Che la salute dipenda soprattutto dal benessere psicologico è un convincimento che corre rapido nell’opinione delle persone: nel 2008 lo pensavano tre italiani su dieci, nel 2018 sono diventati sette su dieci secondo i dati Censis. Non è assurdo pensare che oggi le percentuali siano probabilmente ancora maggiori. Ma da cosa dipende questo convincimento che si traduce in benessere?

La domanda trova qualche risposta in ambito scientifico. Da quando, siamo a fine ‘800, nascono i laboratori di psicologia sperimentale per applicare i metodi della scienza moderna nello studio della mente e del comportamento umano, conosciamo sempre di più del funzionamento della psiche.

Sappiamo per esempio che lo sviluppo del cervello e del corpo e quello della psiche sono profondamente intrecciati ed interdipendenti. Sappiamo anche che l’evoluzione nella nostra specie ha puntato sullo sviluppo della dimensione psichica come strategia non solo per la sopravvivenza, cioè la difesa della vita in quanto tale, ma per lo sviluppo e la qualità dell’esistenza, per costruire cioè gli equilibri adattivi. Già Aristotele affermava che la psicologia è la scienza più vicina alla vita, nella sua dimensione più piena e completa dell’esistere. Oggi abbiamo conferme basilari come quelle che legano i processi psichici a quelli genetici, all’espressione del DNA, o al modo con cui leggiamo, affrontiamo le cose del mondo e reagiamo ad esse.

Il corpo è diventato oggetto di attenzione sociale con la nascita della medicina pubblica, sia in termini di cura che, in tempi più recenti, di prevenzione e promozione del benessere fisico, pensiamo ad esempio all’attività̀ motoria, all’alimentazione. In altre parole, per essere sani non basta non essere malati ma è importante investire nella salute, visto che la maggior parte delle malattie è legata ai nostri comportamenti e stile di vita. Il cambiamento dei contesti sociali ha cambiato anche i fattori di rischio per la salute: la sedentarietà̀ o gli eccessi alimentari non erano certamente problemi sociali in passato.
Ma tutto questo è accaduto anche per la psiche: non è necessario arrivare ad avere una patologia mentale per star male psicologicamente e non basta l’assenza di malattia per stare bene. La psiche non si sviluppa e si struttura a prescindere dalla qualità delle relazioni, del contesto, degli ingredienti che riceve e si procura. Possiamo avere una psiche fragile, così come un corpo fragile, anche se non c’è malattia.

Il mondo di oggi chiede una psiche aperta e accesa per orientarsi nella complessità, fare scelte consapevoli, sviluppare e realizzare le proprie potenzialità̀ mentre il contesto fornisce sempre meno gli ingredienti giusti, come accade per il corpo spinge alla sedentarietà̀ psichica, ci espone a una inutile sovralimentazione di stimoli che intossicano più̀ che fornire i giusti nutrienti della soggettività.

Ecco quindi che la società deve trovare risposte nuove per evitare il decadimento del capitale umano, investire nella promozione della psiche a cominciare dalla scuola e dal supporto alle famiglie. Il benessere psicologico non è uno slogan o qualcosa in cui si inciampa per caso, è qualcosa che la natura sa costruire in modo mirabile se il contesto non la intralcia, e oggi c’è bisogno di aiutare la natura a fare il suo lavoro.

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Che la salute dipenda soprattutto dal benessere psicologico è un convincimento che corre rapido nell’opinione delle persone: nel 2008 lo pensavano tre italiani su dieci, nel 2018 sono diventati sette su dieci secondo i dati Censis. Non è assurdo pensare che oggi le percentuali siano probabilmente ancora maggiori. Ma da cosa dipende questo convincimento che si traduce in benessere?

La domanda trova qualche risposta in ambito scientifico. Da quando, siamo a fine ‘800, nascono i laboratori di psicologia sperimentale per applicare i metodi della scienza moderna nello studio della mente e del comportamento umano, conosciamo sempre di più del funzionamento della psiche.

