La Ue si trova in una situazione di grande vulnerabilità, con l’economia che sta passando in secondo piano soprattutto per le drammatiche crisi geopolitiche e umanitarie nelle quali gli Stati membri si stanno "rinazionalizzando". Un antidoto a questa dinamica sarebbe quella di rafforzare il sistema economico europeo, che ha il suo pilastro più concreto e unificante nell’euro e nell’eurozona. Detto in altri termini se non ci fossero l’euro e l'Eurozona, l'Ue potrebbe entrare in una crisi gravissima. Tra "statalizzazione" della politica euro-internazionale e "distrazione" della euro-politica economica, la miscela diventa molto pericolosa.

L'economia elencativa al Consiglio europeo

Nel Consiglio europeo, quasi completamente dominato dai temi delle guerre e delle crisi in corso, si fa solo della "economia generica" con richieste (alla Commissione, ai co-legislatori, ai Paesi membri) su vari temi. Un cenno a sé riguarda il Piano Finanziario Poliennale. Impressiona la mancanza di qualsiasi riferimento alle grandi innovazioni del Next Generation EU e dei Pnrr finanziati da Eurobond. Eppure queste sono innovazioni epocali per rafforzare e innovare l’economia europea e per combinare stabilità e crescita. Anche se purtroppo i Pnrr adesso hanno adesso un orizzonte troppo breve che pone un problema di allungamento. Le citate innovazioni, che vennero prima della pandemia e delle guerre, vanno a merito di Ursula von der Leyen (presidente della Commissione) e di Angela Merkel (presidente di turno del Consiglio europeo nel luglio 2020). Purtoppo Von der Leyen è adesso indebolita per la deriva euro-statalista causata delle guerre e con lei è più debole tutta la Commissione anche in vista delle elezioni del 2024. Eppure se von der Leyen, come in passato, ponesse piu attenzione all’economia, potrebbe contrastare nei fatti la dinamica statalista.

L’economia sbilanciata dell’Eurogruppo

Nel Consiglio europeo manca anche un riferimento alla lettera inviata da Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo (i ministri dell’economia dell'Eurozona) a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Forse ragioni formali lo impedivano, ma gli argomenti trattati dal presidente dell’Eurogruppo sulla situazione dell'Eurozona (e quindi della Ue) potevano essere tenuti presente nella sostanza. La lettera di Donohoe non è tuttavia un capolavoro nel porre tre temi importanti ma forse intonati a un ottimismo non dimostrato. Per la crescita si segnala che l'Eurozona ha resistito bene alle crisi degli ultimi anni anche per politiche fiscali espansive e che l’attuale rallentamento dovrebbe essere temporaneo anche perché il mercato del lavoro va bene. In ogni caso ci vogliono misure di rafforzamento della sostenibilità fiscale dei singoli stati. Ciò implica un rapido accordo sulle regole fiscali (leggasi Patto di Stabilità e crescita). Per l’inflazione, che viene considerata la principale sfida, si segnala il calo, ma che il livello è ancora alto. Al proposito non si trova neppure un accenno alla politica monetaria della Bce che in meno di un anno ha portato, con 10 aumenti (un record) i tassi da zero al 4,5%. Così come non si trova un accenno all’aumento dei costi di produzione dovuti al rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Adesso che siamo in recessione non sarebbe utile capire meglio gli intendimenti delle Bce? Lagarde partecipa senza diritto di voto all’Eurogruppo cosi come il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Per il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), infine, Donohoe sottolinea che manca la ratifica dell’Italia alla sua riforma per la gestione delle eventuali crisi bancarie e per completare il processo verso la cosidetta “Unione bancaria”. Ovvero per poter bloccare (backstop) le crisi bancarie se il Fondo di risoluzione unico finanziato dalle Banche dell'Eurozona non bastasse. Dunque la non ratifica dell’Italia viene posta come grave problema dell'Eurozona. E tale credo lo sia più per ragioni di coesione dell'Eurozona che per rilevanza (modesta) della modifica. E inoltre perché il Mes ha enormi potenzialità non sfruttate, tema sul quale il presidente dell’Eurogruppo non si sofferma.

