La prima scuola in Europa era italiana e la nostra tradizione scolastica, nasce da grandi educatori, spesso, poi, proclamati Santi, che avevano a cuore l’educazione della persona e non erano finalizzati all’utilizzo economico dell’individuo, come accade nel sistema della mediocrazia.

Fino a non molti anni or sono, la scuola italiana era considerata tra le migliori del mondo.

L’Italia era orgogliosa erede della straordinaria tradizione educativa dei Salesiani fondati da San Giovani Bosco e, prima ancora, di quella della “Congregazione di Somasca”, di San Girolamo, che già nel 1583, gestiva, a Como, il collegio Gallio, fondato dal cardinale Tolomeo e, tutt’oggi, Istituto Pontificio: la più antica scuola d’Europa.

Le spinte multietniche consentirebbero, oggi, un confronto tra visioni spirituali, che, in teoria, consentirebbero un arricchimento per tutto il sistema scolastico.

Nel pubblico, è accaduto il contrario: la politica si è schierata, in opposte tifoserie, a favore o contro l’integrazione, percepita come fenomeno di raccolta del consenso; tutti privilegiano nuovi modelli di efficienza, più o meno sperimentali, che hanno, come presupposto, il fatto che la scuola serva per insegnare agli individui a produrre valore per qualcun altro.

È un modello radicalmente diverso rispetto a quello tradizionale, che voleva l’istruzione finalizzata alla crescita della persona nella comunità, a prescindere dal conseguente immediato utilizzo pratico delle nozioni: sono sempre meno gli studenti interessati al liceo classico o allo studio del greco e del latino.

Nel privato, le decine di migliaia di euro, spese dalle famiglie per istituti di formazione americana o internazionale, quasi mai si trasformano in un effettivo vantaggio competitivo, in un mercato che, invece, cerca proprio quelle basi, che sembrano sempre più perdute.

Il modello di alternanza scuola-lavoro, vorrebbe trasformare i ragazzi in mezzi di produzione, anziché in uomini colti e così non riesce a soddisfare il mercato che vorrebbe compiacere e che, invece, paradossalmente, privilegia coloro che fanno percorsi classici e tradizionali.

Destra e sinistra si scontrano sul tipo di sanzioni che devono essere comminate agli studenti indisciplinati, in una visione più o meno permissiva o autoritaria e sull’opportunità di chiudere gli istituti per l’ Aid al Fitr, la fine del digiuno del Ramadan; l’orientamento agli studenti, in quanto persone, passa in secondo piano.

E così, nel panorama mondiale, perde credibilità il sistema formativo italiano, la cui tradizione, viene a fatica conservata in qualche istituto di eccellenza, che prova ad ispirarsi ai valori tradizionali, ma non senza difficoltà competitive, in un mondo che va verso la mediocrazia.

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La prima scuola in Europa era italiana e la nostra tradizione scolastica, nasce da grandi educatori, spesso, poi, proclamati Santi, che avevano a cuore l’educazione della persona e non erano finalizzati all’utilizzo economico dell’individuo, come accade nel sistema della mediocrazia.

Fino a non molti anni or sono, la scuola italiana era considerata tra le migliori del mondo.

L’Italia era orgogliosa erede della straordinaria tradizione educativa dei Salesiani fondati da San Giovani Bosco e, prima ancora, di quella della “Congregazione di Somasca”, di San Girolamo, che già nel 1583, gestiva, a Como, il collegio Gallio, fondato dal cardinale Tolomeo e, tutt’oggi, Istituto Pontificio: la più antica scuola d’Europa.

Le spinte multietniche consentirebbero, oggi, un confronto tra visioni spirituali, che, in teoria, consentirebbero un arricchimento per tutto il sistema scolastico.

Nel pubblico, è accaduto il contrario: la politica si è schierata, in opposte tifoserie, a favore o contro l’integrazione, percepita come fenomeno di raccolta del consenso; tutti privilegiano nuovi modelli di efficienza, più o meno sperimentali, che hanno, come presupposto, il fatto che la scuola serva per insegnare agli individui a produrre valore per qualcun altro.

È un modello radicalmente diverso rispetto a quello tradizionale, che voleva l’istruzione finalizzata alla crescita della persona nella comunità, a prescindere dal conseguente immediato utilizzo pratico delle nozioni: sono sempre meno gli studenti interessati al liceo classico o allo studio del greco e del latino.

Nel privato, le decine di migliaia di euro, spese dalle famiglie per istituti di formazione americana o internazionale, quasi mai si trasformano in un effettivo vantaggio competitivo, in un mercato che, invece, cerca proprio quelle basi, che sembrano sempre più perdute.

Il modello di alternanza scuola-lavoro, vorrebbe trasformare i ragazzi in mezzi di produzione, anziché in uomini colti e così non riesce a soddisfare il mercato che vorrebbe compiacere e che, invece, paradossalmente, privilegia coloro che fanno percorsi classici e tradizionali.

Destra e sinistra si scontrano sul tipo di sanzioni che devono essere comminate agli studenti indisciplinati, in una visione più o meno permissiva o autoritaria e sull’opportunità di chiudere gli istituti per l’ Aid al Fitr, la fine del digiuno del Ramadan; l’orientamento agli studenti, in quanto persone, passa in secondo piano.

E così, nel panorama mondiale, perde credibilità il sistema formativo italiano, la cui tradizione, viene a fatica conservata in qualche istituto di eccellenza, che prova ad ispirarsi ai valori tradizionali, ma non senza difficoltà competitive, in un mondo che va verso la mediocrazia.

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La crisi del sistema scolastico tradizionale italiano

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04.05.2024

La prima scuola in Europa era italiana e la nostra tradizione scolastica, nasce da grandi educatori, spesso, poi, proclamati Santi, che avevano a cuore l’educazione della persona e non erano finalizzati all’utilizzo economico dell’individuo, come accade nel sistema della mediocrazia.

Fino a non molti anni or sono, la scuola italiana era considerata tra le migliori del mondo.

L’Italia era orgogliosa erede della straordinaria tradizione educativa dei Salesiani fondati da San Giovani Bosco e, prima ancora, di quella della “Congregazione di Somasca”, di San Girolamo, che già nel 1583, gestiva, a Como, il collegio Gallio, fondato dal cardinale Tolomeo e, tutt’oggi, Istituto Pontificio: la più antica scuola d’Europa.

Le spinte multietniche consentirebbero, oggi, un confronto tra visioni spirituali, che, in teoria, consentirebbero un arricchimento per tutto il sistema scolastico.

Nel pubblico, è accaduto il contrario: la politica si è schierata, in opposte tifoserie, a favore o contro l’integrazione, percepita come fenomeno di raccolta del consenso; tutti privilegiano nuovi modelli di efficienza, più o meno sperimentali, che hanno, come presupposto, il fatto che la scuola serva per insegnare agli individui a produrre valore per qualcun altro.

È un modello radicalmente diverso rispetto a quello tradizionale, che voleva l’istruzione finalizzata alla crescita della persona nella comunità, a prescindere dal conseguente immediato utilizzo........

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