Sappiamo per esempio che lo sviluppo del cervello e del corpo e quello della psiche sono profondamente intrecciati ed interdipendenti. Sappiamo anche che l’evoluzione nella nostra specie ha puntato sullo sviluppo della dimensione psichica come strategia non solo per la sopravvivenza, cioè la difesa della vita in quanto tale, ma per lo sviluppo e la qualità dell’esistenza, per costruire cioè gli equilibri adattivi. Già Aristotele affermava che la psicologia è la scienza più vicina alla vita, nella sua dimensione più piena e completa dell’esistere. Oggi abbiamo conferme basilari come quelle che legano i processi psichici a quelli genetici, all’espressione del DNA, o al modo con cui leggiamo, affrontiamo le cose del mondo e reagiamo ad esse.

Il corpo è diventato oggetto di attenzione sociale con la nascita della medicina pubblica, sia in termini di cura che, in tempi più recenti, di prevenzione e promozione del benessere fisico, pensiamo ad esempio all’attività̀ motoria, all’alimentazione. In altre parole, per essere sani non basta non essere malati ma è importante investire nella salute, visto che la maggior parte delle malattie è legata ai nostri comportamenti e stile di vita. Il cambiamento dei contesti sociali ha cambiato anche i fattori di rischio per la salute: la sedentarietà̀ o gli eccessi alimentari non erano certamente problemi sociali in passato.
Ma tutto questo è accaduto anche per la psiche: non è necessario arrivare ad avere una patologia mentale per star male psicologicamente e non basta l’assenza di malattia per stare bene. La psiche non si sviluppa e si struttura a prescindere dalla qualità delle relazioni, del contesto, degli ingredienti che riceve e si procura. Possiamo avere una psiche fragile, così come un corpo fragile, anche se non c’è malattia.

Il mondo di oggi chiede una psiche aperta e accesa per orientarsi nella complessità, fare scelte consapevoli, sviluppare e realizzare le proprie potenzialità̀ mentre il contesto fornisce sempre meno gli ingredienti giusti, come accade per il corpo spinge alla sedentarietà̀ psichica, ci espone a una inutile sovralimentazione di stimoli che intossicano più̀ che fornire i giusti nutrienti della soggettività.

Ecco quindi che la società deve trovare risposte nuove per evitare il decadimento del capitale umano, investire nella promozione della psiche a cominciare dalla scuola e dal supporto alle famiglie. Il benessere psicologico non è uno slogan o qualcosa in cui si inciampa per caso, è qualcosa che la natura sa costruire in modo mirabile se il contesto non la intralcia, e oggi c’è bisogno di aiutare la natura a fare il suo lavoro.

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Corpus sanum in mente sana

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29.12.2023

Che la salute dipenda soprattutto dal benessere psicologico è un convincimento che corre rapido nell’opinione delle persone: nel 2008 lo pensavano tre italiani su dieci, nel 2018 sono diventati sette su dieci secondo i dati Censis. Non è assurdo pensare che oggi le percentuali siano probabilmente ancora maggiori. Ma da cosa dipende questo convincimento che si traduce in benessere?

La domanda trova qualche risposta in ambito scientifico. Da quando, siamo a fine ‘800, nascono i laboratori di psicologia sperimentale per applicare i metodi della scienza moderna nello studio della mente e del comportamento umano, conosciamo sempre di più del funzionamento della psiche.

Sappiamo per esempio che lo sviluppo del cervello e del corpo e quello della psiche sono profondamente intrecciati ed interdipendenti. Sappiamo anche che l’evoluzione nella nostra specie ha puntato sullo sviluppo della dimensione psichica come strategia non solo per la sopravvivenza, cioè la difesa della vita in quanto tale, ma per lo sviluppo e la qualità dell’esistenza, per costruire cioè gli equilibri adattivi. Già Aristotele affermava che la psicologia è la scienza più vicina alla vita, nella sua dimensione più piena e completa dell’esistere. Oggi abbiamo conferme basilari come quelle che legano i processi psichici a quelli genetici, all’espressione del DNA, o al modo con cui leggiamo, affrontiamo le cose del mondo e reagiamo ad esse.

Il corpo è diventato oggetto di attenzione sociale con la nascita della medicina pubblica, sia in termini di cura che, in tempi più recenti, di prevenzione e promozione del benessere fisico, pensiamo ad esempio all’attività̀ motoria, all’alimentazione. In........

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