Mancano economisti politici costituenti in servizio

Quanto al problema del Mes non è solo l’Italia che sbaglia a non ratificarlo, ma il non valorizzare le sue inespresse potenzialità che darebbero forza a tutta la Eurozona. Tema su cui ritornerò. Per ora credo si possa e si debba dire che il confronto tra le "Conclusioni" del Consiglio europeo e la "Comunicazione" inviata al Consiglio dall’Eurogruppo dimostrano putroppo che il sistema economico europeo e quello della Eurozona (compresa la Bce) non hanno economisti politici costituenti "in servizio attivo". Le cerimonie degli incontri e delle conferenze stampa andrebbero comparate al "whatever it takes" di Mario Draghi. Erano 11 anni fa!

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La Ue si trova in una situazione di grande vulnerabilità, con l’economia che sta passando in secondo piano soprattutto per le drammatiche crisi geopolitiche e umanitarie nelle quali gli Stati membri si stanno "rinazionalizzando". Un antidoto a questa dinamica sarebbe quella di rafforzare il sistema economico europeo, che ha il suo pilastro più concreto e unificante nell’euro e nell’eurozona. Detto in altri termini se non ci fossero l’euro e l'Eurozona, l'Ue potrebbe entrare in una crisi gravissima. Tra "statalizzazione" della politica euro-internazionale e "distrazione" della euro-politica economica, la miscela diventa molto pericolosa.

L'economia elencativa al Consiglio europeo

Nel Consiglio europeo, quasi completamente dominato dai temi delle guerre e delle crisi in corso, si fa solo della "economia generica" con richieste (alla Commissione, ai co-legislatori, ai Paesi membri) su vari temi. Un cenno a sé riguarda il Piano Finanziario Poliennale. Impressiona la mancanza di qualsiasi riferimento alle grandi innovazioni del Next Generation EU e dei Pnrr finanziati da Eurobond. Eppure queste sono innovazioni epocali per rafforzare e innovare l’economia europea e per combinare stabilità e crescita. Anche se purtroppo i Pnrr adesso hanno adesso un orizzonte troppo breve che pone un problema di allungamento. Le citate innovazioni, che vennero prima della pandemia e delle guerre, vanno a merito di Ursula von der Leyen (presidente della Commissione) e di Angela Merkel (presidente di turno del Consiglio europeo nel luglio 2020). Purtoppo Von der Leyen è adesso indebolita per la deriva euro-statalista causata delle guerre e con lei è più debole tutta la Commissione anche in vista delle elezioni del 2024. Eppure se von der Leyen, come in passato, ponesse piu attenzione all’economia, potrebbe contrastare nei fatti la dinamica statalista.

L’economia sbilanciata dell’Eurogruppo

Nel Consiglio europeo manca anche un riferimento alla lettera inviata da Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo (i ministri dell’economia dell'Eurozona) a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Forse ragioni formali lo impedivano, ma gli argomenti trattati dal presidente dell’Eurogruppo sulla situazione dell'Eurozona (e quindi della Ue) potevano essere tenuti presente nella sostanza. La lettera di Donohoe non è tuttavia un capolavoro nel porre tre temi importanti ma forse intonati a un ottimismo non dimostrato. Per la crescita si segnala che l'Eurozona ha resistito bene alle crisi degli ultimi anni anche per politiche fiscali espansive e che l’attuale rallentamento dovrebbe essere temporaneo anche perché il mercato del lavoro va bene. In ogni caso ci vogliono misure di rafforzamento della sostenibilità fiscale dei singoli stati. Ciò implica un rapido accordo sulle regole fiscali (leggasi Patto di Stabilità e crescita). Per l’inflazione, che viene considerata la principale sfida, si segnala il calo, ma che il livello è ancora alto. Al proposito non si trova neppure un accenno alla politica monetaria della Bce che in meno di un anno ha portato, con 10 aumenti (un record) i tassi da zero al 4,5%. Così come non si trova un accenno all’aumento dei costi di produzione dovuti al rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Adesso che siamo in recessione non sarebbe utile capire meglio gli intendimenti delle Bce? Lagarde partecipa senza diritto di voto all’Eurogruppo cosi come il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Per il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), infine, Donohoe sottolinea che manca la ratifica dell’Italia alla sua riforma per la gestione delle eventuali crisi bancarie e per completare il processo verso la cosidetta “Unione bancaria”. Ovvero per poter bloccare (backstop) le crisi bancarie se il Fondo di risoluzione unico finanziato dalle Banche dell'Eurozona non bastasse. Dunque la non ratifica dell’Italia viene posta come grave problema dell'Eurozona. E tale credo lo sia più per ragioni di coesione dell'Eurozona che per rilevanza (modesta) della modifica. E inoltre perché il Mes ha enormi potenzialità non sfruttate, tema sul quale il presidente dell’Eurogruppo non si sofferma.

