Quando mi chiedono di parlare dell’amore sono sempre titubante - è un argomento talmente vasto - e mi passano davanti le tantissime pagine che ho letto e studiato in questi anni. Sì, perché da sempre l’amore è il tema centrale di tutta la filosofia, non c’è filosofo che non ne abbia parlato, è il soggetto della Storia, della nostra Storia, e della Letteratura.

Tutta la nostra cultura poggia sui due primi grandi poemi storici che, se ci pensiamo, sono due storie d’amore: l’Iliade, un poema incentrato sull’ira di Achille scatenata da un dolore d’amore e l’Odissea, il viaggio infinito di Ulisse tra varie forme di amore fino al ritorno a casa da Penelope.

Penelope e Andromaca le due prime figure dell’amore.

E quindi? ‘Di cosa potrei parlare io?’, mi sono chiesta. E mi è venuto in mente quello che nel mio lavoro dico a tutti i miei pazienti, soprattutto a quelli più giovani. Quelli che poco dopo l’inizio dei nostri incontri, dopo aver parlato dei loro malesseri, porto a un momento di silenzio, di attesa, aspettando che si venga a creare una sorta di vuoto, un attimo che rispetta la titubanza di un pudore importante, e che li porta a dire: “Sa, dottoressa, ci sarebbe un ragazzo, una ragazza…”.

Lo dicono quasi sminuendolo ed è in quel momento che dico loro la frase che oggi dico a voi: “Di cosa pensate che si parli in uno studio di psicoterapia se non dell’amore? Veramente pensate che si parli di altro? A tutte le età, in qualsiasi condizione o maniera, l’amore è la condizione della salute e della malattia, della vita o dell’assenza di vita!”.

Perché quello che ho scoperto parlando con le tante persone che vedo a studio e che accompagno per tratti più o meno lunghi della loro strada è che la malattia e la sofferenza dipendono sempre da una mancanza d’amore e che ogni patologia è l’esito di atti di amore mancato.

Ecco che allora possiamo iniziare a comprendere il significato del termine amore, il derivato etimologico di A (alfa privativo) e mors (morte) ossia ‘senza morte’, ‘assenza di morte’, inteso come vita e quindi creazione.

Dove c’è amore non c’è morte, laddove non c’è amore c’è assenza di vita, la grande malattia dell’anima. È l’amore che dà vita ed è l’assenza di amore che la distrugge. “L’amore ci rende immortali”, come dice Aristotele nell’Etica Nicomachea, “Ci fa far di tutto per vivere secondo la parte più elevata di ciò che è in noi.”

Ma attenzione, l’amore non è qualcosa che accade, che succede, ma è qualcosa che si fa. Ecco perché per raccontarvi che cosa sia davvero l’amore, quello che permette di creare, che permette di vivere, quello che vince la morte e che supera il tempo, voglio utilizzare il senso che ne danno i latini, il loro termine. Il termine latino/romano con cui si intende l’amore. I latini erano un popolo la cui caratteristica principale era la concretezza, un popolo dedito alla costruzione, al lavoro, alla conquista, estremamente pratico, come pratica era la loro lingua. Il latino era la lingua del fare, dell’agire e quindi anche il concetto di amare non poteva avere per loro solo un senso contemplativo o passivo.

Loro definivano l’amore con ars amandi, l’arte di amare. Ma attenzione l’ars latina non è l’arte come la intendiamo oggi noi: l’azione creativa, immediata, estemporanea e geniale. Per i latini l’ars era la locuzione con cui oggi noi traduciamo meglio il concetto di artigianato, l’arte dell’artigiano, l’opera continua, il lavoro quotidiano che diventa opera prima. Perché questo è il segreto dell’amore che dura: trattare il proprio amore come fosse un’opera prima.

Sapete infatti cos’è l’opera prima? È quella incompiuta, la migliore di tutte, ma quella su cui l’artigiano, l’artista continuerebbe a rimettere le mani ancora e ancora, è quel “Perché non parli” che Michelangelo esclama tirando un martello contro il suo Mosè.

Ecco che cos’è l’amore, l’amore che toglie la morte: è l’azione quotidiana che si riflette su di sé, cioè tutto ciò che mettiamo nella coppia, in qualsiasi relazione (che sia tra amanti, con il genitore o con i figli), e che torna in noi stessi, plasmando la nostra natura, depurandola, migliorandola, ricreandola ogni volta.

