolo debuttò nel 1921, al Teatro Valle di Roma, la platea contestò la pièce al grido: “Manicomio! Manicomio!”. Il pubblico si trovò di fronte a qualcosa di completamente inedito, un assalto alla forma del teatro borghese, una non-storia in cui a essere messi sotto indagine non erano solo il meccanismo teatrale e la creazione artistica, ma lo stesso rapporto tra realtà e finzione. Nel tempo, però, i Sei Personaggi sono passati da essere una pietra di scandalo a testo “classico”, da matinée per le scuole, un pezzo da museo della letteratura italiana.

Come ci si deve sentire a esser creato ma non messo in scena? Quella potenzialità inespressa cosa porterà con sé? Rabbia? Fiducia? Entusiasmo? Frustrazione? Le stesse forse che provano i giovani di fronte a un futuro difficile che li costringe a smettere di crederci, a recitare e non vivere? Che poi dov’è il confine? La finzione è reale o nella realtà si finge? La distanza del palco di un teatro dall’esistenza quotidiana c’è davvero o si abbatte quando ci si consente di sentire e condividere?

Un turbinio di emozioni, risate, commozione in una pièce dalla firma immortale che si è riadattata ai nostri giorni parlando del teatro, del modo di farlo, delle difficoltà che entrano in gioco per realizzare ciò era solo nella mente e nel cuore, spaziando anche col supporto della tecnologia tra la vita di tutti i giorni, una vita macchiata da abusi, violenze e drammi enormi come la guerra. Per lanciare poi un messaggio fondamentale: non minimizzare mai il dolore altrui, perché quell’urlo lo può sentire solo chi ne è vittima.

Un palco movimentato, un cast che nella disarmonia trova il suo equilibrio, dove ognuno ha il suo spazio e non spinge a forza per ottenerne e quando lo fa viene regolarmente messo al suo posto in modo divertente o deciso. Dei professionisti in grado di tenere il pubblico avvinto durante tutta la durata dello spettacolo, anche nei momenti che potrebbero sembrare scollegati dal resto. Ma questa pièce è una ragnatela, Sinisi e Asselta, abili tessitori, creano lentamente la loro trama e man mano che si va avanti tutto guadagna un senso, i fili si intrecciano e si intravedono un significato e un’interpretazione inattesi, fino all’arrivo dell’emozionante finale.

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Guardare l'opera di Pirandello per imparare a non minimizzare il dolore altrui

5 1
05.03.2024

Nell’affascinante cornice della Sala Umberto a Roma è in scena “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. La drammaturgia è di Francesco M. Asselta e Michele Sinisi e quest’ultimo firma anche la regia; il cast è composto da Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D'addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Marco Ripoldi, Stefania Medri, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante, Nicolò Valandro.

Quando questo spettacolo debuttò nel 1921, al Teatro Valle di Roma, la platea contestò la pièce al grido: “Manicomio! Manicomio!”. Il pubblico si trovò di fronte a qualcosa di completamente inedito, un assalto alla forma del teatro borghese, una non-storia in cui a essere messi sotto indagine non erano solo il meccanismo teatrale e la creazione artistica, ma lo stesso rapporto tra realtà e finzione. Nel tempo, però, i Sei Personaggi sono passati da essere una pietra di scandalo a testo “classico”, da matinée per le scuole, un pezzo da museo della letteratura italiana.

Come ci si deve sentire a esser creato ma non messo in scena? Quella potenzialità inespressa cosa porterà con sé? Rabbia? Fiducia? Entusiasmo? Frustrazione? Le stesse forse che provano i giovani di fronte a un futuro difficile che li costringe a smettere di crederci, a recitare e non vivere? Che poi dov’è il confine? La finzione è reale o nella realtà si finge? La distanza........

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