Mancano economisti politici costituenti in servizio

Quanto al problema del Mes non è solo l’Italia che sbaglia a non ratificarlo, ma il non valorizzare le sue inespresse potenzialità che darebbero forza a tutta la Eurozona. Tema su cui ritornerò. Per ora credo si possa e si debba dire che il confronto tra le "Conclusioni" del Consiglio europeo e la "Comunicazione" inviata al Consiglio dall’Eurogruppo dimostrano putroppo che il sistema economico europeo e quello della Eurozona (compresa la Bce) non hanno economisti politici costituenti "in servizio attivo". Le cerimonie degli incontri e delle conferenze stampa andrebbero comparate al "whatever it takes" di Mario Draghi. Erano 11 anni fa!

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L'Euro protegge l'Ue, ma l'Euro va protetto. Anche dall'Italia, col Mes

2 0
05.11.2023

La Ue si trova in una situazione di grande vulnerabilità, con l’economia che sta passando in secondo piano soprattutto per le drammatiche crisi geopolitiche e umanitarie nelle quali gli Stati membri si stanno "rinazionalizzando". Un antidoto a questa dinamica sarebbe quella di rafforzare il sistema economico europeo, che ha il suo pilastro più concreto e unificante nell’euro e nell’eurozona. Detto in altri termini se non ci fossero l’euro e l'Eurozona, l'Ue potrebbe entrare in una crisi gravissima. Tra "statalizzazione" della politica euro-internazionale e "distrazione" della euro-politica economica, la miscela diventa molto pericolosa.

L'economia elencativa al Consiglio europeo

Nel Consiglio europeo, quasi completamente dominato dai temi delle guerre e delle crisi in corso, si fa solo della "economia generica" con richieste (alla Commissione, ai co-legislatori, ai Paesi membri) su vari temi. Un cenno a sé riguarda il Piano Finanziario Poliennale. Impressiona la mancanza di qualsiasi riferimento alle grandi innovazioni del Next Generation EU e dei Pnrr finanziati da Eurobond. Eppure queste sono innovazioni epocali per rafforzare e innovare l’economia europea e per combinare stabilità e crescita. Anche se purtroppo i Pnrr adesso hanno adesso un orizzonte troppo breve che pone un problema di allungamento. Le citate innovazioni, che vennero prima della pandemia e delle guerre, vanno a merito di Ursula von der Leyen (presidente della Commissione) e di Angela Merkel (presidente di turno del Consiglio europeo nel luglio 2020). Purtoppo Von der Leyen è adesso indebolita per la deriva euro-statalista causata delle guerre e con lei è più debole tutta la Commissione anche in vista delle elezioni del 2024. Eppure se von der Leyen, come in passato, ponesse piu attenzione all’economia, potrebbe contrastare nei fatti la dinamica statalista.

L’economia sbilanciata dell’Eurogruppo

Nel Consiglio europeo manca anche un riferimento alla lettera inviata da Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo (i ministri dell’economia dell'Eurozona) a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Forse ragioni formali lo impedivano, ma gli argomenti trattati dal presidente dell’Eurogruppo sulla situazione dell'Eurozona (e quindi della Ue) potevano essere tenuti presente nella sostanza. La lettera di Donohoe non è tuttavia un capolavoro nel porre tre temi importanti ma forse intonati a un ottimismo non dimostrato. Per la crescita si........

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