Il Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa ha avuto il 15 marzo un'ulteriore tappa con la prima riunione della Cabina di regia con la Presidenza di Giorgia Meloni. La partecipazione è stata imponente con rappresentanti di vari Ministeri, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di agenzie e società dello Stato e delle imprese a partecipazione pubblica, dell’università, della ricerca, del terzo settore che si occupano di cooperazione e sviluppo. Si è appreso altresì che "la composizione della Cabina di regia prevede il coinvolgimento e la partecipazione di ulteriori soggetti pubblici e privati, sulla base delle materie e degli interventi all’ordine del giorno". Questa mobilitazione è positiva, perché dimostra come il problema dello sviluppo dell’Africa sia sentito. Tuttavia il realismo necessita anche che si prenda atto dei precedenti e della dimensione del problema. A tal fine alcuni precedenti (tuttora attivi) sono molto importanti per dare spinta al progetto della presidente Meloni. Si tratta della cooperazione italiana allo sviluppo, dell’Onu con le sue Agenzie localizzate a Roma a cominciare dalla Fao, delle Agenzie europee in Italia.

Se lo scopo del Piano Mattei è di creare un'iniziativa proiettata nel futuro, non bisogna allora dimenticare la storia iniziata nel passato e tuttora vivente e non solo quella evocata con il nome di una grande personalità italiana.

Il ministero degli Esteri e la Cooperazione allo sviluppo

La lunga e importante storia della cooperazione italiana vede protagonisti il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) e dal 2015 l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics, sotto la vigilanza del ministero). La loro opera ha accreditato la Repubblica Italiana in Africa (e nel Global South) nelle sue varie articolazioni istituzionali, imprenditoriali e delle ong con le quali Aics ha sempre collaborato bene. Salvo qualche rara eccezione, l’impronta è sempre stata quella del Solidarismo Operoso. La cooperazione italiana allo sviluppo ha avuto vari successivi adattamenti normativi e organizzativi, tra i quali l’adozione delle leggi del 1979, del 1987 e del 2014. Con queste e altre misure si è resa la cooperazione allo sviluppo una componente essenziale della politica estera italiana. Se le risorse finanziarie sono state importanti (anche se non imponenti) è anche perché valorizzate dall’impronta di competenza umanitaria riconosciuta all’Italia. Impossibile farne una rassegna, ma importante è riprendere alcuni elementi della sua ispirazione ufficiale: "La cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia. Essa si ispira ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato".

FAO, IFAD, WFP: Roma è una delle capitali dell’Onu

Non va infatti dimenticato che Roma è anche una capitale delle principali Agenzie dell’Onu per l'assistenza umanitaria e lo sviluppo in agricoltura, che vuol dire anche utilizzo sia delle tecniche produttive sia degli strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo. La Fao (Strategie per alimentazione e agricoltura) è stata spostata da Washington a Roma nel 1951 e la celebrazione dei 60 anni del 2011 andrebbe rivisitata sia per le espressioni di riconoscenza che il direttore generale di allora Jacques Diouf (diplomatico del Senegal) espresse all’Italia, sia per quanto disse quella ammirabile personalità di Franco Frattini, allora ministro degli Esteri, che cito: "Sono ormai trascorsi 60 anni dallo storico trasferimento della Fao da Washington a Roma. L’Italia ha manifestato da sempre una particolare sensibilità verso le questioni legate all’agricoltura e alla sicurezza alimentare. Fu infatti proprio a Roma che nel 1905 venne fondato l’Istituto Internazionale di Agricoltura, sul quale si incardinò poi la Fao. Da allora, il progresso e la crescente prosperità non sono stati purtroppo equamente distribuiti fra i popoli. Oggi, come e forse più che in passato, le sfide che ci troviamo ad affrontare non sono diminuite. Malgrado gli sforzi di tutta la comunità internazionale, il numero delle persone che soffrono la fame, invece di ridursi, rischia ormai di oltrepassare la soglia del miliardo.

Alla Fao si sono poi aggiunti Ifad (Fondo per lo sviluppo agricolo) e Wfp (Programma Alimentare Mondiale). In questo periodo di svalutazione dell’Onu per varie cause, questi enti sono ancor più importanti perché la loro caratura umanitaria non deve bloccarli per fattori politici. Per esemplificare rilevo che il direttore generale della Fao Qu Dongyu (professore di genetica e biologia agraria) ha espresso l’11 marzo sul suo sito ufficiale questa valutazione: "La Fao desidera esprimere al governo italiano, in particolare al vice presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Tajani, la propria gratitudine per avere avuto l’opportunità di partecipare, assieme ad altri partner, a questa strategica e tempestiva tavola rotonda, per parlare della strada da seguire alla luce del deterioramento della situazione dell’insicurezza alimentare a Gaza e nelle regioni vicine". Ciò conferma che il ministro Tajani, dati anche i ruoli apicali nella Ue dal 2008 al 2019, è molto conosciuto e apprezzato nel Global South anche per la sua pacata ma politicamente molto importante della politica estera italiana.

