Ma ogni tanto, non vi viene da chiedervi in che epoca storica vi siete svegliati?

A me, sì, purtroppo e in questi giorni me lo sto chiedendo a proposito delle volgarità che il sindaco di Terni ha pronunciato durante la seduta del consiglio comunale, proprio quando, per assurdo, si trattava di discutere un documento sulla violenza di genere.

Ripreso da una consigliera di FdI per le sue parole in una intervista di qualche mese fa, ha risposto confermando quanto aveva detto ed aggiungendo – ometto le frasi scurrili - che tutti gli “italiani maschi e le femmine normali, ovvero sani di mente” l’avevano capito. Mi rincuora l’uscita dall’aula di tutto il Consiglio, a eccezione del partito del sindaco, e le, quasi, unanimi prese di posizione contro la gravità di quanto accaduto.

Mi preoccupa, forse ancora di più, aver letto che ha detto che anche ad aula vuota si sarebbe proseguito con il voto, che il consiglio si poteva offendere ma che quella era la sua idea e che avrebbe votato contro l’emendamento perché a lui nessuno ha qualcosa da insegnare, sia di destra che di sinistra.
Basta così?

No? E allora continuo.

Circola un regolamento regionale sugli affidamenti residenziali nel quale si ritiene che le coppie dello stesso sesso non possano candidarsi e che anche le famiglie affidatarie che possono ospitare fino a 5 bambini: “devono essere gestite da un maschio e da una femmina”.

Anche in questo caso, ad obiezioni presentate da un assessore della Città di Torino, la risposta sembra essere: “si ribadisce solo la nostra visione”. Idee, visioni personali diventano decisioni politiche che coinvolgono migliaia di persone? Non è che se sono assolutamente convinto che il cancro si sconfigga bevendo acqua e limone posso promuovere politiche in questa direzione!

Allo stesso modo nel campo del sociale non si può dire tutto (e il contrario di tutto) a prescindere dai fondamenti teorici e metodologici. Non c’è nessuna legge che dica che una coppia omosessuale non possa avere in affidamento dei minori, e da un punto di vista scientifico, la posizione è appoggiata sul nulla.

Come assistenti sociali, forse troppo onesti, chiediamo da tempo una revisione del nostro percorso di studi perché sappiamo bene che ha davvero fondamento quella famosa frase di Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”.

Occorre essere competenti per leggere fenomeni complessi del nostro tempo come la violenza contro le donne, così come i meccanismi di funzionamento delle famiglie, la capacità di “essere felici” e quindi saper soddisfare una serie di fattori necessari per esserlo. La sicurezza economica, delle relazioni, l’assenza di conflitti, la presenza di sistemi familiari in grado di dare supporto e vicinanza.

I vari modi per essere infelici sono legati alle infinite cause di insuccesso e possono variare da famiglia a famiglia, per questo ci sono tante diversità.

Per questo gli assistenti sociali devono essere competenti, perché lavorano in situazioni complesse, sfaccettate, che possono per molte cause diverse non consentire a tutte le persone ed ai minori di essere felici.

Da persona, prima che da assistente sociale, mi piacerebbe che chi mi rappresenta nelle istituzioni del nostro Paese e che ha la responsabilità di assicurare la dignità, la tutela, la giustizia sociale di tutti e tutte non si fermasse al “la penso così”, “abbiamo sempre fatto così”, ma provasse a comprendere che i tempi, la società sono cambiati.

Ma vista la fortuna e il seguito del generale Vannacci, c’è qualcuno che vuole fargli le scarpe. E pazienza per le donne e per il fatto che dal 1492 – anno della scoperta dell’America e per alcuni della fine del Medioevo – siano passati più di 500 anni!

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Ma ogni tanto, non vi viene da chiedervi in che epoca storica vi siete svegliati?

A me, sì, purtroppo e in questi giorni me lo sto chiedendo a proposito delle volgarità che il sindaco di Terni ha pronunciato durante la seduta del consiglio comunale, proprio quando, per assurdo, si trattava di discutere un documento sulla violenza di genere.

Ripreso da una consigliera di FdI per le sue parole in una intervista di qualche mese fa, ha risposto confermando quanto aveva detto ed aggiungendo – ometto le frasi scurrili - che tutti gli “italiani maschi e le femmine normali, ovvero sani di mente” l’avevano capito. Mi rincuora l’uscita dall’aula di tutto il Consiglio, a eccezione del partito del sindaco, e le, quasi, unanimi prese di posizione contro la gravità di quanto accaduto.

Mi preoccupa, forse ancora di più, aver letto che ha detto che anche ad aula vuota si sarebbe proseguito con il voto, che il consiglio si poteva offendere ma che quella era la sua idea e che avrebbe votato contro l’emendamento perché a lui nessuno ha qualcosa da insegnare, sia di destra che di sinistra.
Basta così?

