Nel lavoro “sentimentale” di tanti anni dello psichiatra Eugenio Borgna – in parte riunito nel recentissimo volume Dare voce al cuore uscito per Einaudi nella collana Opera viva – il gioco delle emozioni si scompone e si ricompone in significati imprevisti che ci aiutano a capire, nel profondo chi siamo. Le emozioni ci dicono quello che avviene in noi, nella nostra interiorità ed ecco perché è necessario farle riemergere dalle profondità della nostra vita conscia, e inconscia. Sono forme, a tutti gli effetti, di conoscenza. Le emozioni sono molteplici nelle loro espressioni, ma elemento comune a ciascuna di esse è – al contrario di quel che possiamo pensare - il portarci fuori dai confini del nostro io, e metterci in risonanza con il mondo degli altri.

Ci sono le emozioni e c’è il pensiero, e solo nella misura in cui ci sia concordanza fra le une e l’altro è possibile avvicinarsi ai problemi conoscitivi ed esistenziali della vita. Alla conoscenza razionale, e non solo in psichiatria, è necessario associare la conoscenza emozionale, la conoscenza trainata dalle emozioni, e dalle passioni nelle riflessioni “calde” di Borgna: “Perché i pensieri sono qualcosa di strano - ricorrendo a Robert Musil in uno dei suoi racconti piú affascinanti, I turbamenti del giovane Törless:

Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciar traccia; e i pensieri hanno la loro stagione morta e la loro stagione viva. Talvolta si può avere un’intuizione geniale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo ce ne ricordiamo parola per parola, e il valore logico della proposizione scoperta rimane intatto, tuttavia galleggia senza meta alla superficie della nostra mente, e non ci sentiamo piú ricchi per questo. Finché, magari dopo anni, ritorna all’improvviso un momento in cui ci accorgiamo che nel frattempo non avevamo capito niente benché in termini di logica avessimo capito tutto.

Pensieri “vivi” e pensieri “morti”: e il pensiero spesso prende vita -ancora Musil- solo nel momenti in cui qualcosa “che non è piú pensiero, che non è piú logico, si combina con esso, cosí che noi sentiamo la sua verità al di là di ogni giustificazione, come un’ancora che lacera la carne viva e calda”.

Le emozioni si combinano poi, nel rimontaggio di Borgna, in maniera inaspettata con i diversi tempi, il presente, il passato e il futuro. Nostalgia, speranza, disperazione sono tre diverse articolazioni del tempo dell’io, il tempo vissuto. La nostalgia è intessuta del tempo del passato, la speranza lo è di quello del futuro, la stessa solitudine ha a che fare con quelle che sono le modificazioni del tempo vissuto nella nostalgia e nella speranza. Modi modi di vivere tuttavia che si intrecciano fatalmente l’uno all’altro.

La nostalgia per esempio. Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie trasognate e sognanti, nostalgie che fanno vivere, e nostalgie che fanno morire. Ma instillano quasi sempre la speranza di un ritorno che comunque sprigiona anch’esso una forza mobilitante. E siccome ogni ritorno o recupero, e ogni azione di riscatto, non può che compiersi nel futuro, emerge l’impossibilità di dissociare il sentimento nostalgico dall’attesa per l’avvenire. La nostalgia, insomma, va immaginata come riscoperta di un passato che rinasce, come possibilità aperta, e non definitivamente perduta. La nostalgia insomma può essere matrice di speranza.

La speranza. Un ponte che ci fa uscire dalla solitudine, e ci mette in una relazione senza fine con gli altri. La speranza nasce e muore, e a suo modo è rivoluzionaria perché c’è una dimensione sociale della speranza: non si spera solo per sé, ma anche per gli altri, liberandoci dalla solitudine, cosí dolorosa e cosí frequente, oggi. Ed è ancora la letteratura a far da sponda alla speranza, come sarà in tutti i quadri “emozionali” tratteggiati da Borgna: «Quando spero – cita da Eugène Minkowski Il tempo vissuto - vedo l’avvenire venire verso di me. La speranza va piú lontano nell’avvenire dell’attesa. Io non spero nulla né per l’istante presente né per quello che immediatamente gli subentra, ma per l’avvenire che si dispiega dietro”. Alleata alla attenzione, la speranza dilata i confini del possibile, è la passione del possibile che non considera nella sua fragile dimensione umana o con gli occhi della fredda ragione calcolante, ma con quelli ardenti della intuizione e della immaginazione.

Il lavoro della speranza si oppone alla paura. La speranza non è mai passiva, vive non solo di futuro ma anche del passato, e allora, con sant’Agostino, la speranza, diviene “memoria del futuro” intessuta com’é di esperienze che abbiamo vissuto nella infanzia e nella adolescenza: è dialogo e comunione. A differenza della disperazione, nella quale il tempo si arresta e si pietrifica in un presente che sconfina nel passato, ma senza alcuno slancio nel futuro. Se afflitti dalla disperazione, noi non viviamo ma solo speriamo di vivere, e allora, quando le alte maree ci sommergono, è ancora possibile vivere?