Ecco dov’è il concetto di creazione che il termine amore denota: il ricreare ogni volta se stessi e l’altro, rendendo tutto nuovo nel sempre uguale a se stesso. Perché se ci pensate bene la meraviglia di un amore è proprio il fatto che nella ripetitività e persistenza degli eventi, dei giorni, sempre uguali, qualcosa è sempre nuovo.

La scoperta stessa dell’altro che conosco infinitamente ma mai totalmente perché quella parte che continua a ricrearsi, grazie all’amore, rimane sempre inafferrabile. Questo è alla base delle relazioni d’amore, e non solo… Il sempre identico al continuo rinnovarsi.

Ed ecco allora l’amore che toglie la morte, rimane infinito, e questo vi auguro: dedicare all’amore il vostro tempo migliore tanto da renderlo la vostra opera prima.

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Quando mi chiedono di parlare dell’amore sono sempre titubante - è un argomento talmente vasto - e mi passano davanti le tantissime pagine che ho letto e studiato in questi anni. Sì, perché da sempre l’amore è il tema centrale di tutta la filosofia, non c’è filosofo che non ne abbia parlato, è il soggetto della Storia, della nostra Storia, e della Letteratura.

Tutta la nostra cultura poggia sui due primi grandi poemi storici che, se ci pensiamo, sono due storie d’amore: l’Iliade, un poema incentrato sull’ira di Achille scatenata da un dolore d’amore e l’Odissea, il viaggio infinito di Ulisse tra varie forme di amore fino al ritorno a casa da Penelope.

Penelope e Andromaca le due prime figure dell’amore.

E quindi? ‘Di cosa potrei parlare io?’, mi sono chiesta. E mi è venuto in mente quello che nel mio lavoro dico a tutti i miei pazienti, soprattutto a quelli più giovani. Quelli che poco dopo l’inizio dei nostri incontri, dopo aver parlato dei loro malesseri, porto a un momento di silenzio, di attesa, aspettando che si venga a creare una sorta di vuoto, un attimo che rispetta la titubanza di un pudore importante, e che li porta a dire: “Sa, dottoressa, ci sarebbe un ragazzo, una ragazza…”.

Lo dicono quasi sminuendolo ed è in quel momento che dico loro la frase che oggi dico a voi: “Di cosa pensate che si parli in uno studio di psicoterapia se non dell’amore? Veramente pensate che si parli di altro? A tutte le età, in qualsiasi condizione o maniera, l’amore è la condizione della salute e della malattia, della vita o dell’assenza di vita!”.

Perché quello che ho scoperto parlando con le tante persone che vedo a studio e che accompagno per tratti più o meno lunghi della loro strada è che la malattia e la sofferenza dipendono sempre da una mancanza d’amore e che ogni patologia è l’esito di atti di amore mancato.

Ecco che allora possiamo iniziare a comprendere il significato del termine amore, il derivato etimologico di A (alfa privativo) e mors (morte) ossia ‘senza morte’, ‘assenza di morte’, inteso come vita e quindi creazione.

Dove c’è amore non c’è morte, laddove non c’è amore c’è assenza di vita, la grande malattia dell’anima. È l’amore che dà vita ed è l’assenza di amore che la distrugge. “L’amore ci rende immortali”, come dice Aristotele nell’Etica Nicomachea, “Ci fa far di tutto per vivere secondo la parte più elevata di ciò che è in noi.”

Ma attenzione, l’amore non è qualcosa che accade, che succede, ma è qualcosa che si fa. Ecco perché per raccontarvi che cosa sia davvero l’amore, quello che permette di creare, che permette di vivere, quello che vince la morte e che supera il tempo, voglio utilizzare il senso che ne danno i latini, il loro termine. Il termine latino/romano con cui si intende l’amore. I latini erano un popolo la cui caratteristica principale era la concretezza, un popolo dedito alla costruzione, al lavoro, alla conquista, estremamente pratico, come pratica era la loro lingua. Il latino era la lingua del fare, dell’agire e quindi anche il concetto di amare non poteva avere per loro solo un senso contemplativo o passivo.

Loro definivano l’amore con ars amandi, l’arte di amare. Ma attenzione l’ars latina non è l’arte come la intendiamo oggi noi: l’azione creativa, immediata, estemporanea e geniale. Per i latini l’ars era la locuzione con cui oggi noi traduciamo meglio il concetto di artigianato, l’arte dell’artigiano, l’opera continua, il lavoro quotidiano che diventa opera prima. Perché questo è il segreto dell’amore che dura: trattare il proprio amore come fosse un’opera prima.

