L’Europa è spesso descritta come un paradiso democratico. Siamo oramai abituati a questa descrizione del “vecchio continente”: una sorta di Eden del diritto che profana libertà e principi dall’indiscutibile valore umano, millantando il ruolo di guida morale verso un mondo di pace.

Una tale narrazione, in parte, può anche essere condivisibile. Questo, almeno, se si crede ancora che applicare la regola del “meno peggio” sia funzionale e sufficiente a giustificare certi atti. Sicuramente, è innegabile che rispetto a paesi come la Russia o alla “democratura” assetata di potere presente negli Stati Uniti, potremmo quasi sembrare il fiore all’occhiello della possibilità di esprimersi senza ripercussioni. Tuttavia, è un gioco a cui non ha più senso giocare, in quanto non sempre raccontare una favola all’infinito porta a renderla vera e credibile.

L’Europa, così come l’Unione Europea più nello specifico, ha sempre più problemi con il rispetto delle libertà. Da quella di stampa, a quella di opinione, passando per quella di espressione del dissenso. Per non dimenticare la situazione economica generale, spesso relegata a paesi che detengono più potere di altri e guidano, sotto forma di marionette, la situazione politica e sociale. L’Italia, ovviamente e tristemente, è parte integrante del discorso, carnefice e non vittima. Dai fondi del PNRR sotto indagine alla poca credibilità nel rispetto dei diritti umani, il nostro paese è uno dei tanti in cui la democrazia si definisce tale solo perché il suo nome è pronunciato, mentre diverso sarebbe metterla in atto nella sua bellezza e meraviglia.

L’Europa, forse mai come oggi nel suo collettivo, ha abortito o sta abortendo tutto ciò che l’ha resa gloriosa e invidiabile; ha rinnegato la sua stessa identità nobile, la sua indennità. Ha sostituito libertà e diritti con il dare morte e malessere, nella durata di una qualunque partita di scacchi. Ha deciso chi sono invasori e invasi mettendo al centro gli interessi mercificatori, dimenticando completamente l’importanza delle vite umane (sostituite da numeri e narrazioni fasulle), allo stesso modo in cui sta mettendo a tacere ogni forma di contraddittorio, imprigionando le voci di chi ha un pensiero diverso, troppo giusto per essere assecondato.

È l’Europa, oggi, del disordine, dei conflitti, delle crisi continue, della proliferazione di nazionalisimi e narcisismi: laddove, da un lato, permane il tentativo di unirsi in una voce comune, dall’altro aumenta la separazione, o quando il coro suona all’unisono, lo si fa per le battaglie sbagliate. In questo modo, diminuisce la considerazione di chi ne fa parte, ovvero i cittadini, il cui pensiero viene ormai raggirato a proprio piacimento, anche quando la richiesta è diversa dalla risposta politica, parti di due mondi opposti.

C’è solo crudeltà, spietatezza, disumanità. Membri di un elenco numeroso, in cui rientrano anche la rincorsa all’avidità, alla supremazia, alla prepotenza. Tutto il contrario dell’essenza europea, che invece era riconosciuta per una maggiore armonia, così come una migliore giustizia, fondata su reciprocità e rispetto. Un continente che aveva promesso al resto del mondo di aver imparato dagli errori che hanno scritto pagine indelebili di storie crudeli, ma che lentamente sta finendo per compiere gli stessi passi cercando di agire col favore delle tenebre.

Le elezioni prossime potranno rappresentare un punto di svolta, ma anche un pericoloso passo indietro. A prescindere da ciò, nel nostro paese, per la maggior parte saranno votate persone che non ci rappresenteranno nemmeno. Perché oramai il voto, per chi viene votato, ha poco di più di un like a un influencer.

Non è questa l’Unione che era stata promessa. Unione che di ciò ha mantenuto solo il nome; per il resto è il suo stesso ossimoro.

domenica 5 Maggio 2024

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QOSHE - L’Unione Europea delle divisioni - Geremia Acri
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L’Unione Europea delle divisioni

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05.05.2024

L’Europa è spesso descritta come un paradiso democratico. Siamo oramai abituati a questa descrizione del “vecchio continente”: una sorta di Eden del diritto che profana libertà e principi dall’indiscutibile valore umano, millantando il ruolo di guida morale verso un mondo di pace.

Una tale narrazione, in parte, può anche essere condivisibile. Questo, almeno, se si crede ancora che applicare la regola del “meno peggio” sia funzionale e sufficiente a giustificare certi atti. Sicuramente, è innegabile che rispetto a paesi come la Russia o alla “democratura” assetata di potere presente negli Stati Uniti, potremmo quasi sembrare il fiore all’occhiello della possibilità di esprimersi senza ripercussioni. Tuttavia, è un gioco a cui non ha più senso giocare, in quanto non sempre raccontare una favola all’infinito porta a renderla vera e credibile.

L’Europa, così come l’Unione Europea più nello specifico, ha sempre più problemi con il rispetto........

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