«Oggi nulla, salvo che l’essere stato marxista e comunista mi ha immunizzato dal fare del moralismo sugli avvenimenti storici. I discorsi in chiave morale applicati alla storia, da qualunque parte vengano e comunque siano motivati, provocano in me un senso di noia, suscitano il mio sospetto nei confronti di chi li pronuncia e mi inducono a pensare a mancanza di idee chiare, se non addirittura ad un’ennesima forma di ricatto intellettuale o ad un espediente per contrabbandare idee e interessi che si vuol evitare di esporre in forma diretta. Lo storico può e talvolta deve dare dei giudizi morali………. può farlo però solo dopo aver assolto in tutti i modi al proprio dovere di indagatore e di ricostruttore della molteplicità dei fatti che costituiscono la realtà di un periodo, di un momento storico; invece sento spesso pronunciare giudizi morali su questioni ignorate o conosciute malamente da chi li emette. E questo è non solo superficiale e improduttivo sotto il profilo di una vera comprensione storica, ma diseducativo e controproducente.»

Così parlò il professore e storico Renzo De Felice presso l’Università di Salerno dove ho avuto l’onore ed il piacere di averlo avuto come docente. Un ex comunista trozkista che, applicando la sua citazione di vera ricerca sulla storia che ho sopra riportato, seppe ravvedersi intellettualmente e fece lo storico vero elencando e raccogliendo documenti e fatti non pregiudizi ed opinioni. Il suo metodo scientifico si dovrebbe applicare oggi all’Italia attuale che, dopo 30 anni di vuoto culturale e politico, ancora si dimena con lancio di epiteti ed anatemi insultanti su temi storici acclarati fra il fascismo e l’antifascismo quando, nel mondo, è in atto una rivoluzione copernicana sia in termini economici che in quelli geopolitici. Negli otto volumi dedicati a Mussolini ed al fascismo De Felice ha riportato alla luce i fatti e non i pregiudizi. Sulla base di tutto ciò anch’io ho sempre cercato di seguire, da buon allievo, la sua lezione: riportare i fatti, i documenti e metterli nel contesto storico di quel momento. Per questo le delusioni maggiori nella pubblicazione dei miei ultimi due libri hanno riguardato tre aspetti fondamentali: il primo, all’interpretazione stupidamente banalizzante del mio saggio come un volume anti americano. Niente di più errato! La verità, per chi non l’avesse ancora intesa, è totalmente opposta. Infatti il libro è un atto d’accusa al nostro paese che, in mancanza di una propria e definita identità nazionale, si lasciò trascinare in un “repulisti mirato” proveniente dall’estero cosa che coi francesi, tedeschi e spagnoli non avvenne in quanto fu, cortesemente, rimandato al mittente. Il secondo aspetto è legato al sedicente mondo dell’editoria italiana che, per pubblicarlo, mi chiedeva soldi oppure mi poneva preoccupazioni di reazioni americane. Per la richiesta di soldi rispondevo candidamente: “ma come io lavoro e per fare il mio lavoro mi chiedete di essere pagati?”. Se consideriamo che nel solo 2019, ultimi dati aggiornati, in Italia sono stati pubblicati 237 libri al giorno e ben 86.475 i titoli pubblicati nell’anno siamo di fronte ad un’enormità. Infatti se si divide il numero di abitanti italiani, pari a circa 60.000.000, compresi neonati e bambini al di sotto dei 7 anni che non sanno ancora leggere, per gli 86.475 libri pubblicati viene fuori che ad ogni italiano toccherebbero 693 libri a testa da comprare e, poi, da leggere. Per cui una domanda sorge spontanea: ma allora quanti libri sono davvero letti e, soprattutto, comprati? Verosimilmente è l’autopubblicazione degli autori a reggere il mercato che si autopromuove in tutti i sensi. Senza dimenticare la corporazione degli Editori dei Libri Scolastici che, contro ogni logica, modificano leggermente ogni anno i testi di Storia, Matematica, Italiano ecc. quando queste materie rimangono eguali a sé stesse. Per le “preoccupazioni” americane poi si è sfiorato il ridicolo in quanto spiegavo ad alcuni sedicenti editori che le mie fonti erano tutti documenti desecretati dalla stessa CIA o dal Dipartimento di Stato tramite il F.O.I.A. (Freedom of Information Act) ovvero la legge che consente ad uno, come me, di chiedere l’accesso e la desecretazione di un documento top secret ed ottenerne una risposta positiva. Quindi mi sono rivolto all’americana Amazon che in una settimana mi ha dato l’ok. Il terzo ed ultimo riguarda il complesso della “Sindrome di Stoccolma” da cui sono, verosimilmente, affetti i soccombenti delle azioni, giudiziarie e non solo, cioè: le vittime. Tale sindrome è il particolare stato psicologico che può colpire le vittime di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino che possono andare dalla solidarietà all’innamoramento. La qual cosa mi è parso di scorgere in coloro che si richiamano attraverso social e carta stampata ai 3 statisti di cui ho trattato nel mio primo saggio.

Nel frattempo i capponi di manzoniana memoria continuano a beccarsi ed a cercare l’approvazione dal “principe straniero”.

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La lezione di De Felice: riportare i fatti e metterli nel contesto storico

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15.02.2024

«Oggi nulla, salvo che l’essere stato marxista e comunista mi ha immunizzato dal fare del moralismo sugli avvenimenti storici. I discorsi in chiave morale applicati alla storia, da qualunque parte vengano e comunque siano motivati, provocano in me un senso di noia, suscitano il mio sospetto nei confronti di chi li pronuncia e mi inducono a pensare a mancanza di idee chiare, se non addirittura ad un’ennesima forma di ricatto intellettuale o ad un espediente per contrabbandare idee e interessi che si vuol evitare di esporre in forma diretta. Lo storico può e talvolta deve dare dei giudizi morali………. può farlo però solo dopo aver assolto in tutti i modi al proprio dovere di indagatore e di ricostruttore della molteplicità dei fatti che costituiscono la realtà di un periodo, di un momento storico; invece sento spesso pronunciare giudizi morali su questioni ignorate o conosciute malamente da chi li emette. E questo è non solo superficiale e improduttivo sotto il profilo di una vera comprensione storica, ma diseducativo e controproducente.»

Così parlò il professore e storico Renzo De Felice presso l’Università di Salerno dove ho avuto l’onore ed il piacere di averlo avuto come docente. Un ex comunista trozkista che,........

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