Infine, contrariamente ai luoghi comuni, anche la solitudine in fondo è relazione, ci fa dialogare con il passato, con la memoria del cuore, che è l’archivio delle nostre esperienze. La solitudine, - conclude Borgna - come il silenzio, è una esperienza interiore che ci aiuta a distinguere le cose essenziali da quelle che non lo sono. Possiamo avere cura degli altri solo avendo il coraggio della solitudine, che consente di recuperare i valori dell’ascolto, della solidarietà e dell’impegno etico. La solitudine aiuta a conoscere meglio il senso del vivere, e del morire, ed è come una pietra viva gettata nelle acque immobili della indifferenza e della noncuranza.

Le emozioni così ci parlano di noi ma dobbiamo trovare le parole giuste per dar loro la voce.

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Nel lavoro “sentimentale” di tanti anni dello psichiatra Eugenio Borgna – in parte riunito nel recentissimo volume Dare voce al cuore uscito per Einaudi nella collana Opera viva – il gioco delle emozioni si scompone e si ricompone in significati imprevisti che ci aiutano a capire, nel profondo chi siamo. Le emozioni ci dicono quello che avviene in noi, nella nostra interiorità ed ecco perché è necessario farle riemergere dalle profondità della nostra vita conscia, e inconscia. Sono forme, a tutti gli effetti, di conoscenza. Le emozioni sono molteplici nelle loro espressioni, ma elemento comune a ciascuna di esse è – al contrario di quel che possiamo pensare - il portarci fuori dai confini del nostro io, e metterci in risonanza con il mondo degli altri.

Ci sono le emozioni e c’è il pensiero, e solo nella misura in cui ci sia concordanza fra le une e l’altro è possibile avvicinarsi ai problemi conoscitivi ed esistenziali della vita. Alla conoscenza razionale, e non solo in psichiatria, è necessario associare la conoscenza emozionale, la conoscenza trainata dalle emozioni, e dalle passioni nelle riflessioni “calde” di Borgna: “Perché i pensieri sono qualcosa di strano - ricorrendo a Robert Musil in uno dei suoi racconti piú affascinanti, I turbamenti del giovane Törless:

Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciar traccia; e i pensieri hanno la loro stagione morta e la loro stagione viva. Talvolta si può avere un’intuizione geniale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo ce ne ricordiamo parola per parola, e il valore logico della proposizione scoperta rimane intatto, tuttavia galleggia senza meta alla superficie della nostra mente, e non ci sentiamo piú ricchi per questo. Finché, magari dopo anni, ritorna all’improvviso un momento in cui ci accorgiamo che nel frattempo non avevamo capito niente benché in termini di logica avessimo capito tutto.

Pensieri “vivi” e pensieri “morti”: e il pensiero spesso prende vita -ancora Musil- solo nel momenti in cui qualcosa “che non è piú pensiero, che non è piú logico, si combina con esso, cosí che noi sentiamo la sua verità al di là di ogni giustificazione, come un’ancora che lacera la carne viva e calda”.

Le emozioni si combinano poi, nel rimontaggio di Borgna, in maniera inaspettata con i diversi tempi, il presente, il passato e il futuro. Nostalgia, speranza, disperazione sono tre diverse articolazioni del tempo dell’io, il tempo vissuto. La nostalgia è intessuta del tempo del passato, la speranza lo è di quello del futuro, la stessa solitudine ha a che fare con quelle che sono le modificazioni del tempo vissuto nella nostalgia e nella speranza. Modi modi di vivere tuttavia che si intrecciano fatalmente l’uno all’altro.

La nostalgia per esempio. Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie trasognate e sognanti, nostalgie che fanno vivere, e nostalgie che fanno morire. Ma instillano quasi sempre la speranza di un ritorno che comunque sprigiona anch’esso una forza mobilitante. E siccome ogni ritorno o recupero, e ogni azione di riscatto, non può che compiersi nel futuro, emerge l’impossibilità di dissociare il sentimento nostalgico dall’attesa per l’avvenire. La nostalgia, insomma, va immaginata come riscoperta di un passato che rinasce, come possibilità aperta, e non definitivamente perduta. La nostalgia insomma può essere matrice di speranza.

La speranza. Un ponte che ci fa uscire dalla solitudine, e ci mette in una relazione senza fine con gli altri. La speranza nasce e muore, e a suo modo è rivoluzionaria perché c’è una dimensione sociale della speranza: non si spera solo per sé, ma anche per gli altri, liberandoci dalla solitudine, cosí dolorosa e cosí frequente, oggi. Ed è ancora la letteratura a far da sponda alla speranza, come sarà in tutti i quadri “emozionali” tratteggiati da Borgna: «Quando spero – cita da Eugène Minkowski Il tempo vissuto - vedo l’avvenire venire verso di me. La speranza va piú lontano nell’avvenire dell’attesa. Io non spero nulla né per l’istante presente né per quello che immediatamente gli subentra, ma per l’avvenire che si dispiega dietro”. Alleata alla attenzione, la speranza dilata i confini del possibile, è la passione del possibile che non considera nella sua fragile dimensione umana o con gli occhi della fredda ragione calcolante, ma con quelli ardenti della intuizione e della immaginazione.

