Trump ha vinto a mani basse la prima tappa delle primarie repubblicane in Iowa. Ma al di là del risultato in sé, dato per scontato, fa riflettere la sua agenda. Più ancora che nelle scorse campagne, l’ex presidente ha pigiato il pedale dell’acceleratore sulle politiche anti- immigrati. Le priorità su cui ha chiamato a raccolta gli elettori repubblicani sono essenzialmente quattro: completare la costruzione del muro al confine con il Messico, espellere tutti gli immigrati irregolari dagli Stati Uniti, reintrodurre il bando all’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di vari Paesi (poveri) a dominante musulmana, abrogare il diritto di suolo, ossia l’accesso immediato alla cittadinanza statunitense dalla nascita.

Colpisce anzitutto l’enfasi sull’argomento: in un grande Paese come gli Stati Uniti, in cui l’immigrazione non è un fatto nuovo, ma un elemento saliente della storia nazionale, le grandi sfide che la politica deve affrontare, sul piano internazionale come in ambito economico e ambientale, passano in secondo piano rispetto al contenimento degli ingressi indesiderati. A quanto sembra, l’elettorato repubblicano condivide questa priorità. È importante però approfondire la fattibilità e la presumibile efficacia dell’agenda trumpiana. Anzitutto, il muro: secondo le analisi dell’autorevole Center for Migration Studies di New York, due residenti irregolari su tre negli Stati Uniti sono entrati con permessi validi, non diversamente da quanto avviene in Europa.

Dal turismo agli studi fino alle visite ai parenti, i cittadini stranieri dotati di qualche risorsa hanno a disposizione un ventaglio di opportunità d’ingresso legale. Vari interessi interni, come in Europa, contrastano le chiusure senza appello: basti pensare all’industria turistica e all’attrazione di turisti internazionali, che non arrivano più soltanto dal Primo Mondo. Il primo Paese per il turismo internazionale in uscita è, infatti, la Cina. Quanto all’espulsione degli immigrati irregolari, bisogna partire da un dato: sempre secondo il Cms, si tratta di una popolazione di oltre 10 milioni di persone.

Tanti come gli abitanti della Lombardia. Durante la pandemia gli statunitensi hanno scoperto che molte attività essenziali erano svolte proprio da loro. Per esempio, in agricoltura nel 2019 la metà degli immigrati messicani occupati, che sono di gran lunga la componente più numerosa, erano irregolari. Sull’altro versante, le espulsioni verso il Messico funzionano da porte girevoli: le persone ritentano finché non riescono a farcela. Il bando degli ingressi tornerà a colpire alla cieca: non persone che per qualche ragione sono sospettate di simpatie jihadiste, ma tutti coloro che sono interessati a viaggiare, e hanno i mezzi per farlo. Studenti, scienziati, persone nel mondo degli affari, parenti d’immigrati già insediati.

Membri spesso delle élite con cui gli Stati Uniti dovrebbero avere interesse a stabilire alleanze. La dimensione simbolica del provvedimento annunciato emerge chiaramente: è un manifesto d’inimicizia programmatica verso i cittadini di determinati Paesi, individuati in blocco come “pericolosi”. Infine, l’abrogazione del diritto di suolo conferma la carica ideologica del pacchetto: di fatto cambia poco, se i figli degli immigrati diventano cittadini alla nascita o qualche anno dopo. I principali diritti dei minori, come le cure mediche o l’istruzione, non dipendono dallo status legale. Di nuovo, Trump aizza un’America spaventata e rancorosa, spingendola a vedere con favore ogni misura che sembra restringere gli spazi, negare opportunità, complicare la vita ai nuovi arrivati Questo messaggio, più che in passato, sembra attrarre gli elettori neoevangelicali: gli stessi che in Brasile hanno sostenuto Bolsonaro. Più in generale, l’offerta politica populista e “nativista” sta spaccando le comunità religiose, compresa quella cattolica. L’immigrazione è più che mai una sfida che mette alla prova la coerenza delle convinzioni religiose.

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Elezioni Usa Se Trump punta tutto sulla caccia agli stranieri e ai musulmani

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18.01.2024

Trump ha vinto a mani basse la prima tappa delle primarie repubblicane in Iowa. Ma al di là del risultato in sé, dato per scontato, fa riflettere la sua agenda. Più ancora che nelle scorse campagne, l’ex presidente ha pigiato il pedale dell’acceleratore sulle politiche anti- immigrati. Le priorità su cui ha chiamato a raccolta gli elettori repubblicani sono essenzialmente quattro: completare la costruzione del muro al confine con il Messico, espellere tutti gli immigrati irregolari dagli Stati Uniti, reintrodurre il bando all’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di vari Paesi (poveri) a dominante musulmana, abrogare il diritto di suolo, ossia l’accesso immediato alla cittadinanza statunitense dalla nascita.

Colpisce anzitutto l’enfasi sull’argomento: in un grande Paese come gli Stati Uniti, in cui l’immigrazione non è un fatto nuovo, ma un elemento saliente della storia nazionale, le grandi sfide che la politica deve affrontare, sul piano internazionale come in ambito economico e ambientale,........

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