No? E allora continuo.

Circola un regolamento regionale sugli affidamenti residenziali nel quale si ritiene che le coppie dello stesso sesso non possano candidarsi e che anche le famiglie affidatarie che possono ospitare fino a 5 bambini: “devono essere gestite da un maschio e da una femmina”.

Anche in questo caso, ad obiezioni presentate da un assessore della Città di Torino, la risposta sembra essere: “si ribadisce solo la nostra visione”. Idee, visioni personali diventano decisioni politiche che coinvolgono migliaia di persone? Non è che se sono assolutamente convinto che il cancro si sconfigga bevendo acqua e limone posso promuovere politiche in questa direzione!

Allo stesso modo nel campo del sociale non si può dire tutto (e il contrario di tutto) a prescindere dai fondamenti teorici e metodologici. Non c’è nessuna legge che dica che una coppia omosessuale non possa avere in affidamento dei minori, e da un punto di vista scientifico, la posizione è appoggiata sul nulla.

Come assistenti sociali, forse troppo onesti, chiediamo da tempo una revisione del nostro percorso di studi perché sappiamo bene che ha davvero fondamento quella famosa frase di Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”.

Occorre essere competenti per leggere fenomeni complessi del nostro tempo come la violenza contro le donne, così come i meccanismi di funzionamento delle famiglie, la capacità di “essere felici” e quindi saper soddisfare una serie di fattori necessari per esserlo. La sicurezza economica, delle relazioni, l’assenza di conflitti, la presenza di sistemi familiari in grado di dare supporto e vicinanza.

I vari modi per essere infelici sono legati alle infinite cause di insuccesso e possono variare da famiglia a famiglia, per questo ci sono tante diversità.

Per questo gli assistenti sociali devono essere competenti, perché lavorano in situazioni complesse, sfaccettate, che possono per molte cause diverse non consentire a tutte le persone ed ai minori di essere felici.

Da persona, prima che da assistente sociale, mi piacerebbe che chi mi rappresenta nelle istituzioni del nostro Paese e che ha la responsabilità di assicurare la dignità, la tutela, la giustizia sociale di tutti e tutte non si fermasse al “la penso così”, “abbiamo sempre fatto così”, ma provasse a comprendere che i tempi, la società sono cambiati.

Ma vista la fortuna e il seguito del generale Vannacci, c’è qualcuno che vuole fargli le scarpe. E pazienza per le donne e per il fatto che dal 1492 – anno della scoperta dell’America e per alcuni della fine del Medioevo – siano passati più di 500 anni!

QOSHE - Da Terni fino in Piemonte, il Medioevo nel 2024 - Barbara Rosina
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Da Terni fino in Piemonte, il Medioevo nel 2024

3 0
24.01.2024

Ma ogni tanto, non vi viene da chiedervi in che epoca storica vi siete svegliati?

A me, sì, purtroppo e in questi giorni me lo sto chiedendo a proposito delle volgarità che il sindaco di Terni ha pronunciato durante la seduta del consiglio comunale, proprio quando, per assurdo, si trattava di discutere un documento sulla violenza di genere.

Ripreso da una consigliera di FdI per le sue parole in una intervista di qualche mese fa, ha risposto confermando quanto aveva detto ed aggiungendo – ometto le frasi scurrili - che tutti gli “italiani maschi e le femmine normali, ovvero sani di mente” l’avevano capito. Mi rincuora l’uscita dall’aula di tutto il Consiglio, a eccezione del partito del sindaco, e le, quasi, unanimi prese di posizione contro la gravità di quanto accaduto.

Mi preoccupa, forse ancora di più, aver letto che ha detto che anche ad aula vuota si sarebbe proseguito con il voto, che il consiglio si poteva offendere ma che quella era la sua idea e che avrebbe votato contro l’emendamento perché a lui nessuno ha qualcosa da insegnare, sia di destra che di sinistra.
Basta così?

No? E allora continuo.

Circola un regolamento regionale sugli affidamenti residenziali nel quale si ritiene che le coppie dello stesso sesso non possano candidarsi e che anche le famiglie affidatarie che possono ospitare fino a 5 bambini: “devono essere gestite da un maschio e da una femmina”.

Anche in questo caso, ad obiezioni presentate da un assessore della Città di Torino, la risposta sembra essere: “si ribadisce solo la nostra visione”. Idee, visioni personali diventano decisioni politiche che coinvolgono migliaia di persone? Non è che se sono assolutamente convinto che il cancro si sconfigga bevendo acqua e limone posso promuovere politiche in questa direzione!

Allo stesso modo nel campo del sociale non si può dire tutto (e il contrario di tutto) a prescindere dai fondamenti teorici e........

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