Sapete infatti cos’è l’opera prima? È quella incompiuta, la migliore di tutte, ma quella su cui l’artigiano, l’artista continuerebbe a rimettere le mani ancora e ancora, è quel “Perché non parli” che Michelangelo esclama tirando un martello contro il suo Mosè.

Ecco che cos’è l’amore, l’amore che toglie la morte: è l’azione quotidiana che si riflette su di sé, cioè tutto ciò che mettiamo nella coppia, in qualsiasi relazione (che sia tra amanti, con il genitore o con i figli), e che torna in noi stessi, plasmando la nostra natura, depurandola, migliorandola, ricreandola ogni volta.

Ecco dov’è il concetto di creazione che il termine amore denota: il ricreare ogni volta se stessi e l’altro, rendendo tutto nuovo nel sempre uguale a se stesso. Perché se ci pensate bene la meraviglia di un amore è proprio il fatto che nella ripetitività e persistenza degli eventi, dei giorni, sempre uguali, qualcosa è sempre nuovo.

La scoperta stessa dell’altro che conosco infinitamente ma mai totalmente perché quella parte che continua a ricrearsi, grazie all’amore, rimane sempre inafferrabile. Questo è alla base delle relazioni d’amore, e non solo… Il sempre identico al continuo rinnovarsi.

Ed ecco allora l’amore che toglie la morte, rimane infinito, e questo vi auguro: dedicare all’amore il vostro tempo migliore tanto da renderlo la vostra opera prima.

QOSHE - Ars amandi, ovvero il segreto dell’amore che dura - Agnese Scappini
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Ars amandi, ovvero il segreto dell’amore che dura

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20.02.2024

Quando mi chiedono di parlare dell’amore sono sempre titubante - è un argomento talmente vasto - e mi passano davanti le tantissime pagine che ho letto e studiato in questi anni. Sì, perché da sempre l’amore è il tema centrale di tutta la filosofia, non c’è filosofo che non ne abbia parlato, è il soggetto della Storia, della nostra Storia, e della Letteratura.

Tutta la nostra cultura poggia sui due primi grandi poemi storici che, se ci pensiamo, sono due storie d’amore: l’Iliade, un poema incentrato sull’ira di Achille scatenata da un dolore d’amore e l’Odissea, il viaggio infinito di Ulisse tra varie forme di amore fino al ritorno a casa da Penelope.

Penelope e Andromaca le due prime figure dell’amore.

E quindi? ‘Di cosa potrei parlare io?’, mi sono chiesta. E mi è venuto in mente quello che nel mio lavoro dico a tutti i miei pazienti, soprattutto a quelli più giovani. Quelli che poco dopo l’inizio dei nostri incontri, dopo aver parlato dei loro malesseri, porto a un momento di silenzio, di attesa, aspettando che si venga a creare una sorta di vuoto, un attimo che rispetta la titubanza di un pudore importante, e che li porta a dire: “Sa, dottoressa, ci sarebbe un ragazzo, una ragazza…”.

Lo dicono quasi sminuendolo ed è in quel momento che dico loro la frase che oggi dico a voi: “Di cosa pensate che si parli in uno studio di psicoterapia se non dell’amore? Veramente pensate che si parli di altro? A tutte le età, in qualsiasi condizione o maniera, l’amore è la condizione della salute e della malattia, della vita o dell’assenza di vita!”.

Perché quello che ho scoperto parlando con le tante persone che vedo a studio e che accompagno per tratti più o meno lunghi della loro strada è che la malattia e la sofferenza dipendono sempre da una mancanza d’amore e che ogni patologia è l’esito di atti di amore mancato.

Ecco che allora possiamo iniziare a comprendere il significato del termine amore, il derivato etimologico di A (alfa privativo) e mors (morte) ossia ‘senza morte’, ‘assenza di morte’, inteso come vita e quindi creazione.

Dove c’è amore non c’è morte, laddove non c’è amore c’è assenza di vita, la grande malattia dell’anima. È l’amore che dà vita ed è l’assenza di amore che la distrugge. “L’amore ci rende immortali”, come dice Aristotele nell’Etica Nicomachea, “Ci fa far di tutto per vivere secondo la parte più elevata di ciò che è in noi.”

Ma attenzione, l’amore non è qualcosa che accade, che succede, ma è qualcosa che........

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