Sostegno all’inserimento lavorativo per le donne vittime di violenza? Sì, ma soltanto se sfregiate, se sul volto portano i segni. Valorizzazione dei consultori nati quasi 50 anni fa per la promozione della salute e la tutela del benessere della donna, della maternità e della paternità, l’attenzione alle famiglie, la prevenzione di situazioni di disagio sociale? Sì, ma soltanto nella direzione dell’accesso a “soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Vittime sì, ma che si veda, per favore. Aiuto e sostegno quando ci si rivolge al consultorio sì, ma che sia a diventare madri. Questa l’immagine della donna che s’insinua negli emendamenti o nelle proposte di legge in itinere in Parlamento. Un cammino quasi sotterraneo, se non fosse che poi, dovesse arrivare alla luce del sole, segnerebbe un enorme passo indietro nel viaggio verso l’uguaglianza.

Questa l’idea di sostegno, promozione, consapevolezza che non corrisponde affatto all’impegno e al lavoro che come assistenti sociali cerchiamo di fare ogni giorno a fianco delle donne che arrivano fino a noi.

Comincio, dunque, dalla notizia che oggi arriva su qualche prima pagina, per denunciare o per plaudire al fatto che un emendamento al decreto PNRR abbia aperto le porte dei consultori alle associazioni pro-life.

I consultori entrano nell’agenda politica, ma… Una indagine preliminare condotta un anno fa dal Consiglio nazionale dell’Ordine Assistenti sociali con la collaborazione dei Consigli regionali, mostra come in Italia siano presenti 1681 consultori, di cui 170 privati. Partendo dai parametri fissati dal DM 77/2022 - 1 consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilità di 1 ogni 10.000 nelle aree interne e rurali - dovrebbero essercene 2943! Uno scarto di 1262, che equivale a dire che mancano il 43% dei servizi previsti e necessari. Una situazione che riguarda trasversalmente tutte le regioni italiane.

La nostra ricognizione ha fatto emergere come gli assistenti sociali nei consultori siano oggi 868, dovrebbero essere almeno pari al numero dei consultori, 2943. Mancano quindi 2075 professionisti, circa il 70% di quelli che sarebbero necessari per garantire gli interventi, il supporto, la protezione, la prevenzione in modo capillare nelle comunità,

Dunque… da cosa partire per applicare interamente la legge 194? – è quello che sostengono i promotori dell’emendamento in questione – Intanto dal rispettare i parametri fissati dal DM 77, dal farli funzionare perché possano essere servizi di prevenzione e di supporto alle donne e alle famiglie con professionisti competenti che accompagnino le persone nelle diverse situazioni di difficoltà. Nulla di nuovo e straordinario, tanto che fin dal 1975 la legge 405 aveva previsto i consultori famigliari. I loro obiettivi sono, da sempre, quelli che ho ricordato all’inizio di questo mio intervento e aggiungo che possono realizzarli soltanto con la presenza di équipe multiprofessionali nelle quali anche il ruolo dell’assistente sociale, in quanto esperto delle reti sociali e di empowerment personale e di comunità, garantisce non soltanto gli interventi diretti alle persone, ma anche il raccordo con le risorse del territorio e con tutti servizi presenti.

E invece? I consultori vengono alla ribalta soltanto perché bisogna aprirli a chi ha una “qualificata esperienza a sostegno della maternità”!

Ci auguriamo che chi in Parlamento condivide la strada della libertà e della consapevolezza femminile, s’impegni per dare ai consultori la forza e il valore per cui sono stati pensati in un momento di grandi conquiste per lo stato sociale.

E ci auguriamo che si presti attenzione sulle proposte di legge – ce ne sono sei! – che puntano a garantire alle donne vittime di violenza all’inserimento lavorativo attraverso le quote riservate alle categorie “protette”. Il tentativo di arrivare a una sintesi efficace e condivisa si è arenato, una decina di giorni fa, di fronte a una proposta che prevedeva l’inserimento lavorativo e la conservazione del posto a donne e anche uomini soltanto se “vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso”.

Donne e uomini sullo stesso piano, sfregiate e non… Ma cosa sta succedendo? Nell’ombra si cerca di tornare indietro sempre pronti però a un bel comunicato di solidarietà per un femminicidio, a un mai più il 23 novembre, a un viva le donne l’ 8 Marzo. Attenzione!

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Sostegno all’inserimento lavorativo per le donne vittime di violenza? Sì, ma soltanto se sfregiate, se sul volto portano i segni. Valorizzazione dei consultori nati quasi 50 anni fa per la promozione della salute e la tutela del benessere della donna, della maternità e della paternità, l’attenzione alle famiglie, la prevenzione di situazioni di disagio sociale? Sì, ma soltanto nella direzione dell’accesso a “soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Vittime sì, ma che si veda, per favore. Aiuto e sostegno quando ci si rivolge al consultorio sì, ma che sia a diventare madri. Questa l’immagine della donna che s’insinua negli emendamenti o nelle proposte di legge in itinere in Parlamento. Un cammino quasi sotterraneo, se non fosse che poi, dovesse arrivare alla luce del sole, segnerebbe un enorme passo indietro nel viaggio verso l’uguaglianza.

Questa l’idea di sostegno, promozione, consapevolezza che non corrisponde affatto all’impegno e al lavoro che come assistenti sociali cerchiamo di fare ogni giorno a fianco delle donne che arrivano fino a noi.

Comincio, dunque, dalla notizia che oggi arriva su qualche prima pagina, per denunciare o per plaudire al fatto che un emendamento al decreto PNRR abbia aperto le porte dei consultori alle associazioni pro-life.