Una conclusione europea

Attualmente in Italia ci sono tre Agenzie europee: quella per la Sicurezza Alimentare (Efsa), a Parma; il Centro di Ricerche tecno-scientifiche (JRC) a Ispra; la Fondazione per la Formazione professionale (ETF), Torino. Adesso il governo italiano dovrebbe puntare su una Agenzia europea per l’Africa sia trasferendo alcuni rami che sono a Bruxelles (e altrove) sia, come ho scritto spesso, creando a Roma una succursale congiunta della Bei e della Bers che potrebbe prendere il nome di Besa. La collaborazione con gli enti Onu creerebbe straordinarie sinergie a Roma. Si potrebbe forse dare anche un miglior coordinamento agli aiuti per lo sviluppo della Ue e dei suoi stati membri che si avvicinano a 100 miliardi annui (dato 2021). Se il Piano Mattei andasse, almeno progettualmente, in questa direzione di coordinamento, accentuerebbe la storia della cooperazione italiana allo sviluppo.

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Il Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa ha avuto il 15 marzo un'ulteriore tappa con la prima riunione della Cabina di regia con la Presidenza di Giorgia Meloni. La partecipazione è stata imponente con rappresentanti di vari Ministeri, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di agenzie e società dello Stato e delle imprese a partecipazione pubblica, dell’università, della ricerca, del terzo settore che si occupano di cooperazione e sviluppo. Si è appreso altresì che "la composizione della Cabina di regia prevede il coinvolgimento e la partecipazione di ulteriori soggetti pubblici e privati, sulla base delle materie e degli interventi all’ordine del giorno". Questa mobilitazione è positiva, perché dimostra come il problema dello sviluppo dell’Africa sia sentito. Tuttavia il realismo necessita anche che si prenda atto dei precedenti e della dimensione del problema. A tal fine alcuni precedenti (tuttora attivi) sono molto importanti per dare spinta al progetto della presidente Meloni. Si tratta della cooperazione italiana allo sviluppo, dell’Onu con le sue Agenzie localizzate a Roma a cominciare dalla Fao, delle Agenzie europee in Italia.

Se lo scopo del Piano Mattei è di creare un'iniziativa proiettata nel futuro, non bisogna allora dimenticare la storia iniziata nel passato e tuttora vivente e non solo quella evocata con il nome di una grande personalità italiana.

Il ministero degli Esteri e la Cooperazione allo sviluppo

La lunga e importante storia della cooperazione italiana vede protagonisti il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) e dal 2015 l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics, sotto la vigilanza del ministero). La loro opera ha accreditato la Repubblica Italiana in Africa (e nel Global South) nelle sue varie articolazioni istituzionali, imprenditoriali e delle ong con le quali Aics ha sempre collaborato bene. Salvo qualche rara eccezione, l’impronta è sempre stata quella del Solidarismo Operoso. La cooperazione italiana allo sviluppo ha avuto vari successivi adattamenti normativi e organizzativi, tra i quali l’adozione delle leggi del 1979, del 1987 e del 2014. Con queste e altre misure si è resa la cooperazione allo sviluppo una componente essenziale della politica estera italiana. Se le risorse finanziarie sono state importanti (anche se non imponenti) è anche perché valorizzate dall’impronta di competenza umanitaria riconosciuta all’Italia. Impossibile farne una rassegna, ma importante è riprendere alcuni elementi della sua ispirazione ufficiale: "La cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia. Essa si ispira ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato".

FAO, IFAD, WFP: Roma è una delle capitali dell’Onu

Non va infatti dimenticato che Roma è anche una capitale delle principali Agenzie dell’Onu per l'assistenza umanitaria e lo sviluppo in agricoltura, che vuol dire anche utilizzo sia delle tecniche produttive sia degli strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo. La Fao (Strategie per alimentazione e agricoltura) è stata spostata da Washington a Roma nel 1951 e la celebrazione dei 60 anni del 2011 andrebbe rivisitata sia per le espressioni di riconoscenza che il direttore generale di allora Jacques Diouf (diplomatico del Senegal) espresse all’Italia, sia per quanto disse quella ammirabile personalità di Franco Frattini, allora ministro degli Esteri, che cito: "Sono ormai trascorsi 60 anni dallo storico trasferimento della Fao da Washington a Roma. L’Italia ha manifestato da sempre una particolare sensibilità verso le questioni legate all’agricoltura e alla sicurezza alimentare. Fu infatti proprio a Roma che nel 1905 venne fondato l’Istituto Internazionale di Agricoltura, sul quale si incardinò poi la Fao. Da allora, il progresso e la crescente prosperità non sono stati purtroppo equamente distribuiti fra i popoli. Oggi, come e forse più che in passato, le sfide che ci troviamo ad affrontare non sono diminuite. Malgrado gli sforzi di tutta la comunità internazionale, il numero delle persone che soffrono la fame, invece di ridursi, rischia ormai di oltrepassare la soglia del miliardo.