Il lavoro della speranza si oppone alla paura. La speranza non è mai passiva, vive non solo di futuro ma anche del passato, e allora, con sant’Agostino, la speranza, diviene “memoria del futuro” intessuta com’é di esperienze che abbiamo vissuto nella infanzia e nella adolescenza: è dialogo e comunione. A differenza della disperazione, nella quale il tempo si arresta e si pietrifica in un presente che sconfina nel passato, ma senza alcuno slancio nel futuro. Se afflitti dalla disperazione, noi non viviamo ma solo speriamo di vivere, e allora, quando le alte maree ci sommergono, è ancora possibile vivere?

Infine, contrariamente ai luoghi comuni, anche la solitudine in fondo è relazione, ci fa dialogare con il passato, con la memoria del cuore, che è l’archivio delle nostre esperienze. La solitudine, - conclude Borgna - come il silenzio, è una esperienza interiore che ci aiuta a distinguere le cose essenziali da quelle che non lo sono. Possiamo avere cura degli altri solo avendo il coraggio della solitudine, che consente di recuperare i valori dell’ascolto, della solidarietà e dell’impegno etico. La solitudine aiuta a conoscere meglio il senso del vivere, e del morire, ed è come una pietra viva gettata nelle acque immobili della indifferenza e della noncuranza.

Le emozioni così ci parlano di noi ma dobbiamo trovare le parole giuste per dar loro la voce.

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Il tempo delle emozioni. Dare voce al cuore secondo lo psichiatra Eugenio Borgna

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28.11.2023

Nel lavoro “sentimentale” di tanti anni dello psichiatra Eugenio Borgna – in parte riunito nel recentissimo volume Dare voce al cuore uscito per Einaudi nella collana Opera viva – il gioco delle emozioni si scompone e si ricompone in significati imprevisti che ci aiutano a capire, nel profondo chi siamo. Le emozioni ci dicono quello che avviene in noi, nella nostra interiorità ed ecco perché è necessario farle riemergere dalle profondità della nostra vita conscia, e inconscia. Sono forme, a tutti gli effetti, di conoscenza. Le emozioni sono molteplici nelle loro espressioni, ma elemento comune a ciascuna di esse è – al contrario di quel che possiamo pensare - il portarci fuori dai confini del nostro io, e metterci in risonanza con il mondo degli altri.

Ci sono le emozioni e c’è il pensiero, e solo nella misura in cui ci sia concordanza fra le une e l’altro è possibile avvicinarsi ai problemi conoscitivi ed esistenziali della vita. Alla conoscenza razionale, e non solo in psichiatria, è necessario associare la conoscenza emozionale, la conoscenza trainata dalle emozioni, e dalle passioni nelle riflessioni “calde” di Borgna: “Perché i pensieri sono qualcosa di strano - ricorrendo a Robert Musil in uno dei suoi racconti piú affascinanti, I turbamenti del giovane Törless:

Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciar traccia; e i pensieri hanno la loro stagione morta e la loro stagione viva. Talvolta si può avere un’intuizione geniale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo ce ne ricordiamo parola per parola, e il valore logico della proposizione scoperta rimane intatto, tuttavia galleggia senza meta alla superficie della nostra mente, e non ci sentiamo piú ricchi per questo. Finché, magari dopo anni, ritorna all’improvviso un momento in cui ci accorgiamo che nel frattempo non avevamo capito niente benché in termini di logica avessimo capito tutto.

Pensieri “vivi” e pensieri “morti”: e il pensiero spesso prende vita -ancora Musil- solo nel momenti in cui qualcosa “che non è piú pensiero, che non è piú logico, si combina con esso, cosí che noi sentiamo la sua verità al di là di ogni giustificazione, come un’ancora che lacera la carne viva e calda”.

Le emozioni si combinano poi, nel rimontaggio di Borgna, in maniera inaspettata con i diversi tempi, il presente, il passato e il futuro. Nostalgia, speranza, disperazione sono tre diverse articolazioni del tempo dell’io, il tempo vissuto. La nostalgia è intessuta del tempo del passato, la speranza lo è di quello del futuro, la stessa solitudine ha a che fare con quelle che sono le modificazioni del tempo vissuto nella nostalgia e nella speranza. Modi modi di vivere tuttavia che si intrecciano fatalmente l’uno all’altro.

La nostalgia per esempio. Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie trasognate e sognanti, nostalgie che fanno vivere,........

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