Il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la 54esima Giornata della Terra, appuntamento che da tempo è l’occasione per discutere pubblicamente dei rischi che stiamo correndo su scala mondiale, causa l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell'uomo. Un appuntamento per sua natura “globale”, come universali sono i problemi da affrontare: emissioni di gas serra e aumento della temperatura, deforestazione e crisi alimentare, sfruttamento delle risorse naturali e riduzione della biodiversità.

Come è normale che sia, prevalgono toni preoccupanti, in particolare sui rischi che corriamo se non invertiamo rapidamente il trend. In considerazione del fatto che ancora le politiche dei governi di tutto il mondo non hanno definitivamente "incorporato” la consapevolezza del rischio reale per il Pianeta, con le conseguenti necessarie modifiche delle agende di governo. Le Conferenze sul clima, i report dell'Ipcc, gli appelli del mondo della scienza e della cultura, come quelli dei giovani attivisti di Friday for Future, non sono ai primi posti dell’agenda politica. Al contempo, gli accordi internazionali tendono ad essere attuati con ritardi e gradualità incompatibili con i tempi dei disastri ambientali denunciati ed attesi.

Eppure, di anni ne sono passati tanti dal quel lontano 22 aprile del 1970 che segnò l'inizio della "primavera dell’ecologia”. Arrivata dopo una lunga serie di contestazioni "tematiche”: contro le esplosioni delle bombe nucleari nell'atmosfera e l'immissione nell'aria degli elementi radioattivi, che ricadevano poi anche a migliaia di chilometri di distanza, contaminando terre coltivate e acque. Era la stagione della protesta contro la diffusione planetaria dei pesticidi clorurati persistenti, come il ddt, e della critica all’uso di erbicidi contaminati di diossina nella guerra in Vietnam, con le città del mondo occidentale per la prima volta congestionate dal traffico e il cielo oscurato dai fumi industriali.

In realtà il panorama ha avuto anche tinte positive, ricordiamo che alcuni obiettivi sono stati in parte raggiunti, nella direzione indicata dai "millennium development goals" definiti dalle Nazioni Unite. La ricchezza nei paesi in via di sviluppo è aumentata, si sono migliorate le cure sanitarie, si è contrastata la mortalità infantile, l’esposizione a carestie e malnutrizione, si sono ridotte alcune emissioni inquinanti, migliorata l’efficienza energetica di trasporti ed industria, aumentata la produzione di energia da fonti rinnovabili, migliorata la qualità delle acque, aumentato il riciclaggio di rifiuti. Cito questi dati perché penso che sia meglio affrontare le sfide del futuro, ancora molto impegnative, partendo dal riconoscimento dei risultati raggiunti piuttosto che lasciarsi contagiare dal catastrofismo. L'opinione pubblica è ormai matura per modificare (anche radicalmente) i propri comportamenti e adottare stili di vita più responsabili. Adesso, sono i governi chiamati ad agire rapidamente per imprimere una svolta in tema di contrasto alle alterazioni climatiche, lotta alla fame e per la salute, uso razionale delle risorse, a partire dall’acqua, e deforestazione. Promuovendo la diffusione di buone pratiche e comportamenti più sobri e sostenibili. Che includono: l'uso corretto dell’acqua (azzerando gli sprechi e sfruttando l’acqua del rubinetto), la gestione corretta dei rifiuti (riducendo gli sprechi a partire da quello alimentare e aumentando la raccolta differenziata ed il riciclaggio), l’uso efficiente dell’energia in casa e a lavoro, il cambiamento della modalità di trasporto (limitando l’uso dell’auto a vantaggio di mezzi pubblici e bicicletta).

Per fare questo occorre un’offerta di servizi adeguata in tutti i settori, ma occorre anche una presa di responsabilità di ciascuno di noi, ogni giorno e in ogni azione. Coltivare e custodire la Terra che ci è stata data e che è l'unica che abbiamo, è compito di tutti. Dove coltivare significa adoperarsi con ingegno per progredire. Mentre, custodire è la ricerca dell'equilibrio, difficile e sempre mobile, fra conservazione della natura ed uso intelligente delle tecnologie, al fine di migliorare la qualità della nostra vita. Sarebbe bene, quindi, che la 54esima Giornata della Terra fosse prima di tutto espressione di una condivisione comune.

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Il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la 54esima Giornata della Terra, appuntamento che da tempo è l’occasione per discutere pubblicamente dei rischi che stiamo correndo su scala mondiale, causa l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell'uomo. Un appuntamento per sua natura “globale”, come universali sono i problemi da affrontare: emissioni di gas serra e aumento della temperatura, deforestazione e crisi alimentare, sfruttamento delle risorse naturali e riduzione della biodiversità.

Come è normale che sia, prevalgono toni preoccupanti, in particolare sui rischi che corriamo se non invertiamo rapidamente il trend. In considerazione del fatto che ancora le politiche dei governi di tutto il mondo non hanno definitivamente "incorporato” la consapevolezza del rischio reale per il Pianeta, con le conseguenti necessarie modifiche delle agende di governo. Le Conferenze sul clima, i report dell'Ipcc, gli appelli del mondo della scienza e della cultura, come quelli dei giovani attivisti di Friday for Future, non sono ai primi posti dell’agenda politica. Al contempo, gli accordi internazionali tendono ad essere attuati con ritardi e gradualità incompatibili con i tempi dei disastri ambientali denunciati ed attesi.