I consultori entrano nell’agenda politica, ma… Una indagine preliminare condotta un anno fa dal Consiglio nazionale dell’Ordine Assistenti sociali con la collaborazione dei Consigli regionali, mostra come in Italia siano presenti 1681 consultori, di cui 170 privati. Partendo dai parametri fissati dal DM 77/2022 - 1 consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilità di 1 ogni 10.000 nelle aree interne e rurali - dovrebbero essercene 2943! Uno scarto di 1262, che equivale a dire che mancano il 43% dei servizi previsti e necessari. Una situazione che riguarda trasversalmente tutte le regioni italiane.

La nostra ricognizione ha fatto emergere come gli assistenti sociali nei consultori siano oggi 868, dovrebbero essere almeno pari al numero dei consultori, 2943. Mancano quindi 2075 professionisti, circa il 70% di quelli che sarebbero necessari per garantire gli interventi, il supporto, la protezione, la prevenzione in modo capillare nelle comunità,

Dunque… da cosa partire per applicare interamente la legge 194? – è quello che sostengono i promotori dell’emendamento in questione – Intanto dal rispettare i parametri fissati dal DM 77, dal farli funzionare perché possano essere servizi di prevenzione e di supporto alle donne e alle famiglie con professionisti competenti che accompagnino le persone nelle diverse situazioni di difficoltà. Nulla di nuovo e straordinario, tanto che fin dal 1975 la legge 405 aveva previsto i consultori famigliari. I loro obiettivi sono, da sempre, quelli che ho ricordato all’inizio di questo mio intervento e aggiungo che possono realizzarli soltanto con la presenza di équipe multiprofessionali nelle quali anche il ruolo dell’assistente sociale, in quanto esperto delle reti sociali e di empowerment personale e di comunità, garantisce non soltanto gli interventi diretti alle persone, ma anche il raccordo con le risorse del territorio e con tutti servizi presenti.

E invece? I consultori vengono alla ribalta soltanto perché bisogna aprirli a chi ha una “qualificata esperienza a sostegno della maternità”!

Ci auguriamo che chi in Parlamento condivide la strada della libertà e della consapevolezza femminile, s’impegni per dare ai consultori la forza e il valore per cui sono stati pensati in un momento di grandi conquiste per lo stato sociale.

E ci auguriamo che si presti attenzione sulle proposte di legge – ce ne sono sei! – che puntano a garantire alle donne vittime di violenza all’inserimento lavorativo attraverso le quote riservate alle categorie “protette”. Il tentativo di arrivare a una sintesi efficace e condivisa si è arenato, una decina di giorni fa, di fronte a una proposta che prevedeva l’inserimento lavorativo e la conservazione del posto a donne e anche uomini soltanto se “vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso”.

Donne e uomini sullo stesso piano, sfregiate e non… Ma cosa sta succedendo? Nell’ombra si cerca di tornare indietro sempre pronti però a un bel comunicato di solidarietà per un femminicidio, a un mai più il 23 novembre, a un viva le donne l’ 8 Marzo. Attenzione!

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Soltanto se madri?
Il sostegno alle donne in consultorio che rifiutiamo

18 1
16.04.2024

Sostegno all’inserimento lavorativo per le donne vittime di violenza? Sì, ma soltanto se sfregiate, se sul volto portano i segni. Valorizzazione dei consultori nati quasi 50 anni fa per la promozione della salute e la tutela del benessere della donna, della maternità e della paternità, l’attenzione alle famiglie, la prevenzione di situazioni di disagio sociale? Sì, ma soltanto nella direzione dell’accesso a “soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Vittime sì, ma che si veda, per favore. Aiuto e sostegno quando ci si rivolge al consultorio sì, ma che sia a diventare madri. Questa l’immagine della donna che s’insinua negli emendamenti o nelle proposte di legge in itinere in Parlamento. Un cammino quasi sotterraneo, se non fosse che poi, dovesse arrivare alla luce del sole, segnerebbe un enorme passo indietro nel viaggio verso l’uguaglianza.

Questa l’idea di sostegno, promozione, consapevolezza che non corrisponde affatto all’impegno e al lavoro che come assistenti sociali cerchiamo di fare ogni giorno a fianco delle donne che arrivano fino a noi.

Comincio, dunque, dalla notizia che oggi arriva su qualche prima pagina, per denunciare o per plaudire al fatto che un emendamento al decreto PNRR abbia aperto le porte dei consultori alle associazioni pro-life.

I consultori entrano nell’agenda politica, ma… Una indagine preliminare condotta un anno fa dal Consiglio nazionale dell’Ordine Assistenti sociali con la collaborazione dei Consigli regionali, mostra come in Italia siano presenti 1681 consultori, di cui 170 privati. Partendo dai parametri fissati dal DM 77/2022 - 1 consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilità di 1 ogni 10.000 nelle aree interne e rurali - dovrebbero essercene 2943! Uno scarto di 1262, che equivale a dire che mancano il 43% dei servizi previsti e necessari. Una situazione che riguarda trasversalmente tutte le regioni italiane.

La nostra ricognizione ha fatto emergere come gli assistenti sociali nei consultori siano oggi 868, dovrebbero essere almeno pari al numero dei consultori, 2943. Mancano quindi 2075 professionisti, circa il 70% di quelli che sarebbero necessari per garantire gli interventi, il supporto, la protezione, la prevenzione in modo capillare nelle comunità,

Dunque… da cosa partire per applicare........

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