“Hoy es siempre todavía, toda la vida es ahora. Y ahora, ahora es el momento de cumplir las promesas que nos hicimos. Porque ayer no lo hicimos, porque mañana es tarde. Ahora”.

Pedro Sanchez usa le parole del poeta Machado per dare solennità agli atti politici conseguenti alla sua investitura. È al settimo capitolo del suo discorso programmatico che il leader socialista, che otterrà alle Cortes la maggioranza per governare, ha inserito la questione più delicata, ovvero il perdono tombale per le insurrezioni catalane di cinque anni attraverso un'amnistia.

Si tratta di avere una responsabilità di Stato, ha insistito Sanchez, richiedendo analoga postura al partito popolare affinché non insegua le derive “trumpiste” dell’ultradestra di Vox. Il leader socialista si è limitato tuttavia nel suo discorso di un’ora a provocare i propri avversari politici, innanzitutto perché i socialisti che hanno governato per cinque anni non sono riusciti a ottenere una conferma piena dalle urne e si trovano a dover costruire una maggioranza di governo che innanzitutto è maggioranza numerica più che politica, e che appare a una parte dell’opinione pubblica spagnola condizionata delle minoranze separatiste e autonomiste, sulla questione che ha diviso e spaventato il paese cerca di dare e di darsi coraggio: “La Catalogna è pronta per una riunione totale e dobbiamo avere il coraggio di fare un passo avanti”, per questa ragione l’amnistia che è sempre stata espunta come soluzione dai socialisti è dovuta rientrare nel programma di governo affinché potesse vedere la luce il bis alla Moncloa.

Pedro Sanchez è altresì convinto che la concordia e la pacificazione siano un volano per l’economia di tutta la Spagna; ne sono convinte anche le associazioni industriali spagnole e catalane che hanno voltato le spalle alle rispettive destre nazionaliste per approdare a una zona di conforto più adeguata, mettendo la parola fine a un periodo turbolento che tuttavia è stato utilizzato in chiave politica per ragioni di espansione elettorale. Infatti il primo ministro spagnolo alla fine del discorso ironizzando ha detto che più che dell’amnistia le destre, il PP e Vox, sono furibonde perché avrebbero voluto stare al suo posto ma i numeri elettorali non glielo hanno consentito.

Può darsi che questa linea di compromesso sia sospinta anche da un certo azzardo politico e da un eccessivo ottimismo, però Pedro Sanchez si è fatto grave quando ha menzionato la rottura territoriale fra Russia e Ucraina, non nascondendo affatto la possibile analogia con la vicenda catalana.

Verso i catalani ma anche verso i baschi ha avuto parole chiare e forti di comprensione dell’esistenza di una condizione diversa nella quale si sente una parte della popolazione non considerandosi totalmente integrata nella Spagna che, al contrario, egli ritiene debba considerarsi “ricca della sua pluralità nazionale”.

Oggi il dibattito, domani il voto, fuori dal parlamento la polizia in assetto anti-sommossa, questa sera nuovamente la destra tenterà di porsi in assetto “maidan” probabilmente non considerando, il caso Catalano lo dimostra, che alla lunga il richiamo al tumulto di piazza indebolisce chi lo promuove in questo secolo e in questa situazione di instabilità internazionale.

Se siamo entrati in una nuova fase di turbolenza saranno i fatti a stabilirlo, la Spagna retrograda e conservatrice presente in molti gangli vitali dello Stato, nella giustizia innanzitutto e anche nei corpi di polizia potrebbe reagire male, le minoranze politiche separatiste presenti in parlamento, protagoniste per un giorno, sentono più che mai il peso di aver contribuito a scrivere una pagina di Storia e probabilmente stabilire che lo Stato che oggi chiede perdono per loro, potrebbe essere in futuro uno Stato meno maligno di quanto non abbiano considerato durante un lungo decennio, tanto è durato il “proces” di disconnessione politica e sentimentale dalla Spagna.

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“Hoy es siempre todavía, toda la vida es ahora. Y ahora, ahora es el momento de cumplir las promesas que nos hicimos. Porque ayer no lo hicimos, porque mañana es tarde. Ahora”.

Pedro Sanchez usa le parole del poeta Machado per dare solennità agli atti politici conseguenti alla sua investitura. È al settimo capitolo del suo discorso programmatico che il leader socialista, che otterrà alle Cortes la maggioranza per governare, ha inserito la questione più delicata, ovvero il perdono tombale per le insurrezioni catalane di cinque anni attraverso un'amnistia.