Eppure, di anni ne sono passati tanti dal quel lontano 22 aprile del 1970 che segnò l'inizio della "primavera dell’ecologia”. Arrivata dopo una lunga serie di contestazioni "tematiche”: contro le esplosioni delle bombe nucleari nell'atmosfera e l'immissione nell'aria degli elementi radioattivi, che ricadevano poi anche a migliaia di chilometri di distanza, contaminando terre coltivate e acque. Era la stagione della protesta contro la diffusione planetaria dei pesticidi clorurati persistenti, come il ddt, e della critica all’uso di erbicidi contaminati di diossina nella guerra in Vietnam, con le città del mondo occidentale per la prima volta congestionate dal traffico e il cielo oscurato dai fumi industriali.

In realtà il panorama ha avuto anche tinte positive, ricordiamo che alcuni obiettivi sono stati in parte raggiunti, nella direzione indicata dai "millennium development goals" definiti dalle Nazioni Unite. La ricchezza nei paesi in via di sviluppo è aumentata, si sono migliorate le cure sanitarie, si è contrastata la mortalità infantile, l’esposizione a carestie e malnutrizione, si sono ridotte alcune emissioni inquinanti, migliorata l’efficienza energetica di trasporti ed industria, aumentata la produzione di energia da fonti rinnovabili, migliorata la qualità delle acque, aumentato il riciclaggio di rifiuti. Cito questi dati perché penso che sia meglio affrontare le sfide del futuro, ancora molto impegnative, partendo dal riconoscimento dei risultati raggiunti piuttosto che lasciarsi contagiare dal catastrofismo. L'opinione pubblica è ormai matura per modificare (anche radicalmente) i propri comportamenti e adottare stili di vita più responsabili. Adesso, sono i governi chiamati ad agire rapidamente per imprimere una svolta in tema di contrasto alle alterazioni climatiche, lotta alla fame e per la salute, uso razionale delle risorse, a partire dall’acqua, e deforestazione. Promuovendo la diffusione di buone pratiche e comportamenti più sobri e sostenibili. Che includono: l'uso corretto dell’acqua (azzerando gli sprechi e sfruttando l’acqua del rubinetto), la gestione corretta dei rifiuti (riducendo gli sprechi a partire da quello alimentare e aumentando la raccolta differenziata ed il riciclaggio), l’uso efficiente dell’energia in casa e a lavoro, il cambiamento della modalità di trasporto (limitando l’uso dell’auto a vantaggio di mezzi pubblici e bicicletta).

Per fare questo occorre un’offerta di servizi adeguata in tutti i settori, ma occorre anche una presa di responsabilità di ciascuno di noi, ogni giorno e in ogni azione. Coltivare e custodire la Terra che ci è stata data e che è l'unica che abbiamo, è compito di tutti. Dove coltivare significa adoperarsi con ingegno per progredire. Mentre, custodire è la ricerca dell'equilibrio, difficile e sempre mobile, fra conservazione della natura ed uso intelligente delle tecnologie, al fine di migliorare la qualità della nostra vita. Sarebbe bene, quindi, che la 54esima Giornata della Terra fosse prima di tutto espressione di una condivisione comune.

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QOSHE - Giornata della Terra. Non cediamo ai catastrofismi, l'opinione pubblica è matura per cambiamenti radicali - Alfredo De Girolamo
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Giornata della Terra. Non cediamo ai catastrofismi, l'opinione pubblica è matura per cambiamenti radicali

22 0
22.04.2024

Il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la 54esima Giornata della Terra, appuntamento che da tempo è l’occasione per discutere pubblicamente dei rischi che stiamo correndo su scala mondiale, causa l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell'uomo. Un appuntamento per sua natura “globale”, come universali sono i problemi da affrontare: emissioni di gas serra e aumento della temperatura, deforestazione e crisi alimentare, sfruttamento delle risorse naturali e riduzione della biodiversità.

Come è normale che sia, prevalgono toni preoccupanti, in particolare sui rischi che corriamo se non invertiamo rapidamente il trend. In considerazione del fatto che ancora le politiche dei governi di tutto il mondo non hanno definitivamente "incorporato” la consapevolezza del rischio reale per il Pianeta, con le conseguenti necessarie modifiche delle agende di governo. Le Conferenze sul clima, i report dell'Ipcc, gli appelli del mondo della scienza e della cultura, come quelli dei giovani attivisti di Friday for Future, non sono ai primi posti dell’agenda politica. Al contempo, gli accordi internazionali tendono ad essere attuati con ritardi e gradualità incompatibili con i tempi dei disastri ambientali denunciati ed attesi.

Eppure, di anni ne sono passati tanti dal quel lontano 22 aprile del 1970 che segnò l'inizio della "primavera dell’ecologia”. Arrivata dopo una lunga serie di contestazioni "tematiche”: contro le esplosioni delle bombe nucleari nell'atmosfera e l'immissione nell'aria degli elementi radioattivi, che ricadevano poi anche a migliaia di chilometri di distanza, contaminando terre coltivate e acque. Era la stagione della protesta contro la diffusione planetaria dei pesticidi clorurati persistenti, come il ddt, e della critica all’uso di erbicidi contaminati di diossina nella guerra in Vietnam, con le città del mondo occidentale per la prima volta congestionate dal traffico e il cielo oscurato dai fumi industriali.

In realtà il panorama ha avuto anche tinte positive, ricordiamo che alcuni obiettivi sono stati in parte raggiunti, nella direzione indicata dai "millennium development goals" definiti dalle Nazioni Unite. La ricchezza nei paesi in via di sviluppo è aumentata, si sono........

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