Alla Fao si sono poi aggiunti Ifad (Fondo per lo sviluppo agricolo) e Wfp (Programma Alimentare Mondiale). In questo periodo di svalutazione dell’Onu per varie cause, questi enti sono ancor più importanti perché la loro caratura umanitaria non deve bloccarli per fattori politici. Per esemplificare rilevo che il direttore generale della Fao Qu Dongyu (professore di genetica e biologia agraria) ha espresso l’11 marzo sul suo sito ufficiale questa valutazione: "La Fao desidera esprimere al governo italiano, in particolare al vice presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Tajani, la propria gratitudine per avere avuto l’opportunità di partecipare, assieme ad altri partner, a questa strategica e tempestiva tavola rotonda, per parlare della strada da seguire alla luce del deterioramento della situazione dell’insicurezza alimentare a Gaza e nelle regioni vicine". Ciò conferma che il ministro Tajani, dati anche i ruoli apicali nella Ue dal 2008 al 2019, è molto conosciuto e apprezzato nel Global South anche per la sua pacata ma politicamente molto importante della politica estera italiana.

Una conclusione europea

Attualmente in Italia ci sono tre Agenzie europee: quella per la Sicurezza Alimentare (Efsa), a Parma; il Centro di Ricerche tecno-scientifiche (JRC) a Ispra; la Fondazione per la Formazione professionale (ETF), Torino. Adesso il governo italiano dovrebbe puntare su una Agenzia europea per l’Africa sia trasferendo alcuni rami che sono a Bruxelles (e altrove) sia, come ho scritto spesso, creando a Roma una succursale congiunta della Bei e della Bers che potrebbe prendere il nome di Besa. La collaborazione con gli enti Onu creerebbe straordinarie sinergie a Roma. Si potrebbe forse dare anche un miglior coordinamento agli aiuti per lo sviluppo della Ue e dei suoi stati membri che si avvicinano a 100 miliardi annui (dato 2021). Se il Piano Mattei andasse, almeno progettualmente, in questa direzione di coordinamento, accentuerebbe la storia della cooperazione italiana allo sviluppo.

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Il Piano Mattei per l'Africa valorizzi Roma come capitale Onu dell'agroalimentare

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19.03.2024

Il Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa ha avuto il 15 marzo un'ulteriore tappa con la prima riunione della Cabina di regia con la Presidenza di Giorgia Meloni. La partecipazione è stata imponente con rappresentanti di vari Ministeri, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di agenzie e società dello Stato e delle imprese a partecipazione pubblica, dell’università, della ricerca, del terzo settore che si occupano di cooperazione e sviluppo. Si è appreso altresì che "la composizione della Cabina di regia prevede il coinvolgimento e la partecipazione di ulteriori soggetti pubblici e privati, sulla base delle materie e degli interventi all’ordine del giorno". Questa mobilitazione è positiva, perché dimostra come il problema dello sviluppo dell’Africa sia sentito. Tuttavia il realismo necessita anche che si prenda atto dei precedenti e della dimensione del problema. A tal fine alcuni precedenti (tuttora attivi) sono molto importanti per dare spinta al progetto della presidente Meloni. Si tratta della cooperazione italiana allo sviluppo, dell’Onu con le sue Agenzie localizzate a Roma a cominciare dalla Fao, delle Agenzie europee in Italia.

Se lo scopo del Piano Mattei è di creare un'iniziativa proiettata nel futuro, non bisogna allora dimenticare la storia iniziata nel passato e tuttora vivente e non solo quella evocata con il nome di una grande personalità italiana.

Il ministero degli Esteri e la Cooperazione allo sviluppo

La lunga e importante storia della cooperazione italiana vede protagonisti il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) e dal 2015 l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics, sotto la vigilanza del ministero). La loro opera ha accreditato la Repubblica Italiana in Africa (e nel Global South) nelle sue varie articolazioni istituzionali, imprenditoriali e delle ong con le quali Aics ha sempre collaborato bene. Salvo qualche rara eccezione, l’impronta è sempre stata quella del Solidarismo Operoso. La cooperazione italiana allo sviluppo ha avuto vari successivi adattamenti normativi e organizzativi, tra i quali l’adozione delle leggi del 1979, del 1987 e del 2014. Con queste e altre misure si è resa la cooperazione allo sviluppo una componente essenziale della politica estera italiana. Se le risorse finanziarie sono state importanti (anche se non imponenti) è anche perché valorizzate dall’impronta di competenza umanitaria riconosciuta all’Italia. Impossibile farne una rassegna, ma importante è riprendere alcuni elementi della sua ispirazione ufficiale: "La cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia. Essa si ispira ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato".

FAO, IFAD, WFP: Roma è una delle capitali dell’Onu

Non va infatti dimenticato che Roma è anche una capitale delle principali Agenzie dell’Onu per l'assistenza umanitaria e lo sviluppo in agricoltura, che vuol dire anche utilizzo sia delle tecniche........

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