Si tratta di avere una responsabilità di Stato, ha insistito Sanchez, richiedendo analoga postura al partito popolare affinché non insegua le derive “trumpiste” dell’ultradestra di Vox. Il leader socialista si è limitato tuttavia nel suo discorso di un’ora a provocare i propri avversari politici, innanzitutto perché i socialisti che hanno governato per cinque anni non sono riusciti a ottenere una conferma piena dalle urne e si trovano a dover costruire una maggioranza di governo che innanzitutto è maggioranza numerica più che politica, e che appare a una parte dell’opinione pubblica spagnola condizionata delle minoranze separatiste e autonomiste, sulla questione che ha diviso e spaventato il paese cerca di dare e di darsi coraggio: “La Catalogna è pronta per una riunione totale e dobbiamo avere il coraggio di fare un passo avanti”, per questa ragione l’amnistia che è sempre stata espunta come soluzione dai socialisti è dovuta rientrare nel programma di governo affinché potesse vedere la luce il bis alla Moncloa.

Pedro Sanchez è altresì convinto che la concordia e la pacificazione siano un volano per l’economia di tutta la Spagna; ne sono convinte anche le associazioni industriali spagnole e catalane che hanno voltato le spalle alle rispettive destre nazionaliste per approdare a una zona di conforto più adeguata, mettendo la parola fine a un periodo turbolento che tuttavia è stato utilizzato in chiave politica per ragioni di espansione elettorale. Infatti il primo ministro spagnolo alla fine del discorso ironizzando ha detto che più che dell’amnistia le destre, il PP e Vox, sono furibonde perché avrebbero voluto stare al suo posto ma i numeri elettorali non glielo hanno consentito.

Può darsi che questa linea di compromesso sia sospinta anche da un certo azzardo politico e da un eccessivo ottimismo, però Pedro Sanchez si è fatto grave quando ha menzionato la rottura territoriale fra Russia e Ucraina, non nascondendo affatto la possibile analogia con la vicenda catalana.

Verso i catalani ma anche verso i baschi ha avuto parole chiare e forti di comprensione dell’esistenza di una condizione diversa nella quale si sente una parte della popolazione non considerandosi totalmente integrata nella Spagna che, al contrario, egli ritiene debba considerarsi “ricca della sua pluralità nazionale”.

Oggi il dibattito, domani il voto, fuori dal parlamento la polizia in assetto anti-sommossa, questa sera nuovamente la destra tenterà di porsi in assetto “maidan” probabilmente non considerando, il caso Catalano lo dimostra, che alla lunga il richiamo al tumulto di piazza indebolisce chi lo promuove in questo secolo e in questa situazione di instabilità internazionale.

Se siamo entrati in una nuova fase di turbolenza saranno i fatti a stabilirlo, la Spagna retrograda e conservatrice presente in molti gangli vitali dello Stato, nella giustizia innanzitutto e anche nei corpi di polizia potrebbe reagire male, le minoranze politiche separatiste presenti in parlamento, protagoniste per un giorno, sentono più che mai il peso di aver contribuito a scrivere una pagina di Storia e probabilmente stabilire che lo Stato che oggi chiede perdono per loro, potrebbe essere in futuro uno Stato meno maligno di quanto non abbiano considerato durante un lungo decennio, tanto è durato il “proces” di disconnessione politica e sentimentale dalla Spagna.

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Una sfida alle destre trumpiste. Sanchez e le promesse indifferibili di pacificazione nazionale

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15.11.2023

“Hoy es siempre todavía, toda la vida es ahora. Y ahora, ahora es el momento de cumplir las promesas que nos hicimos. Porque ayer no lo hicimos, porque mañana es tarde. Ahora”.

Pedro Sanchez usa le parole del poeta Machado per dare solennità agli atti politici conseguenti alla sua investitura. È al settimo capitolo del suo discorso programmatico che il leader socialista, che otterrà alle Cortes la maggioranza per governare, ha inserito la questione più delicata, ovvero il perdono tombale per le insurrezioni catalane di cinque anni attraverso un'amnistia.

Si tratta di avere una responsabilità di Stato, ha insistito Sanchez, richiedendo analoga postura al partito popolare affinché non insegua le derive “trumpiste” dell’ultradestra di Vox. Il leader socialista si è limitato tuttavia nel suo discorso di un’ora a provocare i propri avversari politici, innanzitutto perché i socialisti che hanno governato per cinque anni non sono riusciti a ottenere una conferma piena dalle urne e si trovano a dover costruire una maggioranza di governo che innanzitutto è maggioranza numerica più che politica, e che appare a una parte dell’opinione pubblica spagnola condizionata delle minoranze separatiste e autonomiste, sulla questione che ha diviso e spaventato il paese cerca di dare e di darsi coraggio: “La Catalogna è pronta per una riunione totale e dobbiamo avere il coraggio di fare un passo avanti”, per questa ragione l’amnistia che è sempre stata espunta come soluzione dai socialisti è dovuta rientrare nel programma di governo affinché potesse vedere la luce il bis alla Moncloa.

Pedro Sanchez è altresì convinto che la concordia e la pacificazione siano un volano per l’economia di tutta la Spagna; ne sono convinte anche le associazioni industriali spagnole e catalane che hanno voltato le spalle alle rispettive destre nazionaliste per approdare a una zona di conforto più adeguata, mettendo la parola fine a un periodo turbolento che tuttavia è stato utilizzato in chiave politica........

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